“Il denaro deve servire e non governare”
«L’umanità vive in questo momento come un tornante della propria storia, considerati i progressi registrati in vari ambiti. Dobbiamo lodare i risultati positivi che concorrono all’autentico benessere dell’umanità, ad esempio nei campi della salute, dell’educazione e della comunicazione. Tuttavia, va anche riconosciuto che la maggior parte degli uomini e delle donne del nostro tempo continuano a vivere in una precarietà quotidiana con conseguenze funeste».
Lo ha ricordato stamani Papa Francesco, incontrando gli ambasciatori di Kyrgyzstan, Antigua e Barbuda, Lussemburgo e Botswana nel corso della presentazione delle lettere credenziali nella Sala Clementina in Vaticano: «Alcune patologie aumentano – ha riflettuto il Papa -, con le loro conseguenze psicologiche. La paura e la disperazione prendono i cuori di numerose persone, anche nei Paesi cosiddetti ricchi, la gioia di vivere va diminuendo, l’indecenza e la violenza sono in aumento, la povertà diventa più evidente. Si deve lottare per vivere, e spesso per vivere in modo non dignitoso. Una delle cause di questa situazione, a mio parere, sta nel rapporto che abbiamo con il denaro, nell’accettare il suo dominio su di noi e sulle nostre società».
Per il Santo Padre, inoltre, la crisi finanziaria che stiamo attraversando ci fa dimenticare la sua prima origine situata in una crisi antropologica: «Abbiamo creato nuovi idoli – ha sottolineato il Pontefice – e l’adorazione dell’antico vitello d’oro ha trovato una nuova e spietata immagine nel feticismo del denaro e nella dittatura dell’economia senza volto, né scopo realmente umano. D’altra parte, la crisi mondiale che tocca le finanze e l’economia sembra mettere in luce le loro deformità e soprattutto la grave carenza della loro prospettiva antropologica, che riduce l’uomo a una sola delle sue esigenze: il consumo. E peggio ancora, oggi l’essere umano è considerato egli stesso come un bene di consumo che si può usare e poi gettare». In questo contesto, a detta di Papa Bergoglio, la solidarietà, che è il tesoro dei poveri, è spesso considerata controproducente, contraria alla razionalità finanziaria ed economica.
Insomma, mentre il reddito di una minoranza cresce in maniera esponenziale, quello della maggioranza si indebolisce: «Questo squilibrio – ha aggiunto Papa Francesco – deriva da ideologie che promuovono l’autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria, negando così il diritto di controllo agli Stati pur incaricati di provvedere al bene comune. Si instaura una nuova tirannia invisibile, a volte virtuale, che impone unilateralmente e senza rimedio possibile le sue leggi e le sue regole. L’indebitamento e il credito allontanano i Paesi e dalla loro economia reale ed i cittadini dal loro potere d’acquisto reale. A ciò si aggiunge, oltretutto, una corruzione tentacolare e un’evasione fiscale egoista che hanno assunto dimensioni mondiali. La volontà di potenza e di possesso è diventata senza limiti».
Così, rivolgendosi agli ambasciatori, il Papa ha ricordato che: «Dietro questo atteggiamento, si nasconde il rifiuto dell’etica, il rifiuto di Dio perché proprio come la solidarietà l’etica dà fastidio e Dio è considerato addirittura pericoloso perché chiama l’uomo alla sua piena realizzazione e all’indipendenza da ogni genere di schiavitù. L’etica, un’etica non ideologica naturalmente, permette, a mio parere, di creare un equilibrio e un ordine sociale più umani. Cari Ambasciatori, sarebbe auspicabile realizzare una riforma finanziaria che sia etica e che comporti a sua volta una riforma economica salutare per tutti. Questa tuttavia richiederebbe un coraggioso cambiamento di atteggiamento dei dirigenti politici. Li esorto ad affrontare questa sfida, con determinazione e lungimiranza, tenendo conto naturalmente della peculiarità dei loro contesti. Il denaro deve servire e non governare!».
Ha dunque usato parole forti, quest’oggi, Papa Francesco nell’analizzare la crisi profonda che sta avvolgendo l’uomo d’oggi, sempre però ricordando che il Papa ama tutti, ricchi e poveri: «Ma il Papa ha il dovere, in nome di Cristo, – ha concluso il Santo Padre – di ricordare al ricco che deve aiutare il povero, rispettarlo, promuoverlo. Il Papa, esorta alla solidarietà disinteressata e a un ritorno dell’etica in favore dell’uomo nella realtà finanziaria ed economica. La Chiesa, da parte sua, lavora sempre per lo sviluppo integrale di ogni persona: in questo senso, essa ricorda che il bene comune non dovrebbe essere una semplice aggiunta, un semplice schema concettuale di qualità inferiore inserito nei programmi politici.
La Chiesa incoraggia i governanti ad essere veramente al servizio del bene comune delle loro popolazioni. Esorta i dirigenti delle realtà finanziarie a prendere in considerazione l’etica e la solidarietà. E perché non potrebbero rivolgersi a Dio per ispirare i propri disegni? Si formerà allora una nuova mentalità politica ed economica che contribuirà a trasformare la dicotomia assoluta tra la sfera economica e quella sociale in una sana convivenza».