Terremoto in Nepal un mese dopo: 105 mila le persone raggiunte da Caritas
"L’entità del disastro è impressionante - spiega Giuseppe Pedron, operatore di Caritas italiana -. Nel lungo periodo vi sarà mancanza di lavoro e di sicurezza ma è altrettanto sorprendente vedere la capacità di reazione di questo popolo, che la rigidità della natura ha formato e temprato"
A distanza di un mese dal terremoto in Nepal, sono oltre 8 mila le vittime accertate e oltre 20 mila i feriti. Entro giugno la rete Caritas aiuterà nei sette distretti più colpiti circa 175 mila persone, con kit per rifugio, cibo, acqua e materiali per l’igiene. Fino a oggi sono state raggiunte 105 mila persone con interventi pari a 10 milioni di euro.
Le diverse Caritas del network, che lavorano unite presso il quartier generale di Caritas Nepal, supportano la Chiesa locale nello sforzo di agire insieme per raggiungere i più deboli della società. La capitale continua a essere un grande accampamento, dove moltissime persone preferiscono passare la notte in tenda o nei rifugi temporanei per la paura di scosse di assestamento.
Anche nei villaggi e nelle vallate remote le popolazioni dormono in rifugi temporanei, mentre il monsone sta per raggiungere il Nepal: «L’entità del disastro è impressionante – spiega Giuseppe Pedron, operatore di Caritas italiana presente sul posto -. Nel lungo periodo vi sarà mancanza di lavoro e di sicurezza, ma è altrettanto sorprendente vedere la capacità di reazione di questo popolo che la rigidità della natura ha formato e temprato. Le popolazioni si sono da subito attivate per costruire ripari e cercare spazi di dignità seppur nella tragedia».
Sono molti, inoltre, gli esempi di solidarietà interna e di persone che pur con famiglie colpite dal sisma non esitano a prodigarsi per il benessere degli altri: «Le visite costanti – aggiunge Pedron – ai siti di consegna dei materiali, i doppi controlli nei villaggi, la regolamentazione sull’equa distribuzione e sulla via preferenziale assicurata ai marginalizzati, fanno sì che gli interventi Caritas siano il più possibile vicini alle necessità della popolazione, che raggiungano le zone e le nicchie sociali più lontane e che si riducano al massimo le lentezze».
Insomma senza la solidarietà delle Caritas di tutto il mondo, intere fasce di popolazione non sarebbero coperte da alcun tipo di soccorso: «Nei villaggi più remoti – racconta l’operatore Caritas – la popolazione non aspetta passivamente l’arrivo degli aiuti, ma ha già iniziato a ricostruire le proprie abitazioni, a recuperare i materiali dalle case distrutte, a cercare alternative. La tempra della gente di montagna, non è stata fiaccata nemmeno dalla devastazione del terremoto».
Caritas italiana ha invitato le Caritas diocesane a proseguire nell’impegno di sensibilizzazione anche dopo la colletta del 17 maggio scorso in tutte le chiese, per mettere a disposizione della popolazione ripari adeguati e continuare a fornire assistenza durante la stagione dei monsoni.