“Dove non arriva la trattativa politica, può giungere la forza della fede”
"Siamo chiamati tutti - afferma Papa Francesco - ad immergerci in questo oceano, a lasciarci rigenerare, per vincere l’indifferenza che impedisce la solidarietà e uscire dalla falsa neutralità che ostacola la condivisione"
«Dove non può arrivare la ragione dei filosofi né la trattativa della politica, là può giungere la forza della fede che porta la grazia del Vangelo di Cristo, e che può aprire sempre nuove vie alla ragione e alle trattative».
Lo ha assicurato stamani Papa Francesco, pronunciando l’omelia della prima messa del 2015 in occasione della Giornata mondiale della pace e indicando nella divina maternità di Maria Madre di Dio un’icona di pace: «La promessa antica – spiega il Papa, ricordando che Maria ha creduto alle parole dell’Angelo ha concepito il Figlio, è diventata Madre del Signore – si compie nella sua persona. Attraverso di lei, attraverso il suo sì, è giunta la pienezza del tempo. Maria, come vaso sempre colmo della memoria di Gesù, Sede della Sapienza, da cui attingere per avere la coerente interpretazione del suo insegnamento».
È lei, per il Papa, che oggi ci offre la possibilità di cogliere il senso degli avvenimenti che toccano noi personalmente, le nostre famiglie, i nostri Paesi e il mondo intero: «Un fiume di miseria – osserva il Pontefice -, alimentato dal peccato, sembra contraddire la pienezza del tempo realizzata da Cristo. Eppure, questo fiume in piena non può nulla contro l’oceano di misericordia che inonda il nostro mondo».
È stato questo il passo centrale dell’omelia del Papa che, riferendosi al tema della Giornata della pace “Vinci l’’indifferenza e conquista la pace”, dalla basilica di San Pietro, all’inizio di questo 2016, ha lanciato un forte appello: «Siamo chiamati tutti – afferma – ad immergerci in questo oceano, a lasciarci rigenerare, per vincere l’indifferenza che impedisce la solidarietà e uscire dalla falsa neutralità che ostacola la condivisione. La grazia di Cristo che porta a compimento l’attesa di salvezza – il suo auspicio -, ci spinge a diventare suoi cooperatori nella costruzione di un mondo più giusto e fraterno, dove ogni persona e ogni creatura possa vivere in pace, nell’armonia della creazione originaria di Dio».
Ma il “mistero” del Natale, a detta di Papa Bergoglio, sempre contrasta con la drammatica esperienza storica: «Ogni giorno – riflette il Sommo Pontefice -, mentre vorremmo essere sostenuti dai segni della presenza di Dio, dobbiamo riscontrare segni opposti, negativi, che lo fanno piuttosto sentire come assente. La pienezza del tempo sembra sgretolarsi di fronte alle molteplici forme di ingiustizia e di violenza che feriscono quotidianamente l’umanità. A volte ci domandiamo “Come è possibile che perduri la sopraffazione dell’uomo sull’uomo, che l’arroganza del più forte continui a umiliare il più debole, relegandolo nei margini più squallidi del nostro mondo? Fino a quando la malvagità umana seminerà sulla terra violenza e odio, provocando vittime innocenti? E ancora “Come può essere il tempo della pienezza quello che pone sotto i nostri occhi moltitudini di uomini, donne e bambini che fuggono dalla guerra, dalla fame, dalla persecuzione, disposti a rischiare la vita pur di vedere rispettati i loro diritti fondamentali?».
Ma non è la storia che decide della nascita di Cristo: «È la sua venuta nel mondo – ricorda Papa Francesco – che permette alla storia di giungere alla sua pienezza. Infatti il Papa, citando la lettera agli Ebrei, ha ricordato come dalla nascita del Figlio di Dio inizia il computo di una nuova era, quella che vede il compimento della promessa antica: «La pienezza del tempo – ribadisce il Santo Padre – è la presenza di Dio in prima persona nella nostra storia. Ora possiamo vedere la sua gloria che risplende nella povertà di una stalla ed essere incoraggiati e sostenuti dal suo Verbo fattosi piccolo in un bambino. Grazie a Lui, il nostro tempo può trovare la sua pienezza. Anche il nostro tempo personale troverà la pienezza nell’incontro con Gesù Cristo, Dio fatto uomo».
In definitiva, secondo il Pontefice, non è alla geopolitica che si deve guardare per definire il culmine del tempo: «Che cosa significa – si interroga Papa Bergoglio, sulla scorta di San Paolo – che Gesù nacque nella pienezza del tempo? Se il nostro sguardo – replica – si rivolge al momento storico, possiamo restare subito delusi: Roma dominava su gran parte del mondo conosciuto con la sua potenza militare. L’imperatore Augusto era giunto al potere dopo cinque guerre civili. Anche Israele era stato conquistato dall’impero romano e il popolo eletto era privo della libertà. Per i contemporanei di Gesù, quindi, quello non era certamente il tempo migliore».
Questo l’esempio del Papa per spiegare come non è alla sfera geopolitica che si deve guardare per definire il culmine del tempo: «Serve un’altra interpretazione – conclude -, che comprenda la pienezza a partire da Dio. Nel momento in cui Dio stabilisce che è giunto il momento di adempiere la promessa fatta, allora per l’umanità si realizza la pienezza del tempo».