Cattolici e Ortodossi: “Auspichiamo un documento condiviso decisivo per l’unità”
"Noi - sottolinea monsignor Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto - stiamo discutendo in questi giorni la maniera in cui concepire l’unione futura delle nostre chiese per una via non di uniformità che appiattisce ma di sinodalità, cioè di unità che valorizza le differenze nella comunione che riconosca il ruolo unico del vescovo di Roma al servizio di tutte le chiese"
Si sono aperti ieri a Francavilla al Mare (Chieti) i lavori della quattordicesima plenaria della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa Cattolica e le Chiese Ortodosse, che andranno avanti fino a giovedì 22 settembre: «Dopo la plenaria di Amman – esordisce il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani -, auspichiamo un documento condiviso che possa essere decisivo per l’unità. L’incontro di questi giorni è la una continuazione di un grande dialogo tra la Chiesa Cattolica e Ortodossa. Abbiamo avviato questo dialogo teologico per ritrovare l’unità e sono veramente contento di questa riunione plenaria della commissione: spero sarà stilato un documento conclusivo».
Dopo la plenaria di Amman in Giordania, a settembre scorso, è stato riunito un comitato di coordinamento per preparare un documento su cui stiamo lavorando: «Ieri – aggiunge Koch – abbiamo fatto due sessioni divise, una Cattolica e una Ortodossa, e ora tutti i gruppi vogliono continuare con questo testo. È molto importante fare un messaggio pubblico. Spero si arrivi a questo».
Nell’ambito dell’incontro, il cui programma oggi alle 17 prevede una concelebrazione eucaristica dei membri cattolici domani mentre domani alle 10.00 nel santuario del Volto Santo di Manoppello ci sarà una divina liturgia ortodossa, sta emergendo una grande disponibilità e apertura al dialogo anche da parte della Chiesa Ortodossa: «È un incontro importante – sottolinea l’arcivescovo Job di Telmessos, rappresentante del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli presso il Consiglio Ecumenico delle Chiese -, perché ci consente di approfondire le questioni che ci separano per superare le differenze. Ciò che sperimentiamo vivendo insieme è che siamo due Chiese molto vicine: come diceva Giovanni Paolo II, siamo due polmoni di un’unica chiesa. Ecco perché noi non solo ci attendiamo molti propositivi risultati da questo dialogo, ma mettiamo anche una grande speranza».
E della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa Cattolica e le Chiese Ortodosse, è membro anche l’arcivescovo di Chieti-Vasto monsignor Bruno Forte, il quale ha avuto un ruolo fondamentale nella scelta dell’Abruzzo e di Francavilla al mare come sede dell’importante appuntamento ecumenico: «Non un’uniformità che appiattisce ma sinodalità – esorta il presule teatino -, cioè unità che valorizza le differenze nella comunione».
Tra l’altro, la quattordicesima plenaria avviene in un momento cruciale: «Siamo ora in una tappa molto importante – precisa monsignor Forte -, soprattutto perché essa si colloca dopo due incontri significativi, quello di Papa Francesco con Bartolomeo e Kyrill. Noi stiamo discutendo in questi giorni la maniera in cui concepire l’unione futura delle nostre chiese per una via non di uniformità che appiattisce ma di sinodalità, cioè di unità che valorizza le differenze nella comunione che riconosca il ruolo unico del vescovo di Roma al servizio di tutte le chiese».
Roma, ricorda l’arcivescovo di Chieti-Vasto, era la prima delle chiese della cosiddetta Pentachia, cioè delle chiese patriarcali del mondo antico (Roma, Gerusalemme, Alessandria, Antiochia, Costantinopoli), secondo un ordine riconosciuto anche dall’oriente ortodosso: «E questo – conclude Forte – apre la strada non solo al riconoscimento reciproco della ricchezza spirituale delle due Chiese sorelle, ma anche del servizio che il vescovo di Roma potrà esercitare per tutta la futura chiesa unita e in generale la comunione di tutti i cristiani».