“La Curia è chiamata a migliorare, evitando le malattie”
"Si tratta - spiega Papa Francesco - di un declino progressivo delle facoltà spirituali che causa gravi handicap alla persona, facendola diventare incapace di svolgere alcuna attività autonoma"
«La Curia è chiamata a migliorare, a migliorarsi sempre e a crescere in comunione, santità e sapienza per realizzare pienamente la sua missione. Eppure essa, come ogni corpo, è esposta anche alle malattie, al malfunzionamento, all’infermità. E qui vorrei menzionare alcune di queste probabili malattie, malattie curiali: la malattia del sentirsi immortale, immune o addirittura indispensabile; la malattia del martalismo (che viene da Marta), ovvero dell’eccessiva operosità; la malattia dell’impietrimento mentale e spirituale, ossia di coloro che posseggono un cuore di pietra. E ancora, oltre alla eccessiva pianificazione, alla vanagloria, alla schizofrenia esistenziale, anche la malattia dell’Alzheimer spirituale, ossia della dimenticanza della storia della salvezza, della storia personale con il Signore».
Sono queste alcune delle principali malattie, dalle quali la Curia romana è chiamata a difendersi, elencate ieri da Papa Francesco nel corso dell’incontro avvenuto alla presenza di tutti i componenti della Curia Vaticana, presso la Sala Clementina, in occasione dello scambio degli auguri natalizi: «Si tratta – aggiunge il Pontefice – di un declino progressivo delle facoltà spirituali che, in un più o meno lungo intervallo di tempo, causa gravi handicap alla persona facendola diventare incapace di svolgere alcuna attività autonoma, vivendo uno stato di assoluta dipendenza dalle sue vedute spesso immaginarie».
Il Santo Padre, parlando ancora alla Curia, ha inoltre messo in guardia dalla malattia delle chiacchiere, delle mormorazioni e dei pettegolezzi, dal divinizzare i capi dall’indifferenza verso gli altri (quando ognuno pensa solo a se stesso e perde la sincerità e il calore dei rapporti umani), dalle facce funeree, dall’accumulare, dai circoli chiusi, dalla malattia del profitto mondano e degli esibizionismi. Per sconfiggere o prevenire tutti questi mali, Papa Francesco ha quindi richiamato l’assemblea alla necessità di un vero esame di coscienza per poi aggiungere: «È bello – osserva – pensare alla Curia romana come a un piccolo modello della Chiesa, cioè come a un “corpo” che cerca seriamente e quotidianamente di essere più vivo, più sano, più armonioso e più unito in se stesso e con Cristo. In realtà, ha aggiunto, la Curia romana è un corpo complesso, composto da tanti Dicasteri, Consigli, Uffici, Tribunali, Commissioni e da numerosi elementi che non hanno tutti il medesimo compito, ma sono coordinati per un funzionamento efficace, edificante, disciplinato ed esemplare, nonostante le diversità culturali, linguistiche e nazionali dei suoi membri».
Ed essendo la Curia un corpo dinamico, essa non può vivere senza nutrirsi e senza curarsi: «Difatti – sottolinea Papa Francesco – la Curia, come la Chiesa, non può vivere senza avere un rapporto vitale, personale, autentico e saldo con Cristo. Un membro della Curia che non si alimenta quotidianamente con quel cibo diventerà un burocrate (un formalista, un funzionalista, un impiegatista): un tralcio che si secca e pian piano muore e viene gettato lontano». Infine, la riflessione con un pensiero sull’imminente Natale: «Tra qualche giorno – conclude il Papa – avremo la gioia di celebrare il Natale del Signore; l’evento di Dio che si fa uomo per salvare gli uomini. È la manifestazione dell’amore di Dio che non si limita a darci qualcosa o a inviarci qualche messaggio o taluni messaggeri ma dona a noi se stesso; il mistero di Dio che prende su di sé la nostra condizione umana e i nostri peccati per rivelarci la sua vita divina, la sua grazia immensa e il suo perdono gratuito».
La prima malattia è di ordine teologico e consiste nel voler riformare e innovare tutto a tutti i costi e nel far passare i propri piani umani per la volontà di Dio: siamo sicuri che il Vescovo di Roma ne sia egli stesso immune? Perché si scaglia con tanta veemenza contro la Curia romana? Forse perché si è opposta alle sue derive progressiste nell’ultimo Sinodo sulla famiglia?