“Non basta la carità, dobbiamo evangelizzare i poveri”
"Il Signore Gesù ci ha detto che noi dobbiamo evangelizzare i poveri, dobbiamo dare loro il segno della carità, ma anche il segno della Parola di Dio e del Vangelo"
![mandato operatori Caritas](https://www.laporzione.it/wp-content/uploads/2014/09/mandato-operatori-Caritas-620x264.jpg)
«Basta testimoniare ai poveri la carità? Basta preparare il nostro bel pacco di viveri da consegnare a chi viene a chiedere aiuto e sostegno? Il Signore Gesù ci ha detto che noi dobbiamo evangelizzare i poveri, dobbiamo dare loro il segno della carità, ma anche il segno della Parola di Dio e del Vangelo».
Lo ha detto venerdì l’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti agli operatori Caritas, giunti al Centro Emmaus di Colle San Donato a Pescara dalla maggior parte delle parrocchie diocesane, per ricevere il mandato all’inizio dell’anno pastorale nell’ambito di una Santa Messa.
In particolare, nell’omelia, l’arcivescovo ha spiegato attraverso un paragone quale dev’essere il compito dell’operatore Caritas: «Vi siete mai domandati – interroga monsignor Valentinetti – perché i missionari, nelle terre di missione, molto spesso avviano la loro azione organizzando ospedali e dispensari, oltre che un miglioramento delle possibilità di sfruttamento della Terra? Essi cominciano in quel modo per testimoniare la carità di Cristo, che li ha mandati a risolvere i loro problemi, a risolvere la possibilità di non continuare a vivere nell’ingiustizia. Quanti missionari sono morti, perché si sono schierati a favore dei poveri e di quelle persone che non avevano nessuno che li difendeva! Ma poi, questi missionari hanno consegnato il Vangelo, hanno fatto una comunità cristiana, si sono dati e si sono spesi per annunciare la Parola di Dio. Sono stati pronti a testimoniare, con la loro vita, la grandezza dell’amore del Signore. Che ci dia lui la grazia di farci tutto per tutti, per essere pronti a salvare qualcuno, in nome del Vangelo e divenendone partecipi».
Ed il Vangelo consegnato nelle mani degli operatori Caritas, all’interno della diocesi e delle comunità parrocchiali, è il Vangelo della carità: «Guai a me – avverte l’arcivescovo di Pescara-Penne – se non annuncio il Vangelo, facendolo per ricevere una ricompensa più grande mediante il Signore, che prenderà posto dentro la mia vita ed il mio cuore. Perché noi, che siamo gli addetti ai lavori, abbiamo tra le mani non solo la Parola di Dio, ma anche il corpo del Signore rappresentato dagli ultimi, dagli indifesi, da coloro che continuano a subire ingiustizie. Coloro che a causa delle varie situazioni di vita, non riescono a risollevarsi dalle loro situazioni di povertà e, qualche volta, anche di miseria. Siamo noi i raccomandati ad essere disponibili per questi fratelli, al corpo del Signore che è presente davanti a noi nella sua carne e che chiede ancora una volta misericordia e bontà».
Ma oltre che alla carità verso gli altri, gli operatori e tutti i fedeli sono chiamati soprattutto alla carità vicendevole: «Perché – ammonisce monsignor Tommaso Valentinetti – guardi la pagliuzza che è nell’occhio del fratello e non ti accorgi nella trave che è nel tuo? Sciagurato, togli prima la pagliuzza dal tuo occhio e poi potrai togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello. Ma quante parrocchie, quanti gruppi si rovinano a causa della malaintenzione del giudizio vicendevole e reciproco! Non cadiamo, fratelli e sorelle, in questo tranello abbastanza scoperto da poterlo riconoscere ed evitare, affidandoci alla grazia del Signore».
Al termine della cerimonia, c’è stato poi il tempo per ricordare l’importante appuntamento del prossimo 13 dicembre, quando gli stessi operatori Caritas si ritroveranno nel primo convegno diocesano delle Caritas parrocchiali a cui seguirà, nel febbraio 2015, anche il convegno regionale delle Caritas diocesane d’Abruzzo e Molise: «Attraverso questa cerimonia – conclude don Marco Pagniello, direttore della Caritas di Pescara-Penne, rivolgendosi agli operatori presenti – volevamo dirvi grazie, perché senza di voi la Caritas diocesana non può esistere».