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Chiesa italiana: “Ricca di spiritualità e carità per i poveri. Ripartire da qui”

"Saper guardare e interpretare le doglie della creazione - invita il cardinale Zuppi -, che sono non solo la pandemia, ma anche la guerra, la rovina dell’ambiente, il degradare delle relazioni interpersonali e sociali. Non per lamentarci, ma per cogliere quanto c’è comunque di generativo nelle sofferenze dell’oggi"

Lo ha affermato il presidente della Cei Zuppi, intervistato da L’Osservatore romano

Il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana Ph: Cristian Gennari/Siciliani

«La Chiesa italiana attraversa diversi e non semplici problemi, ma credo anche che vanti una prerogativa importante: è una Chiesa ricca di spiritualità e di carità per i poveri. E penso che è da qui che dobbiamo ripartire». Lo ha affermato il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, in un’intervistadal titolo “La Chiesa che conversa con gli uomini del suo tempo”rilasciata nei giorni al quotidiano della Santa sede L’Osservatore romano.

Una riflessione, quella del porporato, partita dalla complessità del cammino sinodale a dimostrazione di come sia necessario, specie in questo tempo particolare nella vita della Chiesa e del mondo, al termine della pandemia di Covid-19 che ha stravolto le vite, modificato le consuetudini anche religiose, svuotato le chiese e cambiato anche il sentimento religioso, l’essere comunità e il modo di pregare: «Dobbiamo ripartire da due domande – osserva il cardinale -. Perché camminare e perché camminare insieme ad altri compagni di viaggio. E questo richiede una grande passione – precisa Zuppi, invitando a camminare insieme non come fatto dimostrativo, ma guardando con lo sguardo di Gesù alle stanchezze e alle fragilità -. Saper guardare e interpretare le doglie della creazione, che sono non solo la pandemia, ma anche la guerra, la rovina dell’ambiente, il degradare delle relazioni interpersonali e sociali. Non per lamentarci, ma per cogliere quanto c’è comunque di generativo nelle sofferenze dell’oggi».

E da questo punto di vista, il Sinodo va colto come un’eccezionale possibilità per fare in modo che la Chiesa recuperi una forte passione, come Papa Francesco, per parlare a tutti: «Dobbiamo allora con coraggio – invita il presidente della Cei – comprendere l’antropologia, i cambiamenti già intervenuti e quelli che una rapidità vanno prospettandosi. E poi, con altrettanto coraggio, porci la domanda sul perché la bellezza umana dell’essere cristiani non attrae e quella sul “che fare?”. Tanti si sentono giudicati e non amati, così non facciamo né l’uno né l’altro». In questa riflessione, a detta del cardinale, si inseriscono anche questioni scientifiche, di genere e relative al digitale: «Non possiamo certo limitarci a una sfilza di “no” – osserva Zuppi -. Dobbiamo piuttosto impegnarci a costruire il profilo attuale del cristiano, cioè dell’uomo evangelico, che è quello di sempre ma che deve parlare all’uomo di oggi. E poi non dimentichiamo che Dio è sempre più intimo a noi stessi. E non solo ci conosce, ma ci insegna a conoscerci. Meglio di così!».

E in questo contesto storico-sociale, nel bel mezzo della consultazione sinodale, l’arcivescovo di Bologna è subentrato all’ex arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Bassetti alla guida dei vescovi italiani: «Sono contento – commenta il nuovo presidente della Cei Zuppi – che questo passaggio tra il cardinale Bassetti e me coincida con il cammino sinodale. In qualche modo la verifica che richiamate è il Sinodo. Perché è un guardarsi, un capirsi non come un circolo chiuso ma come popolo. Che vuol dire essere cristiano oggi? Cosa mi chiede la Chiesa di essere? Non sono domande a cui possiamo rispondere in privato, garantiti da un facile spiritualismo alla moda».

Nel corso dell’intervista, il porporato ha poi affrontato il discorso della secolarizzazione della società italiana, che ha paragonato alla desertificazione spirituale: «Il deserto in quanto tale esprime la sete, il bisognoe la ricercadell’acqua – riflette il cardinale Matteo Zuppi -. Se c’è il deserto significa anche che c’è una nuova ricerca di acqua. Dobbiamo guardare alla sete, non lamentarci del deserto. Soddisfare questa sete significa spiegare, e ancor più mostrare, com’è vivere da cristiani oggi».

Ma guardando a quelli che sono stati i risultati controversi a seguito di due anni di ascolto del Sinodo, il cardinale Zuppi non ha mancato di fare autocritica, sostenendo come queste risultanze siano da attribuire alla scarsa abitudine dei sacerdoti a domandare ed ascoltare, essendo invece più abituati a definire, circoscrivere, dare certezze, spiegare e parlare sopra: «Troppo spesso – ribadisce il cardinale – abbiamo un’ossessione a giudicare, perché sentiamo che se non lo facessimo non adempiremmo al nostro ruolo. C’è dentro di noi uno zelo che ci porta a difendere la trincea della verità. Pensiamo che questo sia il nostro essenziale compito e che questo significhi seguire il Vangelo».

E alla vigilia della riapertura delle scuole, il presidente dei vescovi italiani è tornato ad esprimersi sull’importanza dell’ora di religione: «Può essere molto importante per il futuro della Chiesa in Italia – rilancia -. C’è bisogno dell’insegnamento della religione per capire il mondo dove siamo, le nostre radici. Ci serve un’alleanza con i laicianche ateiche ben comprendono l’importanza della conoscenza religiosa in un sistema culturale, come quello italiano, profondamente permeato dal fatto religioso. Farlo penso sia la migliore difesa dagli estremismi. Continuo spesso a dire: come si può capire veramente Manzoni, o Dante, o la storia dell’arte, o buona parte della filosofia, senza avere una formazione culturale (non catechetica) religiosa di base? In questo discorso aggiungerei un ulteriore argomento… A scuola si fanno due ore a settimana di educazione fisica, ma non c’è neanche un’ora di educazione spirituale. Una contraddizione della più elementare antropologia. Sarebbe bello se i giovani potessero imparare a conoscere se stessi come soggetti spirituali».

About Davide De Amicis (4553 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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