“Troppi bambini vittime del fumo passivo”
Oggi si celebra la Giornata mondiale senza tabacco, organizzata dall’Organizzazione mondiale della sanità. Un bambino su 5 tra quanti accedono agli ambulatori per problemi respiratori (tosse o broncospasmo) presenta problemi legati al fumo di sigaretta passivo. Il dato emerge dal Reparto di Broncopneumologia dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. Un fenomeno, quello del tabagismo, che comporta seri rischi per la salute ad ogni età.
Una serie di studi ha dimostrato la correlazione tra il fumo di sigaretta e numerose malattie respiratorie, cardiovascolari, digestive e del sistema riproduttivo. Tra queste, asma, bronchite cronica ostruttiva, infarto e angina del cuore, ictus oltre al tumore del polmone. Oltre al fumo attivo, anche quello passivo comporta dei rischi. Secondo l’Oms, sono presenti circa 1,2 miliardi di fumatori adulti che producono fumo ambientale o di “seconda mano”, come viene anche definito in Inghilterra, al quale circa la metà dei bambini è esposto. Studi eseguiti in Italia, hanno dimostrato che il 52% dei bambini nel secondo anno di vita è abitualmente esposto al fumo passivo.
Il 38% degli esposti ha almeno un genitore che fuma in casa. Riguardo l’esposizione al fumo nelle famiglie italiane, invece, gli ultimi dati Istat disponibili riportano che il 49% dei neonati e dei bambini fino a 5 anni è figlio di almeno un genitore fumatore e il 12% ha entrambi i genitori fumatori: «Accanto al fumo attivo e passivo, di “prima” e “seconda mano” – evidenzia Renato Cutrera, responsabile dell’Unità di Broncopneumologia del Bambino Gesù – esiste anche quello di “terza mano”: vale a dire quello di cui si impregnano gli abiti del fumatore. È il caso di una madre che si accende una sigaretta sul balcone di casa, così da non viziare l’ambiente domestico. Lì per lì evita l’inquinamento passivo, ma poi rientra nell’appartamento con i vestiti impregnati, prende in braccio il suo bambino e gli fa comunque respirare sostanze tossiche. Non è così semplice cercare di sensibilizzare le famiglie anche nei confronti di quest’ultimo aspetto».
E l’allerta deve essere massima anche per il fumo in gravidanza: «È dimostrato – aggiunge l’esperto – che in caso di madri fumatrici, il peso del bambino alla nascita è inferiore rispetto a quello dei figli di madri non fumatrici». Tra i neonati, il fumo passivo si rivela anche un importante fattore di rischio della “Sids” (Sudden Infant Death Syndrome) meglio conosciuta come la “morte in culla”, ovvero il decesso improvviso ed inaspettato di un lattante inferiore all’anno di vita senza cause accertate. È stato calcolato che l’eliminazione completa del fumo passivo porterebbe ad una riduzione di circa un terzo delle morti in culla.