“Guardate al futuro per fare cose grandi, esercitando la misericordia”
"Siamo consapevoli - precisa monsignor Di Falco - di quanto sia difficile svolgere questo compito, in un contesto storico caratterizzato da una cultura del relativismo dottrinale e morale. Tuttavia, viene indicata la via maestra di sempre, la strada della misericordia di cui siamo stati fatti partecipi e che tutti siamo chiamati ad esercitare"
«Guardate al futuro nel quale lo Spirito vi proietta per fare cose grandi, esercitando la misericordia». Lo ha affermato martedì sera monsignor Giuseppe Di Falco, vescovo emerito di Sulmona-Valva e attualmente residente a Pescara, rivolgendosi a decine di religiosi e religiose intervenuti nella chiesa pescarese di Sant’Antonio di Padova, per partecipare alla Santa messa in occasione della Giornata della vita consacrata, a conclusione dell’Anno della vita consacrata indetto da Papa Francesco.
Una liturgia eucaristica presieduta da monsignor Di Falco, in sostituzione dell’arcivescovo Valentinetti assente per impegni fuori sede: «Siamo consapevoli – sottolinea il presule – di quanto sia difficile svolgere questo compito, in un contesto storico caratterizzato da una cultura del relativismo dottrinale e morale. Tuttavia, viene indicata la via maestra di sempre, la strada della misericordia di cui siamo stati fatti partecipi e che tutti siamo chiamati ad esercitare».
Una strada che, a maggior ragione, devono percorrere le persone consacrate: «Chiamate – continua monsignor Di Falco – all’esercizio della misericordia, portando nel cuore, nelle preghiera e nelle opere di misericordia, le angosce e le attese degli uomini di questo nostro tempo, specie di quelli che sono lontani da Dio».
E in Abruzzo, storicamente, sono state numerose le comunità religiose maschili e femminili avvicendatesi nell’esercizio della misericordia: «A questo punto – osserva il vescovo Di Falco – mi è caro ricordare le persone consacrate che hanno camminato esemplarmente con lampade accese della fede, della carità e della misericordia, fino a raggiungere la vetta della santità canonicamente proclamata dalla Chiesa».
Due figure su tutte, in particolare, sono state ricordate dal vescovo: «Per comprensibili motivi personali – spiega monsignor Giuseppe Di Falco – vorrei invitare la comunità a trarre ispirazione dal Beato Mariano da Roccacasale, fratello laico francescano nativo della diocesi di Sulmona, beatificato nell’anno 1999 avendo consumato la sua vita in un’esemplare umiltà. Una vita di preghiera e memorabili, nonché commoventi, gesti di carità».
Il secondo modello di santità proposto, è stato poi quello di San Camillo de Lellis: «Il gigante della carità – ricorda il presule -, patrono del nostro Abruzzo. Ho avuto la grazia di essere stato il primo parroco della comunità di San Camillo de Lellis a Chieti. Ai miei parrocchiani, facevo notare che mentre la Chiesa beatificò Camillo de Lellis più di un secolo dopo la sua morte, mentre il Consiglio Comunale di Chieti appena dieci anni dopo la sua morte – il 10 aprile 1624 -, riunitosi in seduta solenne nominò Camillo de Lellis patrono e protettore della città di Chieti. E questo attraverso un documento di straordinaria bellezza e intensità, in cui si legge “Come il sole splende tra le stelle, così fra gli eroi del suo tempo abbiamo visto andare innanzi Camillo de Lellis, per santità di vita e opere di misericordia soprattutto verso i malati”».
Questi, dunque, i due modelli di santità offerti da due persone consacrate di ieri ai loro successori di oggi, indicando loro il percorso da seguire illuminati dalla luce della fede: «Anche il ricorso alla loro intercessione – raccomanda Di Falco -, vi aiuterà a condurre la vostra vita come dono e missione. A tal fine, anche i fedeli devono essere educati ad esservi vicini, a pregare per voi, a sostenere in tutti i modi la fedeltà della vostra testimonianza, nella consapevolezza che appartenete a tutta la Chiesa. Appartenenza che voi, consacrate e consacrati, concretizzate inseriti nella vita della Chiesa locale di Pescara».
Un servizio, quello svolto dai consacrati, che va fatto conoscere maggiormente: «Abbiate modo di annunciare a tutti – esorta il vescovo emerito di Sulmona-Valva -, in particolare ai giovani, la bellezza della vostra consacrazione a Dio».
Quindi l’auspicio finale: «Ci sia caro volgere lo sguardo alla Vergine Santissima – conclude il vescovo Di Falco -, la consacrata per eccellenza, la Madre di misericordia, invocandola perché in questo Anna giubilare straordinario della Misericordia, si rinnovi nei battezzati e nei consacrati la fedeltà al più grande carisma, quello dell’amore e della misericordia».
La Santa messa è stata animata dall’equipe diocesana coordinata dall’Ufficio Vocazioni: «Grazie – afferma il direttore, don Marco Pagniello – alle religiose che prestano servizio nelle scuole, a cui è affidato il futuro della nostra Chiesa e della nostra città. A qualcun’altra, è stato affidato il fine vita di tanti nostre sorelle e tanti fratelli anziani, che accogliete e curate. Allora grazie anche ai religiosi in servizio anche nelle parrocchie, con il servizio della predicazione».
Con queste parole, dunque, il direttore dell’Ufficio diocesano Vocazioni ha ufficialmente concluso l’Anno della vita consacrata, ma non il grande lavoro che ancora attende quest’ufficio strategico per il futuro della fede e della Chiesa: «Come equipe vocazionale – rilancia don Marco -, vogliamo annunciare il Vangelo della vocazione, della bellezza della vita donata al Signore. Ecco perché, ci chiediamo ancora a vicenda di continuare a pregare, perché tanti giovani possano rispondere alla chiamata del Signore che, ne sono certo, in tante ragazze e in tanti ragazzi semina il desiderio di seguirlo più da vicino. A noi, con la nostra preghiera, il compito di aiutare i giovani a scoprire la bellezza di questa risposta».
Una bellezza simboleggiata dal dono di un fiore, consegnato ad ogni religiosa e religioso presenti nella parrocchia di Sant’Antonio di Padova: «Un fiore – sottolinea don Marco Pagniello -, che può essere anche un impegno a mostrare a noi la bellezza della vita di fraternità, della vita comune, del vivere insieme servendo il Signore».