“Non addormentatevi in attesa dello Sposo”

«La vita dei cristiani addormentati è una vita triste, non è una vita felice». Lo ha detto Papa Francesco, poco fa, nella consueta udienza generale del mercoledì ricordando a braccio che il cristiano deve essere felice, deve avere la gioia di Cristo. Di qui è giunto il forte invito di Papa Francesco, salutato da un applauso dei fedeli radunati in piazza San Pietro: «Non addormentarci!».
Successivamente, il punto di partenza della catechesi è stato il passo del Credo in cui professiamo che “Gesù di nuovo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti”: «La storia umana – ha avvertito il Pontefice – ha inizio con la creazione dell’uomo e della donna a immagine e somiglianza di Dio e si chiude con il giudizio finale di Cristo, ma spesso si dimenticano questi due poli della storia, e soprattutto la fede nel ritorno di Cristo e nel giudizio finale a volte non è così chiara e salda nel cuore dei cristiani mentre Gesù, durante la vita pubblica, si è soffermato spesso sulla realtà della sua ultima venuta».
Conducendo questa riflessione, il Papa ha scelto tre testi estratti dal Vangelo di Matteo: quello delle dieci vergini, quello dei talenti e quello del giudizio finale: «C’è un “tempo intermedio” – ha spiegato il Santo Padre, riferendosi al contesto nel quale si colloca la parabole delle dieci vergini – tra la prima venuta di Cristo e l’ultima, che è proprio il tempo che stiamo vivendo. Dieci ragazze che aspettano l’arrivo dello Sposo, ma questi tarda ed esse si addormentano. Lo Sposo è il Signore, e il tempo di attesa del suo arrivo è il tempo che egli ci dona, con misericordia e pazienza, prima della sua venuta finale.
È questo il “tempo della vigilanza”, in cui dobbiamo tenere accese le lampade della fede, della speranza e della carità, in cui tenere aperto il cuore al bene, alla bellezza e alla verità, tempo da vivere secondo Dio, poiché non conosciamo né il giorno, né l’ora del ritorno di Cristo. Quello che ci è chiesto – ha concluso Papa Francesco – è di essere preparati all’incontro, che significa saper vedere i segni della sua presenza, tenere viva la nostra fede, con la preghiera, con i Sacramenti, essere vigilanti per non addormentarci, per non dimenticarci di Dio».