Intesa tra Carceri e Comunità di Sant’Egidio sul recupero dei detenuti
"La Comunità di Sant’Egidio - sottolinea Maria Claudia Di Paolo, Provveditore regionale del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria - ci è d’ausilio soprattutto con quelle persone che non hanno familiari, sono stranieri oppure malati. Questa organizzazione, ha la capacità di ricreare una famiglia per i detenuti i quali proprio con la separazione degli affetti, subiscono le lacerazioni peggiori"
È stato siglato ieri un protocollo d’intesa, tra il Provveditorato regionale per l’Abruzzo e il Molise del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria e la Comunità di Sant’Egidio, per ratificare e prolungare nel tempo l’impegno che i volontari dell’organizzazione religiosa mettono gratuitamente a disposizione, per migliorare il benessere e le condizioni di vita dei detenuti.
Un’opera, quest’ultima, svolta fin dal 2010 in buona parte delle carceri d’Abruzzo e Molise, con i volontari che sostengono materialmente e moralmente i reclusi con svariate attività: «Nel Carcere di Pescara – racconta Roberta Casalini, responsabile locale della Comunità di Sant’Egidio -, ad esempio, già da diversi anni un nostro volontario viene a svolgere attività di falegnameria facendosi aiutare dai detenuti».
Ma quello che più conta, all’interno degli istituti penitenziari abruzzesi e molisani ora che hanno superato il dramma del sovraffollamento, è creare un clima favorevole per favorire il recupero e la riabilitazione dei reclusi: «La Comunità di Sant’Egidio – sottolinea Maria Claudia Di Paolo, Provveditore regionale del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria – ci è d’ausilio soprattutto con quelle persone che non hanno familiari, sono stranieri oppure malati. Questa organizzazione, ha la capacità di ricreare una famiglia per i detenuti i quali proprio con la separazione degli affetti, subiscono le lacerazioni peggiori».
Insomma, dalla partecipazione a gite autorizzate dal magistrato di sorveglianza alla preparazione di pranzi, passando per la mediazione culturale e religiosa. Sono queste le attività che maggiormente conducono nelle carceri i volontari della Comunità di Sant’Egidio: «Il protocollo d’intesa – ribadisce Cesare Zucconi, segretario generale dell’associazione – scatta la fotografia di un carcere che vuole aprirsi alla società, guardando al futuro e alla ricollocazione lavorativa del detenuto una volta uscito».
E proprio su chi avrà pagato il conto con la giustizia, si concentreranno gli sforzi dei volontari pescaresi: «Saremo – assicura Roberta Casalini – un punto di riferimento informativo, con le altre associazioni, per gli ex reclusi senza dimora che non verranno lasciati soli».