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Sempre meno i bambini nell’Italia che verrà

Schiacciati dalla crisi, dal debito pubblico e dall’invecchiamento della popolazione, per Save the Children, tra 18 anni i pochi bambini saranno più preziosi del petrolio

Emerge un quadro preoccupante dell’infanzia in Italia, secondo la terza edizione dell’”Atlante dell’infanzia (a rischio)” curato da Save the Children e presentato ieri a Roma. Nelle sue oltre cento pagine, l’Atlante include anche 77 mappe ovvero delle istantanee dell’universo bambini e giovani di qui fino al 2030. A spiccare in maniera significativa, è innanzi tutto il dato sull’ipoteca da 3 milioni e mezzo di euro di debito pubblico che peserà sulla testa di ogni neonato seguito dalla denatalità, saranno 15 ogni 100 i nuovi nati nel 2030 facendo registrare un – 1,5% rispetto ad oggi, dai ridotti aiuti economici, sarà di 25 euro annui la spesa pro-capite dei Comuni in servizi per l’infanzia e le famiglie in alcune regioni del Sud.

Valerio Neri, direttore generale Save the Children

Un’altra piaga devastante, resta poi quella della dispersione scolastica al Sud: «La terza edizione dell’Atlante fornisce un quadro molto preoccupante – ha spiegato Valerio Neri, direttore generale Save the Children Italia -. Di fronte all’apparente inutilità di un titolo di studio anche elevato e al fallimento, che la realtà più diffusa ed evidente sembra attestare, dei valori dell’onestà, del rispetto, del puntare sulle proprie forze e competenze, i ragazzi si orientano sempre più spesso verso modelli di successo facile, in cui la scuola e la stessa università sono viste con distanza e perfino sarcasmo». Altissimi sono anche i livelli di disoccupazione giovanile, visto che sotto i 25 anni un giovane su 3 è disoccupato, anche se laureato, e la crescita maggiore della disoccupazione giovanile, pari a quasi il 21%, si è rilevata proprio tra i laureati.

Raffaella Milano, Save the Children

Un fenomeno preoccupante resta quindi quello dei Neet, i giovani tra i 18 ed i 24 anni che non studiano e non cercano lavoro. Questi ultimi sono oltre un milione e 620 mila soltanto al Sud e nelle isole: «Da una parte – ha riflettuto Neri – il peso del debito pubblico, con la contrazione della spesa sociale, aggravata dalla crisi, dall’altra il rapido invecchiamento della popolazione, che costituisce un’ulteriore sfida ai sistemi di welfare, perché drena risorse per le pensioni e l’assistenza agli anziani. Il risultato è che fra 18 anni i bambini saranno più preziosi del petrolio in via di estinzione. Ma quel che è peggio è che, se i trend rimangono gli attuali, non solo bambini e adolescenti saranno pochi numericamente ma saranno sempre più privi di forza contrattuale e politica, depressi, sviliti, impotenti. Ma deprimere e quasi cancellare l’infanzia, significa cancellare il futuro di tutti».

Una contraddizione, quest’ultima, davvero inquietante: «Promozione e sostegno dell’infanzia – ha concluso Raffaela Milano, direttore dei programmi Italia-Europa di Save the Children – debbono essere considerati un investimento e non una spesa».

About Davide De Amicis (4358 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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