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Crisi politica: “La soluzione è nella questione lavoro”

L’ex Segretario generale della Cisl ha riflettuto su cause e soluzioni della crisi economico-politica che sta mettendo in ginocchio l’Italia

Savino Pezzotta è nato a Bergamo il 25 dicembre del 1943 e il suo primo lavoro è stato, a dodici anni, l’apprendista operaio meccanico in un’azienda del mio paese. Come molti, in quegli anni, ha dovuto smettere presto di andare a scuola, ma non ha mai smesso di leggere e studiare e intorno ai venticinque anni ha superato da privatista l’esame di licenza media.

Nel 1963 si iscrive alla Cisl, e nel 1970 viene  eletto membro di Commissione Interna e, poi, delegato del Consiglio di Fabbrica della Reggiani S.p.A. di Bergamo, dove lavorava come operaio tessile fin dal 1959. La forte motivazione e le battaglie sindacali portate avanti in quegli anni nel settore dell’industria, hanno portato Pezzotta a raggiungere il vertice della Federazione Provinciale dei Tessili della Cisl. In quegli anni, attento ai progetti di cooperazione, ha contribuito a realizzare, nell’ambito del settore tessile, diverse associazioni di produzione e di lavoro.

Nel 1987 viene eletto Segretario Generale dell’Unione Territoriale della Cisl di Bergamo, incarico che ho ricoperto fino al 1993 gli viene affidata la conduzione dell’Unione Sindacale Regionale della Lombardia. La grande passione per il sindacato e l’impegno nel sociale, lo hanno portato in quegli anni a ricoprire a l’incarico di Presidente della Comunità dei Sindacati delle Regioni delle Alpi Centrali (Arge-Alp).

Nel dicembre del 1998, entrava a far parte della Segreteria Confederale della Cisl, dove in seguito ha assunto le funzioni di Vicario. Consigliere Cnel dall’ottobre 1999, il 4 dicembre 2000 viene eletto Segretario Generale della Cisl, incarico che gli viene riconfermato, con il più ampio consenso di voti, dal Primo Consiglio Generale della Cisl, sia dopo il XIV Congresso del Giugno 2001 che dopo il XV Congresso del luglio 2005.

È stato vice-presidente della Cisl Internazionale e membro del Comitato Esecutivo della Ces. Il 27 Aprile 2006 ha rassegnato le dimissioni da Segretario Generale Cisl. Di recente, in visita a Pescara, ha riflettuto sulla crisi economica in atto, e sulle possibili contromisure da adottare, intervistato da Laporzione.it.

 

Pezzotta, questa persistente crisi economica continua a danneggiare famiglie e lavoratori che vengono lasciati a casa da imprese al collasso. Per questo, anche sulla base  della sua lunga esperienza sindacale, Come favorire la collaborazione tra lavoratori e imprenditori per migliorare la governance delle imprese?

«Oggi noi abbiamo la necessità e l’urgenza che gli imprenditori, il sindacato, le forze politiche abbiano chiaro che il problema di questo Paese è chiaramente quello del lavoro. Dobbiamo trovare tutte le forme, tutti i modi che mettono insieme le risorse e le esigenze, in modo da dare una prospettiva, un futuro al lavoro e all’Italia».

Analizzando il contesto economico attuale, italiano e mondiale, qual è la valutazione che si può fare della crisi in Italia?

«La valutazione da fare è che le difficoltà pesano su tutti, ma credo che non siano insuperabili. Occorre che tutti ci rendiamo conto che ci è cambiato il mondo sotto i piedi. Si sono trasformate le nostre industrie, si è trasformata l’idea, il senso del lavoro. La geopolitica sta mutando anche quelli che sono i rapporti economici.  C’è una necessità di comprendere che il mondo è totalmente diverso da quello che abbiamo conosciuto. Purtroppo, continuiamo a pensare di tornare come prima, ma non sarà così. Se, allora, abbiamo la convinzione che non torneremo come prima, bisognerà avere una capacità progettuale molto più alta».

In  questo quadro, quali sono gli “attori” che devono cambiare? Insomma, quali promuove e quali boccia?

«Io non mi sento di promuovere né bocciare nessuno perché non faccio l’esaminatore. Tutti hanno delle responsabilità e nessuno può ritenersi fuori. Credo però che sia ora di darsi una mossa, uno scatto di vigore, fiducia e speranza. Bisogna continuare a credere nelle forze produttive, nelle forze lavorative che sono la vera risorsa del nostro Paese mentre altre cose, come la finanza, ci hanno portato solo guai. Se invece ritorniamo seriamente sulla questione del lavoro, credo che troveremo anche soluzioni alla crisi della politica».

Allo stato attuale, quali sono i provvedimenti che mancano?

«Il governo Monti ha sicuramente fatto un lavoro di contenimento dello scenario di difficoltà nel quale stavamo precipitando, ma “un buon chirurgo usa anche l’anestesia”. C’è la gente che soffre, soffre troppo. C’è un malessere sociale estremamente diffuso. Le famiglie non ce la fanno: abbiamo bisogno di maggiori investimenti e di un allentamento di questa austerità che ci sta strangolando».

Lei Pezzotta, è stato un sindacalista coraggioso scegliendo di rompere un patto sindacale pre-esistente, aprendo ad una nuova strada che forse ha favorito gli imprenditori più che i lavoratori?

«Io non so se sono stato un uomo coraggioso, sono stato più razionale che coraggioso. Non potevamo rimanere legati a dei concetti che non reggevano più, bisognava tentare delle strade innovative e io non credo che i lavoratori ci abbiano perso più di quanto la crisi abbia determinato. Si è tentato di creare nuove relazioni sindacali e alcuni frutti arrivano anche adesso. C’è un rapporto diverso tra i lavoratori e c’è una consapevolezza maggiore dei sindacati rispetto alle cose che stanno cambiando: quello che abbiamo fatto allora è stato dare un segnale positivo».

About Davide De Amicis (4359 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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