“Quando l’evangelizzazione è faticosa, ricominciate come il Beato Nunzio”
"Ebbene Nunzio, nonostante le difficoltà della vita, - sottolinea monsignor Valentinetti - non si è arreso, la sua fede non ha mai vacillato, si è sentito sempre forte e protetto dalla presenza del Signore nella sua esistenza, forte di quella fede che gli era stata comunicata dalla sua famiglia. E con quella fede è andato in contro anche alle sofferenze e alle fatiche, trasformandole in amore e carità per le persone che vivevano la sua stessa situazione drammatica e di malattia nell’Ospedale degli incurabili a Napoli"
È stata molto partecipata, lunedì pomeriggio presso il Santuario di Pescosansonesco, la Santa messa presieduta dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti che ha aperto le celebrazioni del bicentenario della nascita del Beato Nunzio Sulprizio, nato nel piccolo borgo montano pescarese il 13 aprile 1817.
Nell’omelia, il presule ha introdotto la sua riflessione partendo dal Vangelo del giorno, rilanciando la figura della donna nell’evangelizzazione: «In questo primo giorno dopo la Pasqua – esordisce -, la Parola ci presenta l’annuncio della Risurrezione dato dalle donne, le più coraggiose, che erano andate al sepolcro sfidando il divieto di Ponzio Pilato, dei sommi sacerdoti, degli anziani, degli scribi e dei farisei. Sfidando tutti, anche i soldati a guardia del sepolcro, esse vanno alla ricerca di quel corpo che tante volte avevano servito, di quella persona che avevano ascoltato, di cui avevano visto i miracoli e che sembrava impossibile non potesse più vivere».
Le donne avevano ascoltato le profezie sulla risurrezione di Gesù, ma dopo la passione, la morte e la sepoltura, questo sembrava impossibile: «Ma esse – sottolinea monsignor Valentinetti – non si perdono di coraggio, sfidano l’impossibile recandosi al sepolcro e, vedendo con timore e gioia che la pietra era stata ribaltata, corrono a dare l’annuncio ai discepoli. Ecco le prime messaggere dell’annuncio della risurrezione sono le donne che, in questa circostanza, hanno fatto molto più bella figura degli uomini rimasti rinchiusi nel cenacolo. Chi aveva rinnegato, chi aveva tradito, chi si era dileguato per non farsi vedere come Tommaso. Certamente, dobbiamo considerare attentamente il ruolo che la donna ha avuto nell’evangelizzazione».
A tal proposito, lo stesso arcivescovo ha ricordato come una di queste donne, Maria Maddalena, sia stata definita da Papa Francesco come l’apostola degli apostoli, colei che è stata capace di annunciare: «E se pensiamo – osserva l’arcivescovo Valentinetti – a tutte le donne che collaborano nella comunità parrocchiale, come le catechiste, pensiamo bene che un ruolo molto importante nella vita della fede e della comunità lo hanno proprio le donne, ma lo hanno anche come madri per l’educazione dei figli».
Da qui è partito un appello per guardare con il rispetto e la considerazione che meritano le donne: «Una parola di attenzione, di rispettabilità e di accoglienza – richiama l’arcivescovo di Pescara-Penne – verso questa realtà della vita umana, perché molto spesso le donne vengono bistrattare e una mentalità maschilista le mette in ruoli di secondo piano quando non in situazioni di violenza, e della vita della Chiesa. Ma il Vangelo le pone in un posto importante e quando esse incontrano Gesù, ricevono un messaggio “Non temete, andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea, là mi vedranno”».
Tornare alle origini in Galilea, dunque, dove tutto era cominciato con Gesù che era vissuto a Nazareth. Ma perché questo ritorno?: «Il motivo è semplice – ricorda il presule, citando e parafrasando le parole di Gesù – “Diete ai miei fratelli, a coloro che sono stati miei discepoli, che adesso è venuto il momento di ricominciare l’evangelizzazione da capo. Quello che potevo fare io l’ho fatto, ma quello che adesso devono fare loro devono farlo e non devono perdersi d’animo, ripartendo dalla Galilea per annunciare al mondo di che Gesù Cristo”».
Un messaggio che è rivolto anche a noi: «Ricominciate da capo – esorta monsignor Tommaso Valentinetti -, non scoraggiatevi, anche se avete vissuto l’esperienza della morte del Signore, avete vissuto anche la sua risurrezione e questo è il momento di ricominciare da capo. Certo, la Chiesa è una comunità di fratelli e sorelle, cristiani, vescovi e sacerdoti, che sperimentano continuamente misteri di fatica, di sofferenza e di morte, ma Gesù è il vivente, Gesù è il risorto, Gesù è capace di contraddire ogni difficoltà e ogni menzogna».
Infatti il Vangelo di lunedì si concludeva con il racconto della grande menzogna, secondo la quale i discepoli avevano rubato il corpo di Gesù: «Ebbene – ribadisce l’arcivescovo -, Lui contraddice tutto e dice ai suoi discepoli d’oggi “Non abbiate paura, ricominciate da capo”. Quando l’evangelizzazione sembra sterile, quando la comunicazione della fede sembra faticosa, quando non ce la fate perché vedete che il mondo non vi è favorevole, non abbiate paura, non abbiate timore, ricominciate da capo perché il Signore dice “Io sono con voi”».
E fra le testimonianze più autentiche di un annuncio difficile, eppure perseverante ed efficace, va annoverato lo stesso Nunzio Sulprizio: «Questo fratello – sottolinea l’arcivescovo di Pescara-Penne – ha avuto tanto coraggio, tanta forza, ha avuto la generosità di confidare sulla potenza di Cristo risorto. La sua vita non è stata facile, è stata una vita breve, ma non una vita facile. È stata una vita difficile in anni molto difficili. Pensate a due secoli fa, quando lui è nato, che cosa c’era in questi piccolo borgo sperduto d’Abruzzo. Ebbene Nunzio, nonostante le difficoltà della vita, non si è arreso, la sua fede non ha mai vacillato, si è sentito sempre forte e protetto dalla presenza del Signore nella sua esistenza, forte di quella fede che gli era stata comunicata dalla sua famiglia. E con quella fede è andato in contro anche alle sofferenze e alle fatiche, trasformandole in amore e carità per le persone che vivevano la sua stessa situazione drammatica e di malattia nell’Ospedale degli incurabili a Napoli».
Un esempio, quello del Beato Nunzio, più che mai da perseguire: «Ci vogliamo veramente prostrare di fronte alla sua persona – aggiunge il presule – e chiedendogli la sua stessa intercessione, vogliamo chiedergli la sua presenza per la nostra vita personale, per la vita di questa comunità parrocchiale seppur piccola, ma che deve irraggiare tanta fede tutta la nostra comunità diocesana, e vogliamo chiedergli la sua intercessione per la nostra comunità diocesana, perché ci sia d’esempio indicandoci sempre il Cristo risorto con la sua vita e la presenza in mezzo a noi. Ci indichi la via del Cristo risorto e ci indichi la via, perché anche noi possiamo ricominciare da capo il nostro cammino di fede e la nostra evangelizzazione».
Infine, l’arcivescovo Valentinetti ha affidato dall’intercessione del Beato Nunzio Sulprizio tutte le persone bisognose: «I malati – conclude -, i poveri, coloro che sono più in fatica e necessità, gli operai e i lavoratori – Nunzio è vissuto anche dentro questo crogiolo di un lavoro pesante (nella bottega di fabbro dello zio) -. Ebbene, interceda lui per tutti, accompagnato anche dalla potente intercessione della Madre celeste che lui amava tanto, la Vergine Maria».