Fecondazione eterologa: favorevole il 30% dei cattolici
Intanto l'Italia è interessata da una denatalità diffusa: nel 2013 si è registrata una riduzione delle nascite del 3,7% rispetto al 2012, con un calo del tasso di natalità da 9 a 8,5 nati per mille abitanti
Il 30% dei cattolici praticanti è favorevole alla fecondazione eterologa. È il dato che emerge da una ricerca del Censis, realizzata in collaborazione con la Fondazione Ibsa, i cui dati sono stati resi noti mercoledì. Secondo l’indagine, gli italiani sono divisi sulla procreazione eterologa. L’85% del campione è favorevole alla inseminazione omologa in vivo, all’interno del corpo della donna, mentre il 73% lo è per la fecondazione omologa in vitro, praticata in laboratorio. Le opinioni si dividono però sull’inseminazione/fecondazione eterologa.
È d’accordo con l’uso di gameti esterni alla coppia il 40% degli italiani, una percentuale che scende al 30% tra i cattolici praticanti e sale al 65% tra i non credenti. Il 35% è invece favorevole alla diagnosi pre-impianto, il 29% tra i cattolici praticanti, inoltre solo il 14% concorda con la possibilità di ricorrere alla maternità surrogata (il cosiddetto “utero in affitto”). E appena il 9,5% è favorevole alla possibilità di scegliere in anticipo il sesso del nascituro.
Solo l’11% del campione, infine, afferma di sapere che in Italia esiste una legge che regola la materia, la legge numero 40 del 2004 (sulla quale la Corte Costituzionale si è espressa lo scorso 9 aprile dichiarando illegittimo il divieto di fecondazione eterologa, i cui protocolli sono ora in via di applicazione nelle regioni italiane): «Questa piccola percentuale – sottolinea il Censis – ne dà un giudizio nel complesso non positivo, soprattutto per l’applicazione differenziata sul territorio nazionale (ogni Regione si sta muovendo per conto proprio) e per le limitazioni poste alle coppie. La maggioranza, invece, ritiene che dovrebbe essere modificata».
Questa, dunque, è l’opinione dei cattolici italiani in un periodo storico contraddistinto da una diffusa denatalità. Infatti nel 2013, secondo la ricerca “Diventare genitori oggi. Indagine sulla fertilità/infertilità in Italia” realizzata nuovamente dal Censis, in Italia si è registrata una riduzione delle nascite del 3,7% rispetto all’anno precedente, con un calo del tasso di natalità da 9 a 8,5 nati per mille abitanti. Siamo passati dai 576.659 bambini del 2008 ai 514.308 del 2013. Il fenomeno viene spiegato soprattutto ricorrendo a motivi economici: per l’83% la crisi rende più difficile la scelta di avere un figlio.
E la percentuale supera il 90% tra i giovani fino a 34 anni, che subiscono maggiormente l’impatto della crisi e allo stesso tempo sono maggiormente coinvolti nella decisione della procreazione: «Il 61% degli italiani – spiega il Censis – è convinto che le coppie sarebbero più propense ad avere figli se migliorassero gli interventi pubblici. Sgravi fiscali e aiuti economici diretti sono le principali richieste (71%), il 67% segnala l’esigenza di potenziare gli asili nido, il 56% fa riferimento ad aiuti pubblici per sostenere i costi per l’educazione dei figli (rette scolastiche, servizi di mensa o di trasporto). Quanto al tema dell’infertilità, il 45% degli italiani ammette di saperne poco e un ulteriore 15% afferma di non essere per nulla informato.