“Se non ci sentiamo peccatori, non andiamo a messa”
«Se ognuno di noi non si sente bisognoso della misericordia di Dio, non si sente peccatore, è meglio che non vada a Messa». Lo ha detto Papa Francesco stamani, presiedendo l’udienza generale in piazza San Pietro l’udienza generale, soffermandosi sugli importanti indizi che ci rivelano come viviamo la Messa: «La grazia di sentirsi perdonati – spiega il Santo Padre – e pronti a perdonare. Chi celebra l’Eucaristia, non lo fa perché si ritiene o vuole apparire migliore degli altri, ma proprio perché si riconosce sempre bisognoso di essere accolto e rigenerato dalla misericordia di Dio, fatta carne in Gesù Cristo. Dobbiamo andare a Messa umilmente, e il Signore ci riconcilia. Quel Confesso che diciamo all’inizio non è un “pro forma”, è un vero atto di penitenza – ammonisce il Papa – secondo il quale non dobbiamo mai dimenticare che l’ultima cena di Gesù ha avuto luogo nella notte in cui veniva tradito. In quel pane e quel vino che offriamo e attorno ai quali ci raduniamo si rinnova ogni volta il dono del corpo e del sangue di Cristo per la remissione dei nostri peccati: questo riassume al meglio il senso più profondo del sacrificio del Signore Gesù, e allarga a sua volta il nostro cuore al perdono dei fratelli e alla riconciliazione».
Successivamente, il Papa ha interrogato la folla di fedeli su come sono abituati a vedere il prossimo durante la celebrazione eucaristica: «Quando partecipiamo alla Messa – sottolinea il Santo Padre – ci ritroviamo con uomini e donne di ogni genere: giovani, anziani, bambini, poveri e benestanti, originari del posto e forestieri, accompagnati dai familiari e soli. Ma l’Eucaristia che celebro mi porta a sentirli tutti, davvero come fratelli e sorelle? Fa crescere in me la capacità di gioire con chi gioisce e di piangere con chi piange? Mi spinge ad andare verso i poveri, i malati, gli emarginati? Mi aiuta a riconoscere in loro il volto di Gesù?».
Da qui la necessità di domandarci: «Come vivo questo? – osserva il Pontefice – Mi preoccupo di aiutare, di avvicinarmi, di pregare per loro che hanno questo problema o sono un po’ indifferente? O forse mi preoccupo di chiacchierare: “Come era vestito quello, come era vestita quella”. Tante volte si fa questo nella Messa, e non si deve fare! Dobbiamo preoccuparci per i nostri fratelli e le nostre sorelle che hanno bisogno, che hanno una malattia, un problema».
Insomma, ritorna così la domanda con la quale Papa Francesco ha aperto l’udienza sul tema dell’Eucaristia: “Cosa è per noi?”. Tra i segnali molto concreti per capire come viviamo tutto questo, Papa Francesco ha citato il nostro modo di guardare e considerare gli altri: «Gesù – ha ricordato il Papa – , amava stare con i discepoli e con le persone che aveva modo di conoscere, e questo per lui significava condividere i loro desideri, i loro problemi, quello che agitava la loro anima e la loro vita».