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“Se le persone diventano cose, quando fallate, vengono eliminate”

"La persona umana - sottolinea Mario Adinolfi, la sua dignità, va difesa sempre dal concepimento alla morte naturale, altrimenti le conseguenze saranno infernali. Altrimenti, l’alternativa sarà una persona che diventa cosa, una cosa fallata che si deteriora e si butta"

Lo ha affermato domenica Mario Adinolfi, direttore del quotidiano La Croce, presentando a Pescara il suo libro e la proposta di moratoria all’Onu dell’utero in affitto

Mario Adinolfi, giornalista e direttore del quotidiano La Croce

«I figli non si pagano, perché le persone non sono cose e se le persone non sono cose, gli uteri non si affittano, i bambini down non si ammazzano, gli anziani si curano, si abbracciano, si colgono dentro la nostra tradizioneche è quella del curare e del voler bene».

Il tavolo dei relatori, con Vincenzo DIncecco che introduce l‘incontro con Marco Presutti a destra

Il tavolo dei relatori, con Vincenzo D‘Incecco che introduce l‘incontro insieme a Marco Presutti

Lo ha ribadito con forza Mario Adinolfi, giornalista e direttore del quotidiano cattolico La Croce, intervenendo domenica presso una sala consiliare del Comune di Pescara gremita di pubblico, anche di molti giovani, in parte composto dalle associazioni che hanno organizzato l’incontro (promosso dai consiglieri comunali di Pd e Forza Italia Marco Presutti e Vincenzo D’Incecco): Centro servizi per il volontariato, Forum delle associazioni familiari dell’Abruzzo, Movimento per la vita Abruzzo, associazione culturale San Benedetto e associazione Stella del mare.

Un incontro nel quale l’ex parlamentare del Partito Democratico ha presentato il suo libro intitolato “Voglio la mamma”, illustrando la sua campagna per promuovere all’Onu una moratoria sull’utero in affitto attualmente in vigore India, Cina, Bangladesh, Thailandia, Russia, Ucraina, Grecia, Spagna, Regno Unito, Canada e otto tra gli Stati Uniti d’America. Tematiche, quelle approfondite dall’ospite, che non attengono solo alla sfera religiosa dell’individuo: «Hanno a che fare – esordisce Adinolfi – con la divisione di chi pensa e testimonia che le persone siano diventate cose e chi non lo pensa».

Infatti la maggior parte dei capitoli sono dedicati all’aborto, all’eutanasia, all’eutanasia pediatrica e all’eugenetica, mentre uno in particolare si intitola “Contro il matrimonio omosessuale”: «Per questo capitolo – racconta il direttore de La Croce – mi venne chiuso il profilo Facebook, tacciandomi di istigazione all’odio omofobico (reato previsto dal disegno di legge Scalfarotto, già approvato in prima lettura alla Camera dei Deputati, che prevede fino a 6 anni di carcere). Qui il tema è non poter avere una discussione franca, ma impedire a posizioni in difesa della dignità della vita umana di esprimersi: “Sei omofobo, non puoi parlare”. Questa cosa atterrisce».

Tra l’altro, proprio per raccontare fatti circostanziati, l’autore di “Voglio la mamma” ha riportato direttamente le parole, l’esperienza, di un famoso omosessuale intento a costruirsi una famiglia omosessuale. È la storia del sessantottenne cantante britannico Elton John: «Una vicenda attualissima anche in Italia – premette Mario Adinolfi -, dato che in queste settimane è in approvazione in Commissione Giustizia del Senato il disegno di legge Cirinnà, che prevede la parificazione delle unioni gay al matrimonio e la legittimazione dell’utero in affitto».

Elton John, cantante britannico

Elton John, cantante britannico

Elton John è un cantante ricchissimo che, in base alle norme vigenti in Gran Bretagna, aveva deciso di sposarsi con il suo compagno di 25 anni più giovane: «Si sposano – precisa il giornalista romano – ed esprimono la volontà di costruirsi una famiglia. Una questione che vede l’uomo contemporaneo scontrarsi con il limite della natura, che fa sviluppare uno stile malvagio nel nostro cuore: l’invidia di Dio. Noi vogliamo diventare Dio e per diventarlo, utilizziamo il diabolico strumento del denaro».

Così la coppia inglese ricorre all’utero in affitto e, mediante il consulto di un agenzia, individuano una donatrice di ovuli che è stata successivamente bombardata di ormoni, fin quando un ovulo non è diventato abbastanza grande da poter essere asportato (in sedazione profonda): «Ci vorrebbero far credere – denota Adinolfi – che la donazione di ovuli è avvenuta gratuitamente, ma è evidente che dietro tutto questo c’è stata una compravendita».

Quindi, dopo essere stato fecondato con seme mescolato di Elton John e del suo compagno David, l’ovulo è stato impiantato nel grembo di un’altra donna: «In questo modo – sottolinea l’autore di “Voglio la mamma” – il bambino (chiamato poi Zack), una volta nato, non potrà mai avere la consapevolezza di chi è sua madre, essendo la figura materna stata parcellizzata nei soggetti della donatrice dell’ovulo e della gestante. Anche perché queste ultime ricevono il denaro promesso solo dopo aver firmato un contratto, in base al quale non dovranno mai avere rapporti col nascituro. Così come questo bambino, non saprà mai precisamente, chi sia il vero padre».

Una vicenda che, infine, troverà il suo epilogo con il parto del bambino: «Appena nato – racconta Mario Adinolfi, riportando le parole di Elton John rilasciate ai giornalisti – viene portato a letto dalla donna che l’ha partorito e non appena raggiunge il suo seno, viene strappato via e consegnato alla coppia che l’ha comprato. Quel gesto, di tremenda violenza, provoca nel piccolo Zack un pianto disperato e lo stesso Elton John ha dichiarato che sui volti di chi era in sala parto, vi era imbarazzo e dolore e ancora, che quando il bambino scoprirà di non avere una madre gli si spezzerà il cuore. Questo è male compiuto scientemente, da persone che sanno quello che fanno».

Il pubblico ha gremito la sala consiliare del Comune di Pescara

Il pubblico ha gremito la sala consiliare del Comune di Pescara

È stato questo, dunque, un caso di utero in affitto. Una pratica che, se il disegno di legge Cirinnà dovesse divenire legge, sarà realtà anche in Italia: «Ma questa norma – rivela Adinolfi – è stata costruita utilizzando la “neolingua” e mascherando l’utero in affitto dietro il termine anglofono di difficile comprensione “step child adoption”. Chi la firma è un senatore, ex presidente Arcigay, di un partito, di cui sono stato parlamentare, che ha fatto ricorso all’utero in affitto e non può dichiarare suo figlio come biologico all’Anagrafe, in quanto non è vero che è suo figlio».

Dunque, in tutto questo emerge prepotentemente il tema della verità: «Quello che sta accadendo – denuncia l’ex parlamentare – è il tentativo di raccontarci che quel che è falso è vero. Voi, a Pescara, siete tutti nati dall’incontro tra un uomo e una donna, vero? Io ho parlato a miliardi di facce, tessere di un mosaico di uomini e di donne che si sono incontrati, in qualche modo amati e da ciò è nata la vita. Tutto questo da sempre, fino ad arrivare ai giorni nostri e adesso qualcuno, nell’aula del Senato, vuole farci credere che è caduto un meteorite sulla terra ed è cambiato modo. Non credo che sia andata così e mi batterò fino all’ultimo filo di voce per dire che non è vero, che non ci possono prendere in giro e una legge che trasforma il falso in vero non possono farla. Altrimenti, vuol dire che questi politici costruiscono un inganno e diventano spacciatori di bugie».

Un altro caso di utero in affitto ha riguardato anche una nota conduttrice statunitense la quale, dopo essersi sposata a 51 anni non potendo più avere figli, ha fatto appunto ricorso alla pratica: «Ma alla nascita del bambino – continua Adinolfi – la relazione della donna era conclusa e del piccolo non ha voluto più saperne. Ora il bambino, rimbalza da un’aula all’altra di tribunale per capire chi dovrà occuparsene. Questo perché quel bimbo non era più un essere umano, ma un prodotto: una cosa derivante da atti di compravendita».

Peter Singer, docente di Bioetica all‘Università di Princeton

Peter Singer, docente di Bioetica all‘Università di Princeton

Un concetto inquietante a detta del giornalista, che avverte: «Se le persone diventano cose, le conseguenze saranno infernali e riguarderanno ciascuno di noi. Se le persone sono cose – ammonisce il direttore del quotidiano La Croce – avrà avuto ragione Peter Singer, il più grande esperto di Bioetica al mondo detentore di una Cattedra all’Università statunitense di Princeton, secondo il quale se nasce un bambino con una malattia importante sfuggita ad amniocentesi, quel bambino dovrà essere ucciso entro i primi dieci giorni dalla nascita, altrimenti i genitori si affezionano».

Uno studioso seguito da centinaia di docenti di tutto il mondo, che insieme hanno già prodotto il ricorso ad una nuova tecnica: «È l’aborto post nascita – accusa il giornalista romano -, ultima frontiera in tema di aborto. Si tratta di uccidere i bambini, con la stessa logica con cui viene rifiutato un bimbo Down: perché il bambino è una cosa e se la cosa è fallata io la elimino. Se noi ammettiamo l’idea della persona come cosa, la cosa fallata viene eliminata».

Un’esperienza, quest’ultima, che in un certo senso Adinolfi ha vissuto in prima persona, in quanto bersagliato da insulti per il suo essere in sovrappreso: «Una volta – narra il direttore de La Croce – ho postato su Facebook la frase “Io tifo Juventus” e un’altra persona ha risposto “Io tifo occlusione aortica, così ti levi di mezzo e non costi più al nostro Sistema sanitario nazionale”. Questa teoria è figlia di un pensiero che c’è: tu sei un prodotto fallato, mi costi e devi essere eliminato. È una logica che attraversa la mentalità della contemporaneità».

E a detta di Adinolfi, alcuni sistemi sanitari nazionali si starebbero già adeguando a questa teoria: «In Italia – esemplifica – è raro che venga eseguito un trapianto su degli obesi e anche in Gran Bretagna esiste una policy che dice “attenzione alle seguenti categorie: obesi, fumatori, consumatori di alcol, portatori di gravi malattie cardiovascolari e psicologiche”. E la categoria del prodotto fallato è facile da ampliare: attenti a chi ha l’Alzheimer, agli anziani al primo stadio di demenza».

Per non parlare, poi, della logica abortiva che a colpire i bambini Down: «Sapete – interroga il giornalista – quanti bambini Down vengono abortiti post amniocentesi? Il 96%. Ma in Francia si è già arrivati al 100% della soppressione di bambini problematici».

Tra l’altro prima o poi, con l’età, un prodotto fallato siamo destinati a esserlo tutti: «Ma state tranquilli – ironizza Mario Adinolfi – c’è la ricetta anche per questo: si chiama eutanasia. In alcuni Paesi europei – approfondisce – è accettata dal 1994 ed è legge dello Stato dal 2002: accade in Olanda, Belgio, Lussemburgo e anche in Svizzera. Ad esempio in Olanda, nel 2002 i casi di eutanasia furono 60, l’anno seguente 150 e nel 2004 furono 220. Nel 2013, invece, sono stati 3.950 i casi di eutanasia, seguiti da 221 suicidi soppressioni per suicidio assistito e da 650 soppressioni di bambini perché, nel frattempo, hanno avuto il coraggio di approvare l’eutanasia pediatrica che consente di applicare le teorie di Peter Singer, attraverso un protocollo che, per quanto mi riguarda, è eugenetica neonazista».

La locandina ufficiale dell'iniziativa

La locandina ufficiale dell’iniziativa

Insomma, quello che sta avvenendo in alcuni Paesi, e che potrebbe avvenire anche da noi, da Adinolfi viene definita una mattanza di prodotti fallati: «Vogliono farci credere – ribadisce il giornalista de La Croce – che la vita senza speranza di cura, non è degna di essere vissuta. Ma non esistono i prodotti fallati: esiste un’ideologia infame, la quale ci vuole spiegare che noi siamo pronti a sopprimere bambini e anziani malati per il bene dei soppressi, quando invece vogliamo toglierci il dolore dagli occhi, vogliamo essere legittimati a pensare che si può fare. Al contrario la persona umana, la sua dignità, va difesa sempre, dal concepimento alla morte naturale, altrimenti le conseguenze saranno infernali. Altrimenti, l’alternativa sarà una persona che diventa cosa, una cosa fallata che si deteriora e si butta».

Questa, secondo Adinolfi, è la visione che si nasconde dietro i disegni di legge Scalfarotto, Cirinnà e dietro il disegno di Legge Fedeli per l’introduzione dell’ora di gender a scuola: «Materia – ricorda il direttore del quotidiano La Croce – secondo la quale maschi e femmine sono soggetti intercambiabili».

Ma davanti a questi provvedimenti qualcosa si è mosso e dal basso, a partire dal libro “Voglio la mamma”, dai circolo omonimi e dalle forti proteste di alcune associazioni e movimenti, è stato possibile bloccare alla Camera dei Deputati il disegno di legge Scalfarotto: «Non c’è – conclude Mario Adinolfi – un confronto ideologico da costruire: la famiglia non è un’ideologia e non è uno scontro tra cattolici e laici. È un confronto tra persone che si sentono colpite da questi argomenti. Io sono interessato da italiano. È una questione di cultura nazionale, per la mia cultura e per la mia storia, in quanto sono convinto che nel nostro cuore è scritta una natura diversa: i figli non si pagano».

About Davide De Amicis (4381 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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