Vicino il milione di firme a tutela del concepito
A meno di venti giorni dal “Click day” del 22 settembre e a due mesi della “dead line” del primo novembre, ultimo giorno utile per la raccolta delle firme, la petizione europea “One of us” (Uno di noi, che è ancora possibile sottoscrivere visitando il sito www.oneofus.eu/it) è arrivata al gran finale.
Sono 969.453, infatti, le firme finora raccolte dai 28 Paesi membri dell’Unione europea. Così, il traguardo del milione di firme non sembra più un’utopia o un obiettivo impossibile: anzi il Comitato organizzativo per l’Italia, Paese capofila nel chiedere all’Europa di fermare gli esperimenti che eliminano gli embrioni umani stabilendo giuridicamente il diritto alla vita del bambino concepito non nato, rilancia, ponendosi l’obiettivo di raggiungere quota 1.200.000 firme, in modo da mettersi al riparo dal rischio dell’eliminazione di alcune firme nella verifica finale che sarà effettuata dalla Commissione europea: «Il milione di firme è solo un traguardo giuridico – ha spiegato Carlo Casini, presidente nazionale del Movimento per la Vita – noi dobbiamo avere idee alte e porre dinanzi a noi un traguardo emozionale, che deve concretizzarsi nel tenere alta l’attenzione sulle questioni della vita, anche dopo la campagna per “Uno di noi”.
Essenziale il contributo delle associazioni e dei movimenti impegnati in Italia sulle frontiere della vita, che in questi due mesi hanno intenzione di intensificare ancora di più la loro presenza, cercando di andare anche oltre i “recinti” ecclesiali, attraverso un itinerario che va dalle parrocchie alle piazze cittadine. Un incoraggiamento a proseguire in questa direzione è giunto anche da monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Cei, che ha esortato a far leva sul sentimento profondo della nostra gente, in forme che devono coinvolgere il più possibile le persone, non solo le istituzioni».
Del resto, fanno notare dal comitato locale, la questione della vita non è così innocua, ma un po’ scomoda: «Per questo – ha sottolineato Maria Grazia Colombo, coordinatrice del Comitato organizzativo italiano -, i risultati raggiunti dalla Campagna di sensibilizzazione sono importanti e vanno valorizzati. L’Italia, in particolare, può svolgere il ruolo decisivo di incrementare la collaborazione tra associazioni e movimenti fuori dal nostro Paese, dove la solitudine può essere un ostacolo difficile da aggirare». In particolare, sono dieci i Paesi che hanno raggiunto il minimo di firme essenziale per far passare la petizione di “One of us” al vaglio della Commissione: al primo posto c’è sempre l’Italia, con 342.078 firme, seguita da Polonia, Francia, Spagna, Romania, Ungheria, Austria, Olanda, Slovacchia e Lituania. Tuttavia, sono molto altri i Paesi che hanno collezionato più del 50% delle firme necessarie per la soglia minima: a partire dalla Germania, che con 66.377 firme ha totalizzato l’89,40%.