Famiglia: “Primo antidoto sociale, unica alternativa all’individualismo”
Indebolire la famiglia - ammonisce il presidente della Cei - significa indebolire la società e chi vuole indebolire la famiglia vuole indebolire la società, perché una società fragile nella solidarietà è una realtà che si può manovrare meglio sul piano ideologico, politico ed economico. È questo il progetto mascherato dietro solenni dichiarazioni di principio

«In ogni famiglia è in causa il bene comune e una società che non investe sulla famiglia non investe sul suo futuro». Lo ha affermato oggi il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, nel suo intervento all’assemblea del Forum delle associazioni familiari in corso a Roma: «Indebolire la famiglia – ammonisce il presidente della Cei – significa indebolire la società e chi vuole indebolire la famiglia vuole indebolire la società, perché una società fragile nella solidarietà è una realtà che si può manovrare meglio sul piano ideologico, politico ed economico. È questo il progetto mascherato dietro solenni dichiarazioni di principio».
A detta del porporato, se l’enorme disagio dovuto alla crisi non ha causato danni ancora più gravi di quelli che vediamo e non ha provocato reazioni sociali scomposte, è perché la famiglia ha tenuto: «Le istituzioni – esorta il presidente della Cei – sono chiamate a sostenere la famiglia, che la Chiesa propone come prima dimora dell’umano, proprio perché essa è il perno della società. Non chiediamo né accondiscendenza, né elemosine, ma soltanto giustizia».
Il cardinal Bagnasco si è soffermato in particolare su tre punti: un fisco a misura di famiglia; un’organizzazione del lavoro che rispetti le dinamiche relazionali della famiglia; un impegno forte contro la disoccupazione, che è il primo dei problemi sociali di questa fase: «Peraltro – aggiunge il cardinale, richiamandosi all’esperienza del Forum delle famiglie -, la famiglia non è soltanto oggetto delle politiche sociali, ma anche soggetto attivo. Per dare concretezza a questa dimensione, l’unica strada è quella di stare insieme, di esprimersi a una sola voce, essendo capaci di diventare popolo, per essere interlocutori efficaci delle istituzioni».
E il compito che la Chiesa si è assunta, riassunto dal presidente dei vescovi italiani, è quello di portare alla società quel contributo all’umanizzazione che la luce della fede suscita nell’ambito della famiglia. Questo in una società: «In cui – continua il cardinale Angelo Bangasco – la famiglia è spesso disprezzata sul piano culturale e trascurata su quello sociale e politico».
Il presidente della Conferenza episcopale italiana ha stigmatizzato quella “lettura manichea”, che interpreta in termini di contrapposizione aggressiva ogni volta in cui la Chiesa entra nelle criticità delle vita sociale: «Mentre – rilancia il porporato – lo stile è quello di una pastorale positiva e missionaria, capace di trasmettere il senso della bellezza della famiglia, e anche quando si mettono in evidenza le difficoltà di un situazione, c’è già l’indicazione di una vita d’uscita».
Per il cardinal Bagnasco, insomma, la famiglia è una risorsa e non un ostacolo alla modernizzazione: «Essa – ribadisce – è il primo antidoto sociale, l’unica alternativa praticabile all’individualismo ingenuo e cinico che viene accreditato dalla cultura dominante».
Il presidente della Cei, infine, si è soffermato a questo proposito sulla teoria del gender e sulle sue contraddizioni: «In certi casi – conclude – si azzerano le differenze, in altri campi le differenze vengono assolutizzate e questo avviene perché dietro c’è un approccio ideologico e non la realtà così com’è».