Caritas: a Pescara un centro semi-residenziale per giovani in penale
"Questa nuova opera segno si prefigge - spiega don Marco Pagniello - di aiutare coloro che decideranno di mettere un punto all’interno della loro storia, aiutandoli a voltare pagina consapevoli che questo riuscirà solo se le persone si metteranno in discussione, decidendo di vivere una vita diversa, bella"
Aprirà a giorni, in via Monte Petroso a Pescara, il Centro semi-residenziale “Punto a capo”: la nuova opera-segno voluta dalla Caritas e dalla Fondazione Caritas dell’arcidiocesi di Pescara-Penne, rivolta a 20 tra minori (dai 14 ai 18 anni) e giovani-adulti (dai 18 ai 25 anni) presenti nel circuito penale e segnalati dall’Ufficio Servizi per i minorenni e dai Servizi sociali del Comune di Pescara.
Lo ha annunciato ieri il direttore della Fondazione Caritas diocesana don Marco Pagniello intervenuto, a conclusione della giornata di studio dal tema “La giustizia minorile come risposta penale responsabilizzante” ospitata all’interno della Sala consiliare del Comune di Pescara, per presentare il progetto “Punto a capo”: «Che si prefigge – spiega il presbitero – di aiutare coloro che decideranno di mettere un punto all’interno della loro storia, aiutandoli a voltare pagina consapevoli che questo riuscirà solo se le persone si metteranno in discussione, decidendo di vivere una vita diversa, bella».
Tutto questo avverrà attraverso attività di ascolto, sostegno, responsabilizzazione, recupero e inserimento socio-lavorativo, all’interno della struttura donata in comodato d’uso gratuito alla Caritas diocesana dalla Fondazione Lions per la solidarietà: «Abbiamo subito accolto – sottolinea Giulio Comani, del Lions club Pescara host – la richiesta di mettere la nostra struttura a disposizione di ragazzi che hanno grosse difficoltà, affinché possano recuperare una vita sociale, comunitaria, perché tutti i giovani hanno diritto ad una seconda possibilità nella loro vita».
Una seconda possibilità concessa grazie alle normative poste alla base del processo penale minorile: «Un “processo-progetto” – precisa la senatrice Federica Chiavaroli, sottosegretaria alla Giustizia – che mira alla rieducazione e al reinserimento del minore, prevedendo una serie di istituti come la sospensione del processo e la messa alla prova che sono peculiari della realtà minorile. Un sistema penale minorile, il nostro, che è un punto di riferimento in Europa a tal punto che negli istituti penali minorili, abbiamo una diminuzione di presenza dei giovani».
Lo conferma il dato numerico dei giovani detenuti reclusi: «Attualmente sono meno 500 – afferma Francesco Cascini, capo dipartimento per la Giustizia minorile e di comunità del Ministero della Giustizia -, un numero tra i più bassi d’Europa, anche se rispetto ai 360 di due anni fa c’è stato un aumento a causa della riforma che ha prolungato la permanenza, dei minori autori di reato, nelle nostre strutture fino ai 25 anni d’età. Transitano nei nostri servizi circa 15 mila-20 mila minori l’anno, oltre 1.500 minori sono in comunità e oltre 2.500 sono messi alla prova». Il solo carcere minorile dell’Aquila conta, annualmente, 15-20 ingressi.
Fotoservizio: Corrado De Dominicis