Conoscersi per convivere
Il confronto tra la reincarnazione induista e la spiritualità buddista mediate dal tradizionale slancio ecumenico cattolico. È stata dunque questa la formula della riflessione intensa e articolata al centro del convegno che giovedì sera, presso il teatro Sant’Andrea di Pescara, ha riunito i rappresentati di due religioni molto diffuse ultimamente in Italia, come Induismo e Buddismo, con i fedeli cattolici pescaresi.
Un’occasione fortemente voluta dall’ufficio di Pastorale Ecumenica dell’arcidiocesi di Pescara-Penne per rilanciare l’impegno verso il dialogo ecumenico: «Più le religioni si incontrano – ha spiegato Giambruno Legnaioli, componente dell’Unione induisti italiani – e meno possono essere utilizzate da chi è interessato a contrapporle, così come con le persone. Più le religioni dialogano, meglio è».
A partire da questo presupposto, i lavori sono partiti con un approfondimento sulle principali caratteristiche delle due fedi, con l’Induismo che partendo dalla responsabilità e dalle sue regole, il Karma, fa vivere una vita volta alla venerazione di un unico Dio per raggiungere quattro scopi: Dharma, l’ordine etico universale, il principio che mette in armonia gli altri scopi dell’esistenza e rappresenta le leggi etiche universali che governano tutto il cosmo manifesto; Artha, il benessere, la realizzazione del benessere in generale, in relazione anche alle condizioni materiali e ai mezzi necessari per mantenere un buon stato di salute e una condizione sociale soddisfacente; Kama, il desiderio che sostiene qualsiasi azione conforme al dharma e un’armoniosa fruizione dei piaceri sensoriali e dei beni di cui si dispone.
Tutto questo, mentre un individuo si incarnerà più volte dopo la morte fino a raggiungere Moksha, la liberazione dal ciclo delle incarnazioni e dalla schiavitù dell’ego, per riconoscere quello che siamo sempre stati, uno in Dio e uno con Dio: «L’Induismo – ha precisato Legnaioli – in Italia è una piccola realtà. È un sistema molto libero e aperto che può aiutare la persona a liberarsi dagli schemi, a cercare di evolvere in maniera libera ed autonoma».
Ma è proprio dall’Induismo che poi, nel 400 avanti Cristo nella vallata indiana del Gange, nasce il Buddismo differenziandosi però nel seguire una ricerca della felicità non indicata da un Dio, ma da un uomo, il Budda, mentre non si parla più di reincarnazione bensì di rinascita: «Il Buddismo – ha sottolineato Dorian Di Renzo, presidente dell’associazione Buddahadharma – è una vita spirituale priva di Dio, parla dell’assoluto. L’esistenza, quindi, viene considerata un processo di trasformazione continuo, che si rinnoverà fino alla liberazione».
Le regole e gli stili di vita delle due religioni, via via sciorinate dai due esperti, hanno quindi fatto scaturire domande e riflessioni del numeroso pubblico cattolico intervenuto, non solo diocesano, che ha dimostrato la ferma volontà di conoscere per comprendere e convivere: «Sono i nostri documenti conciliari – ha riflettuto don Achille Villanucci, direttore della Pastorale Ecumenica diocesana – a definire religioni come Induismo e Buddismo come “raggi di luce” da rispettare. E per questo dobbiamo proseguire con il dialogo, perché ad esso non c’è alternativa. Cattolici, induisti, buddisti, dobbiamo proseguire ognuno con la propria identità religiosa, con le proprie convinzioni per favorire la conoscenza fra appartenenti ad esperienze religiose diverse».