“È un dovere di ogni uomo accogliere i migranti, nessuno può rifiutarsi”
"Da dieci anni - ricorda Antonella Allegrino, presidente della nota onlus pescarese - proponiamo le testimonianze di persone normali che sono capaci di fare qualcosa di speciale, di accogliere, di mettersi accanto e in ascolto delle difficoltà, dei dolori e delle sofferenze degli altri. Sono storie che raccontano un “bene” che fa poco rumore e che, invece, è quello che più incide sulla nostra società"
«È un dovere di ogni uomo accogliere i migranti, nessuno si può rifiutare davanti a chi ha bisogno di aiuto. Penso a un bambino di sei mesi, di un anno, che reato ha commesso per essere considerato clandestino? Allora siamo tutti clandestini!».
Questo il messaggio più forte lanciato ieri dal dottor Pietro Bartolo, medico ginecologo responsabile del Poliambulatorio di Lampedusa, che in 25 anni di lavoro ha visitato 280 mila migranti sopravvissuti alle terribili traversate in mare dal Nord Africa, per cercare in Europa un futuro migliore.
Gesta di quotidiana accoglienza e solidarietà le sue, riconosciute ieri all’Auditorium Petruzzi di Pescara dove ha ricevuto il Premio nazionale “Sì all’uomo” dell’associazione Domenico Allegrino, giunto quest’anno alla sua decima edizione: «Da dieci anni – ricorda Antonella Allegrino, presidente della nota onlus pescarese – proponiamo le testimonianze di persone normali che sono capaci di fare qualcosa di speciale, di accogliere, di mettersi accanto e in ascolto delle difficoltà, dei dolori e delle sofferenze degli altri. Sono storie che raccontano un “bene” che fa poco rumore e che, invece, è quello che più incide sulla nostra società».
Un bene che il dottor Bartolo ha compiuto quotidianamente dal 1991, prima che pochi mesi fa il regista Gianfranco Rosi girasse il docu-film “Fuocoammare” di cui lo stesso medico lampedusano è stato protagonista.
Un’opera recentemente insignita dell’Orso d’oro al Festival del cinema di Berlino, che ha raccontato la sua mano tesa verso ogni migrante sbarcato sull’isola: «Una volta – testimonia il dottor Pietro Bartolo – ho assistito un giovane disabile che il fratello, pur di salvarlo, aveva trasportato sulle spalle per migliaia di chilometri».
Premiata anche la bella storia dei coniugi trevigiani Antonio Silvio e Nicoletta Calò, che dallo scorso giugno hanno accolto in casa, come figli, sei migranti sbarcati a loro volta a Lampedusa: «Un giorno – ricorda Antonio Silvio -, dopo aver saputo dell’ennesima tragedia in mare, sono andato in prefettura e ho dato la mia disponibilità ad ospitare alcuni immigrati. Mi hanno guardato modo strano, ma il nostro è stato un gesto semplice che è diventato straordinario».
Insignito del Premio “Sì all’uomo”, infine, anche il giovane egiziano Mousa Shala, anch’egli giunto in Italia su di un barcone, il quale, pur essendo sprovvisto di permesso di soggiorno, ha coraggiosamente sventato una rapina in un supermercato di Torino nel gennaio scorso: «C’erano tante persone – ricostruisce Shala -, ma nessuno è intervenuto. Penso che quello che ho fatto è normalissimo». Ospite speciale il fotoreporter abruzzese Stefano Schirato, che ha immortalato il viaggio dei disperati sulla rotta balcanica.