25 dicembre: storia, falso o pia tradizione?
In tempi di diffuso ateismo – che, chissà perché, tende a scagliare i suoi dardi contro il cristianesimo più che contro altre religioni –, si diffonde e si radica sempre di più l’idea che scienza e fede percorrano strade parallele, così che l’una pare sempre più impegnata a smascherare e ridicolizzare le menzogne nascoste nell’altra. La data del natale di Gesù Cristo è uno degli aspetti controversi sui quali l’opinione pubblica è ormai saldamente schierata a favore della teoria del “complotto cristiano”. La teoria – che certamente tutti conoscete (l’argomento, tra l’altro, è già stato affrontato nella nostra rubrica: vd. Giovanni Marcotullio, “Il Natale: radici pagane del cristianesimo?”) – vuole che i cristiani abbiano scelto di festeggiare la nascita di Gesù Cristo il 25 dicembre, giorno in cui i pagani festeggiavano la nascita del Sole invitto (Sol Invictus), in modo tale da soppiantare la festa pagana sostituendola con quella cristiana. La sostituzione sarebbe stata favorita dall’immagine del Cristo come “sole di giustizia e di verità” nato nel mondo. Un’operazione, dunque, consapevole e programmatica, tassello di quel processo di “cristianizzazione” più o meno forzata dell’Impero Romano portata avanti soprattutto nel IV secolo (da Costantino e Teodosio in primis). Dunque, sulla base di questa teoria, la data di nascita di Gesù Cristo sarebbe una falsificazione, un subdolo tentativo di sostituire le antiche tradizioni dell’Impero alla nuova religione di provenienza orientale. Ma studi scientifici recenti dimostrano il contrario.
Le fonti antiche attestano che il culto del dio Sole fu introdotto a Roma dall’imperatore Eliogabalo (218-222 d.C.), ma fu ufficializzato per la prima volta da Aureliano, il quale il 25 dicembre del 274 consacrò un tempio dedicato al culto del Sol Invictus: da allora nel giorno anniversario della consacrazione del tempio fu festeggiata la nascita della divinità. Ma la festa del Sol Invictus poteva essere celebrata anche in altre date dell’anno (spesso si sceglieva il periodo compreso tra il 19 e il 22 ottobre) e in modo particolare, proprio per via delle sue origini astronomiche, in corrispondenza del solstizio d’inverno, quando le giornate iniziavano a diventare più lunghe e il sole tornava a vincere sulle tenebre; a Roma, ancora ai tempi di Licinio (308-324), essa cadeva il 19 dicembre, e così fu almeno fino alla metà del IV secolo. Fatto sta che il primo documento attestante la festività del dio Sole il 25 dicembre è il Chronographus anni 354.
Per quanto riguarda, invece, la festa cristiana, fonti ben più antiche la collocano al 25 dicembre. Ippolito Romano attesta che già almeno nel 204 nella capitale dell’Impero si festeggiava la nascita di Gesù il 25 dicembre («La prima parusia di nostro Signore, la parusia nella carne che lo fa nascere a Betlemme, ha avuto luogo l’ottavo giorno delle calende di gennaio [cioè il 25 dicembre], un mercoledì, nel quarantaduesimo anno del regno di Augusto», Commento a Daniele IV,22-24). Sembrerebbe, quindi, che la sovrapposizione tra le due feste sia avvenuta per iniziativa dei pagani piuttosto che dei cristiani; tale iniziativa potrebbe essere stata dettata proprio dal desiderio di combattere la nuova religione cristiana non solo con le armi della persecuzione, ma anche restituendo nuovo vigore al paganesimo.
Se, dunque, la scelta del 25 dicembre non è il frutto di una subdola operazione di falsificazione della storia, potrebbe forse derivare da una pia tradizione sul Natale di Cristo?
Le fonti cristiane dei primi secoli attestano l’esistenza di una tradizione orientale che collocava la nascita di Gesù proprio il 25 dicembre. Vittorino, alla fine del III secolo, afferma di aver trovato tra le carte del vescovo Alessandro di Gerusalemme un documento apostolico che poneva la nascita di Cristo nell’ «ottavo giorno delle calende di gennaio [cioè il 25 dicembre] … sotto il consolato di Sulpicio e Camerino». Secondo lo studioso Paul de Lagarde la data del 25 dicembre era presumibilmente calcolata in Occidente già nel 221, nella Cronografia di Sesto Giulio Africano. L’antica tradizione orientale era nota a sant’Agostino, che in essa trovava simbolismi e corrispondenze importanti con la data del concepimento e della passione di Cristo (entrambe avvenute il 25 marzo, secondo la tradizione da lui seguita). Non mi soffermerò su queste fonti, della cui autenticità si potrebbe facilmente dubitare. Il 25 dicembre potrebbe in effetti essere una data legata a una pia tradizione di origine orientale. Ma una scoperta scientifica molto recente sembra condurre a una soluzione ben diversa.
Tra i papiri di Qumran – che si stanno rivelando una vera miniera d’oro sulle origini del cristianesimo – è stato rinvenuto il cosiddetto Libro dei Giubilei, sulla base del quale gli studiosi hanno potuto ricostruire la successione dei turni sacerdotali relativi al servizio nel Tempio di Gerusalemme. In base a quanto si legge in 1Cr 24,1-19, il re Davide aveva disposto che i «figli di Aronne» fossero distinti in 24 turni, così che, avvicendandosi secondo un ordine immutabile, prestassero servizio liturgico per una settimana, da sabato a sabato, due volte l’anno. L’ordine delle classi sacerdotali era già noto (Iarib, Ideia, Charim, Seorim, Mechia, Miamin, Kos, Abia, Giosuè, Senechia, Eliasib, Iakim, Occhoffa, Isbaal, Belga, Emmer, Chezir, Afessi, Fetaia, Ezekil, Iachin, Gamoul, Dalaia, Maasai); grazie al Libro dei Giubilei abbiamo scoperto che il turno di Abia (l’ottava nell’ordine delle classi) corrispondeva all’ultima settimana di settembre, cioè tra il 23 e il 30 del mese.
Ma perché mai questa scoperta dovrebbe interessarci? Semplice: perché, secondo l’evangelista Luca, Zaccaria, il padre di Giovanni Battista, che apparteneva alla classe sacerdotale di Abia (Lc 1,5), ricevette dall’angelo Gabriele l’annuncio della nascita del Precursore proprio mentre «officiava davanti al Signore nel turno della sua classe» (Lc 1,8). Dunque, in base al Libro dei Giubilei, l’annuncio della nascita del Battista dovrebbe essere avvenuto nell’ultima settimana di settembre. In effetti, in area bizantina si fa memoria di questo avvenimento proprio tra il 23 e il 25 settembre: è quindi possibile che questa data derivi da un’antica tradizione, forse orale, oggi confermata dalla scoperta di Qumran.
Ma non finisce qui. Perché una volta fissata la data dell’annuncio a Zaccaria, ne esce confermato tutto il calendario cristiano: l’annuncio a Maria sei mesi dopo (= 25 marzo), la nascita del Battista dopo altri tre (= 24 giugno), la nascita di Gesù dopo altri sei (= 25 dicembre). Pur ammettendo qualche arrotondamento nelle date, alla luce del Libro dei Giubilei, la periodizzazione indicata nei Vangeli coincide perfettamente con quella del calendario cristiano legato ad antiche tradizioni, scritte e orali, della cui autenticità si è spesso diffidato in passato.
Pertanto, sulla base della recente scoperta di Qumran, il 25 dicembre si conferma come data autentica della nascita di Cristo. Non un falso, non una semplice pia tradizione (che pure ce l’ha trasmessa), ma verità storica confermata e ristabilita grazie alla ricerca scientifica.
Non dobbiamo stupirci del fatto che enciclopedie, dizionari e riviste anche di ambito ecclesiastico (vd. per es. Enciclopedia Treccani, anche online; Dizionario Ecclesiastico UTET; enciclopedie di ampia divulgazione su internet; wikipedia) riportino ancora la vecchia teoria del “complotto cristiano”: la scoperta del Libro dei Giubilei e le conseguenze a cascata a cui essa ha condotto (vd. gli studi di Shemaryahu Talmon, Annie Jaubert, Tommaso Federici e Michele Loconsole) sono relativamente recenti. Auspichiamo, pertanto, che trovino presto adeguata diffusione ed accoglienza anche presso un’opinione pubblica che spesso, purtroppo, inclina facilmente verso posizioni più filo-pagane che filo-sofiche (philo-sophos è “chi ama la scienza”).
Viviamo in un mondo che, temendo sempre di essere vittima di complotti, dimostra semplicemente la forte diffidenza reciproca che lo affligge e lo spinge all’individualismo. Quanto alle prove scientifiche che sembrano confermare la data del 25 dicembre per Nostro Signore, esse risultano assai interessanti; per coerenza, però, le prove della scienza vanno tenute presenti anche quando smentiscono certe credenze popolari (mi riferisco in particolare alla sindone)
Grazie Sabrina delle ricerche. Credo che il testo più autorevole (e l’unico ispirato) sia la Bibbia.
E mi chiedo come mai risulta “muta” a qualsiasi genetliaco cristiano. Se fosse importante il ricordo della nascita di Gesù credo avrebbe trovato spazio nel vangelo o nelle lettere come il soggetto della sua morte da commemorare
Mauro Valente pone una questione molto interessante, sulla quale però mi trova del tutto impreparata. Cercherò di informarmi.
Cercherò di rispondere anche a Piero appena possibile.
Grazie a entrambi per gli spunti di riflessione. Auguri di buon anno!