I profughi, a Pescara, impegnati in lavori socialmente utili
"Potrebbero essere circa 60 i primi migranti aderenti - spiega Antonio Natarelli, presidente della Commissione comunale Politiche Sociali -, tutti abbastanza favorevoli nella scelta di lavorare. Non percepiranno nulla, ma ne guadagneranno sul fronte della dignità riuscendo a sentirsi utili per la collettività oltre ad avere la possibilità di integrarsi"
Ancora qualche giorno e molti dei profughi accolti a Pescara, potranno essere impiegati in lavori socialmente utili, a titolo volontario, a partire dalla manutenzione del verde pubblico e degli arredi urbani.
Lo prevede un protocollo, della durata di un anno rinnovabile, che verrà sottoscritto stamani in Prefettura dal Prefetto Vincenzo D’Antuono, dal sindaco Marco Alessandrini e dai responsabili legali di Caritas diocesana e Cooperativa Eta beta: gli enti che gestiscono l’accoglienza dei migranti.
Un protocollo, che risponde ad una direttiva emanata dal Ministero dell’Interno a tutte le Prefetture e che nel capoluogo adriatico sta per essere attuata, grazie al documento elaborato dall’amministrazione comunale: «È proprio la direttiva ministeriale – premette Antonio Natarelli, presidente della Commissione Politiche sociali del Comune di Pescara – a prevedere l’impiego degli extracomunitari, ospitati nei centri di accoglienza, in lavori socialmente utili nell’ambito di attività comunali, previo accordo tra Prefetture, Comuni ed enti ospitanti».
Dunque, una volta siglato il protocollo, potrebbero passare non più di due settimane prima di vedere i profughi al lavoro nelle pulizie delle aiuole nelle aree verdi comunali o nei parchi gestiti da associazione, aventi un contratto in essere con il Comune, ma anche nelle strutture comunali con finalità sociali come i musei: «Ora – annuncia Natarelli -, in base alle disponibilità fornite dai migranti, organizzeremo il lavoro attraverso riunioni tecniche con l’amministrazione comunale che sottoporrà i candidati a corsi formativi, fornendo loro le divise e provvedendo alla copertura assicurativa».
Dal canto loro i profughi appaiono ben felici di abbandonare la noia e l’isolamento, a cui sono costretti nei lunghi mesi che occorrono alla Commissione territoriale ministeriale di Ancona per riconoscere o meno il diritto di asilo, per uscire fuori dai centri di accoglienza e impiegare meglio il proprio tempo: «Potrebbero essere circa 60 i primi migranti aderenti – precisa il presidente della Commissione Politiche Sociali -, tutti abbastanza favorevoli nella scelta di lavorare. Non percepiranno nulla, ma ne guadagneranno sul fronte della dignità riuscendo a sentirsi utili per la collettività, oltre ad avere la possibilità di integrarsi».
A Caritas diocesana e a Cooperativa Eta beta, nell’ambito dei lavori, spetterà il compito fondamentale di fornire i mediatori culturali che agevoleranno la comunicazione tra i dipendenti comunali e i migranti: «Noi ci siamo – commenta don Marco Pagniello, direttore della Caritas diocesana -, perché questo è un modo per abbattere i pregiudizi che circondano i migranti e loro stessi, avranno la possibilità di restituire qualcosa al Paese che sta facendo tanto per loro».