La saggezza di “nonno” Napolitano
Determinato come un giovane rampante, risoluto come un ragioniere preciso, forte come un anziano provato, “amorevole” come un nonno. Così è stato ieri il Presidente della Repubblica Italiana nel suo discorso alla nazione, in occasione del giuramento bis. Un momento storico, non tanto per l’eccezionalità del secondo mandato o per gli 88 anni tra l’altro ben portati, ma per il senso di responsabilità e per la fermezza di parole che sono arrivate a destinazione come una freccia che segna il centro del bersaglio, insomma, come i “sermoni” di un nonno.
Un nonno sa trovare sempre le parole giuste, tende a “viziare” i nipoti, ad accontentare alcuni loro capricci, ma sa, al momento opportuno, fermarsi per un confronto, scavare nella coscienza dei piccoli, segnalare vie percorribili, mediare.
Ed è così che Giorgio Napolitano ha compiaciuto le richieste accorate dei rappresentanti della maggioranza delle coalizioni, appartenenti «ad una generazione così distante e non solo anagraficamente» e ha accolto, dimenticando per un po’ acciacchi e riposo meritato, l’appello accorato di nipotini confusi e spaventati per il loro futuro.
Alla mano tesa e alla disponibilità a perdersi per i suoi piccini è seguito immediatamente il momento del confronto e della verifica perché «negli ultimi anni, a esigenze fondate e domande pressanti di riforma delle istituzioni e di rinnovamento della politica e dei partiti – che si sono intrecciate con un’acuta crisi finanziaria, con una pesante recessione, con un crescente malessere sociale – non si sono date soluzioni soddisfacenti: hanno finito per prevalere contrapposizioni, lentezze, esitazioni circa le scelte da compiere, calcoli di convenienza, tatticismi e strumentalismi». Parole decise che hanno ricordato i valori «della trasparenza e della moralità della vita pubblica», la necessità a rimboccarsi, tutti, le maniche, ognuno con le sue competenze, nei “fatti” pratici della riforme, come una legge elettorale, ma soprattutto nel «parlare il linguaggio della verità»., con un’apertura nuova, «un nuovo slancio nella società».
Parole “amorevoli”, perché l’amore con chiarezza ed educazione sa produrre interrogativi, sa colpire le negligenze e le “sordità” delle forze politiche – le stesse forze che hanno richiamato il Presidente ad assumere un ulteriore carico di responsabilità. L’amore arriva al centro del problema, fa anche male, ma sa produrre affermazioni. Le parole di un nonno si accettano, sempre, con più facilità e ieri, per 31 volte, ha suscitato, per questo stesso motivo, un battito di mani, quasi inopportuno (del resto il Presidente stava bacchettando i presenti), ma doveroso dopo un esame di coscienza così preciso e, speriamo, sintesi di una volontà di cambiamento.
Un nonno sa proporre vie percorribili, ed in questo caso le vie della politica, della retorica, della feconda ed aspra dialettica democratica, della discussione «e non quella, avventurosa e deviante, della contrapposizione tra piazza e Parlamento», perché non è un “inciucio”, un «orrore» accordarsi tra gruppi, o «ipotesi di intesa» soprattutto quando i numeri sono suddivisi democraticamente in percentuali quasi eque, «sulla base dei risultati elettorali – di cui non si può non prendere atto, piacciano oppur no – non c’è partito o coalizione (omogenea o presunta tale) che abbia chiesto voti per governare e ne abbia avuti a sufficienza per poterlo fare con le sole sue forze».
Un nonno conosce il suo ruolo, sa indicare e sa anche lasciar fare, «senza illusioni e tanto meno pretese di amplificazione “salvifica”» delle sue funzioni, sa esercitare con «accresciuto senso del limite, oltre che con immutata imparzialità, quelle che la Costituzione attribuisce».
Un nonno è un nonno e non può non ricordare le storie della sua vita, i 60 anni di impegno politico, non può non commuoversi per il senso del dovere e per la memoria di un percorso.
«Viva il Parlamento! Viva la Repubblica! Viva l’Italia!».
Complimenti, Simone! Hai saputo cogliere l’aspetto meno evidente, ma essenziale, dello straordinario discorso del nostro Presidente.