“Sopportiamo la nostra croce, guardando a Gesù e ai sofferenti”
"Questo Gesù - spiega il Papa - è presente in tanti nostri fratelli e sorelle che oggi patiscono sofferenze come Lui. Soffrono per un lavoro da schiavi, soffrono per i drammi familiari, per le malattie… Soffrono a causa delle guerre e del terrorismo, a causa degli interessi che muovono le armi e le fanno colpire"
Era gremita soprattutto dai giovani, in coincidenza con la Giornata mondiale della gioventù che ha visto il passaggio della croce dai ragazzi polacchi di Cracovia a quelli panamensi di Panama, ieri mattina piazza San Pietro per la solennità della Domenica delle Palme presieduta da Papa Francesco: «Essa – afferma il Papa – ha un doppio sapore, dolce e amaro. In essa celebriamo il Signore, che entra osannato in Gerusalemme, e, nello stesso tempo, viene proclamato il racconto evangelico della sua Passione. Per questo il nostro cuore sente lo struggente contrasto, e prova in qualche minima misura ciò che dovette sentire Gesù nel suo cuore in quel giorno, giorno in cui gioì con i suoi amici e pianse su Gerusalemme».
Ma l’accoglienza entusiasta da parte dei discepoli e della folla di Gerusalemme, tuttavia, non fa di Gesù un leader: «Questo Gesù – sottolinea il Pontefice – non è un illuso che sparge illusioni, un profeta “new age”, un venditore di fumo, tutt’altro. È un Messia ben determinato, con la fisionomia concreta del servo, il servo di Dio e dell’uomo che va alla passione, è il grande Paziente del dolore umano».
Gesù, quindi, è il Re che ciononostante in questa Settimana patirà calunnie, oltraggi, tradimenti, l’abbandono, il giudizio iniquo e le percosse, i flagelli, la corona di spine, infine la via crucis e la crocifissione: «E Gesù stesso – ricorda il Santo Padre, citando il Vangelo di Matteo – non ha mai promesso ai suoi discepoli onori e successi. Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Egli ha sempre avvertito i suoi amici che la sua strada era quella, e che la vittoria finale sarebbe passata attraverso la passione e la croce».
E anche per noi il discorso non cambia: «Sopportiamo con pazienza la nostra croce – esorta – guardando a Lui, accettando di portarla giorno per giorno e guardando al prossimo sofferente. Questo Gesù è presente in tanti nostri fratelli e sorelle che oggi patiscono sofferenze come Lui. Soffrono per un lavoro da schiavi, soffrono per i drammi familiari, per le malattie… Soffrono a causa delle guerre e del terrorismo, a causa degli interessi che muovono le armi e le fanno colpire».
Uomini e donne ingannati, violati nella loro dignità, scartati: «In ognuno di loro – aggiunge Bergoglio – c’è Gesù che chiede di essere guardato, di essere riconosciuto, di essere amato. Non è un altro Gesù, è lo stesso che è entrato in Gerusalemme tra lo sventolare di rami di palma e di ulivo. È lo stesso che è stato inchiodato alla croce ed è morto tra due malfattori. Non abbiamo altro Signore all’infuori di Lui. Gesù, umile Re di giustizia, di misericordia e di pace».
Infine, a conclusione dell’Angelus, Papa Francesco ha condannato l’attentato terroristico che poco prima aveva colpito la chiesa copta di San Giorgio a Tanta, città egiziana a nord del Cairo, facendo contare circa 25 morti e oltre 40 i feriti: «Al mio caro fratello, Sua Santità Papa Tawadros II, – afferma il Papa – alla Chiesa copta e a tutta la cara nazione egiziana, esprimo il mio profondo cordoglio, prego per i defunti e per i feriti, sono vicino ai familiari e all’intera comunità. Il Signore converta il cuore delle persone che seminano terrore, violenza e morte e anche il cuore di quelli che fanno e trafficano le armi».
Infine ha ricordato le 4 vittime e i 15 feriti dell’attentato terroristico accaduto venerdì a Stoccolma, compiuto attraverso un camion lanciato sulla folla: «Al Cristo, che oggi entra nella Passione, e alla Vergine Santa – conclude il Pontefice – affidiamo le vittime dell’attentato terroristico avvenuto venerdì scorso a Stoccolma, come anche quanti sono ancora duramente provati dalla guerra, sciagura dell’umanità».