“Nella liberaldemocrazia dobbiamo affidarci e non fidarci degli altri”
"Mentre altri Paesi - osserva il docente di dottrine economiche e politiche alla Pontificia Università Lateranense - hanno maturato la consapevolezza che il governo non è composto da angeli, noi continuiamo a ritenere che prima o poi arrivi l’angelo salvifico a cui affidarci. E' un limite culturale da superare"

«Cercare persone buone e virtuose che facciano gli interessi altrui è utopia, dal momento che le liberaldemocrazie non si reggono sulle buone intenzioni del politico di turno, ma su regole che consentano di affidarsi l’uno all’altro».
È il parere di Flavio Felice, presidente del Centro Studi Tocqueville-Acton e docente di dottrine economiche e politiche alla Pontificia Università Lateranense, nonché membro del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali, a fronte delle dimissioni del ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi, che ripropongono il problema del conflitto d’interessi questa volta nel settore delle estrazioni petrolifere in Basilicata: «La liberaldemocrazia – prosegue lo studioso – vive di regole condivise e di una certezza: che ci dobbiamo affidare necessariamente agli altri, ma non ci dobbiamo fidare necessariamente degli altri».
Felice ricorda come in Italia, a differenza di altri Paesi, manchi una legge organica sul conflitto d’interessi: «Mentre altri Paesi – osserva il docente di dottrine economiche e politiche alla Pontificia Università Lateranense – hanno maturato la consapevolezza che il governo non è composto da angeli, noi continuiamo a ritenere che prima o poi arrivi l’angelo salvifico a cui affidarci».
È un limite culturale da superare: «Comprendendo – conclude Flavio Felice – che le Costituzioni non sono fatte per gli uomini virtuosi, ma proprio perché si ha la consapevolezza che uomini imperfetti governano su altri uomini imperfetti».