“La famiglia è il grembo della comunicazione”
Parlare di comunicazione a partire dalla gestazione di un bambino in grembo può sembrare poetico e poco scientifico. Invece, tornare a quel momento originario aiuta a entrare dentro il linguaggio del corpo che è fatto di ascolto e di contatto fisico
«Il cuore del messaggio del Papa per la quarantanovesima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che viene celebrata domenica, è un nuovo punto di vista sulla comunicazione e, reciprocamente, sulla famiglia, che facilita uno sguardo più concreto sui nuovi media che sembrano mettere a dura prova la coesione e il dialogo familiare».
Lo ha sottolineato in un’intervista all’agenzia di stampa Sir monsignor Domenico Pompili, sottosegretario della Conferenza episcopale italiana, direttore dell’Ufficio nazionale delle comunicazioni sociali e neo vescovo di Rieti, riflettendo sul tema “Comunicare la famiglia: ambiente privilegiato dell’incontro nella gratuità dell’amore” scelto da Papa Francesco e illustrato nel messaggio per questo appuntamento: «La scelta del Santo Padre – spiega monsignor Pompili – di lasciarsi ispirare dalla visita di Maria a Elisabetta (Lc 1,39-56), si rivela un’interpretazione realistica e convincente per capire quel “miracolo” che è ogni volta la comunicazione. Parlare di comunicazione a partire dalla gestazione di un bambino in grembo, può sembrare poetico e poco scientifico. Invece, tornare a quel momento originario aiuta a entrare dentro il linguaggio del corpo, che è fatto di ascolto e di contatto fisico».
Il cuore del messaggio del Papa, dunque, è proprio questo momento originario della comunicazione: «Ciò che fa della famiglia il grembo della comunicazione – sottolinea il direttore dell’Ufficio nazionale Comunicazioni Sociali – è legato a tre evidenze difficilmente contestabili, anche in una stagione culturalmente omologata come la nostra. Innanzitutto, la famiglia – come osserva il Santo Padre – è fatta di persone diverse in relazione, il che non compromette ma facilita il dialogo che sboccia sempre tra persone intime ma differenti».
In secondo luogo, la famiglia è la scuola dove si sperimentano limiti e carenze: «Ma pure risorse ed energie – aggiunge il sottosegretario della Cei – per affrontare insieme la fatica di ogni giorno che sicuramente rappresenta un cammino di crescita. Infine, la famiglia più che la vittima può essere il contro-ambiente che limita le ambiguità e potenzia le possibilità dei nuovi linguaggi».
Ma in che modo comunicare la famiglia?: «La famiglia – risponde Pompili – non deve essere oggetto di partite ideologiche, ma il soggetto della comunicazione. Volendo usare un gergo pubblicitario: la famiglia, più che essere un target della comunicazione, è invece il core business della stessa comunicazione proprio per la sua forza narrativa. Da qui l’impegno per i mass media a promuovere una comunicazione che informa e, allo stesso tempo, forma coscienze libere e capaci di valutare quanto accade. Possibilmente con uno sguardo che sia aderente alla realtà e senza precomprensioni».