Montesilvano: riaperta la chiesa madre

Dopo quattro mesi di lavoro serrato, domenica la parrocchia di San Michele Arcangelo in Montesilvano Colle è stata ufficialmente riaperta e riconsegnata alla venerazione dei suoi 4 mila fedeli, presenti in buona parte alla solenne e suggestiva celebrazione eucaristica con la quale l’arcivescovo di Pescara, monsignor Tommaso Valentinetti, ha riconsacrato l’altare dal quale si tornerà finalmente a celebrare la Santa Messa.
È questa la “chiesa madre” di Montesilvano, la prima mai eretta in città a sorgere sulle fondamenta di un antico tempio pagano risalente al terzo secolo avanti Cristo sul quale, nel nono secolo, venne edificata la prima chiesa altomedievale dedicata a San Quirico. Su quest’ultima, infine, poggiano le mura dell’attuale chiesa di San Michele Arcangelo che, già nei censimenti del Regno di Napoli, figurava come unica parrocchia di Montesilvano. Un primato infrantosi dal 1933 quando quello che ai tempi era un borgo collinare, cominciò a realizzare le prime abitazioni sulla marina, con il conseguente insediamento di altre comunità parrocchiali.
Ma tornando alla celebrazione, è stato con profondo raccoglimento che i tanti fedeli e le autorità civili, rappresentate dall’assessore comunale Adriano Chiulli, hanno assistito al tradizionale rituale di consacrazione dell’altare condotto, come da liturgia, a luci soffuse da monsignor Valentinetti che lo ha dapprima unto con l’olio sacro e quindi incensato, lasciando poi spazio ai sacerdoti concelebranti che lo hanno adornato con tovaglie e candelabri accesi.
Una cerimonia conclusasi con l’applauso liberatorio rivolto dall’assemblea al corteo episcopale che, in processione, lasciava la chiesa: «La consacrazione di un altare – ha spiegato l’arcivescovo – è un avvenimento sempre importante perché esso è il segno centrale di tutta la vita liturgica di una comunità parrocchiale, contraddistinta da grande vitalità». Dal punto di vista architettonico, la parrocchia ha subito un processo di ristrutturazione del presbiterio, ma non solo: «Grazie ai lavori – ha precisato il parroco, don Roberto Bertoia – siamo riusciti anche a valorizzare quelle poche linee architettoniche antiche che si sono salvate e adesso, mostrano tutta la loro bellezza».