“Dio non vuole la condanna di nessuno, voleva salvare anche Giuda e Pilato”
"Il Signore - sottolinea Papa Francesco -, continuamente ci offre il suo perdono e ci aiuta ad accoglierlo e a prendere coscienza del nostro male per potercene liberare. Perché Dio non vuole la nostra condanna, ma la nostra salvezza"
«Dio non vuole la condanna di nessuno, di nessuno!». Lo ha esclamato stamani Papa Francesco, pronunciando la catechesi all’interno dell’udienza generale in cui ha spiegato l’ampiezza della portata della misericordia infinita di Dio, e il modo in cui agisce nei confronti di noi peccatori: «Il Signore – sottolinea il Papa, ai 10 mila fedeli intervenuti in piazza San Pietro -, continuamente ci offre il suo perdono e ci aiuta ad accoglierlo e a prendere coscienza del nostro male per potercene liberare. Perché Dio non vuole la nostra condanna, ma la nostra salvezza».
Da questo punto di vista, a detta del Pontefice, tutte le parole dei profeti sono un appello appassionato e pieno di amore che ricerca la nostra conversione: «“Forse – afferma, citando il profeta Ezechiele – che io ho piacere della morte del malvagio o non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva?”».
Poi il Santo Padre ha preso in esame una possibile obiezione: «“Ma, padre, – riporta – la condanna di Pilato se la meritava, e anche Giuda…” No, Dio voleva la salvezza di Pilato e anche di Giuda: vuole la salvezza di tutti. Lui, il Signore della misericordia, vuole salvare tutti».
Il problema è lasciare che lui entri nel cuore: «Il cuore di Dio – spiega Papa Bergoglio – è un cuore di Padre che ama e vuole che i suoi figli vivano nel bene e nella giustizia, e perciò vivano in pienezza e siano felici, dato che quello di Dio è un cuore di Padre che va al di là del nostro piccolo concetto di giustizia, per aprirci agli orizzonti sconfinati della sua misericordia».
“Non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga secondo le nostre colpe”, è scritto sui salmi: «Di questa giustizia misericordiosa – ricorda il Sommo Pontefice – è stato portatore il Signore Gesù che durante la sua missione, con parole, opere, segni e miracoli, ha incessantemente mostrato il volto del Padre e offerto il suo perdono, appellandosi alla coscienza dei peccatori perché riconoscessero il loro bisogno di salvezza, il loro essere malati bisognosi del medico. In Gesù, la misericordia di Dio si è fatta carne e la vera giustizia è giunta a compimento mostrando, nel perdono, la sua forza salvifica capace di vincere il male, recuperandolo e trasformandolo in bene».
La giustizia di Dio è dunque il suo perdono: «E noi, come figli di questo Padre buono, – esorta Papa Francesco – siamo chiamati ad accogliere il perdono divino e perdonare a nostra volta i fratelli».
Ma l’accoglienza del perdono, passa attraverso il sacramento della confessione: «È un cuore di padre – osserva il Papa – che noi vogliamo incontrare quando andiamo nel confessionale. Forse ci dirà qualcosa per farci capire il male, ma nel confessionale tutti andiamo a trovare un padre, un padre che ci aiuti a cambiare vita, un padre che ci dia la forza di andare avanti, un padre che ci perdoni in nome di Dio».
Da qui l’ammonimento rivolto a tutti i confessori: «Esserlo – ammonisce il Pontefice – è una responsabilità tanto grande: perché quel figlio, quella figlia che viene da te cerca di trovare un padre e tu prete, che sei nel confessionale sei al posto di Dio, che fa questo con la sua misericordia».