Tribunali ecclesiali: “Giudichiamo con sguardo lungo, la verità sarà piena nel Regno di Dio”
"Quest’anno - illustra don Antonio De Grandis, presidente del Tribunale ecclesiastico regionale - abbiamo portato a sentenza 145 cause, raddoppiando quelle concluse l’anno scorso. La riforma di Papa Francesco ha avuto un effetto estremamente positivo sull’andamento delle cause, anche per quanto riguarda i tempi della celebrazione dei processi che si stanno progressivamente riducendo, con l’adozione del processo breve"

Ieri pomeriggio è stato l’arcivescovo di Pescara-Penne, nonché moderatore del Tribunale ecclesiastico abruzzese e molisano, monsignor Tommaso Valentinetti ad aprire i lavori del quarantanovesimo Congresso nazionale dell’Associazione canonistica italiana dal tema “I soggetti del nuovo processo matrimoniale canonico” – che si sta svolgendo presso l’Hotel Carlton di Pescara fino a giovedì – presiedendo la Santa messa nella Cattedrale di San Cetteo.
Nell’omelia, l’arcivescovo si è lasciato ispirare dal versetto del salmo responsoriale della celebrazione eucaristica “Davanti al Signore che viene: sì, egli viene a giudicare la terra; giudicherà il mondo con giustizia e nella sua fedeltà i popoli”: «Operatori della giustizia nel nome del Signore – esordisce monsignor Valentinetti, parlando ai partecipanti -, questo in definitiva siamo noi, visto che ultimamente noi vescovi siamo stati chiamati direttamente a esercitare questo ministero all’interno delle nostre Chiese locali».
Non a caso, l’appuntamento approfondirà ruoli e competenze toccati dalla riforma del processo canonico, per le cause di dichiarazione di nullità del matrimonio, attuata da Papa Francesco attraverso il motu proprio “Mitis Iudex Dominus Iesus”, che ha abbreviato il rito assegnando al vescovo diocesano il ruolo di giudice nel decretare la nullità matrimoniale: «C’è da tremare – riflette l’arcivescovo di Pescara-Penne – di fronte a una responsabilità così grande perché il nostro lavoro, la nostra lettura attenta dei fatti di qualunque genere siano, di carattere matrimoniale o forse anche – a volte – di carattere penale, devono essere giudicati con uno sguardo lungo che porta a individuare la verità che sarà piena e totale nel mistero del Regno di Dio che viene. Quando realmente Lui discenderà dal cielo tutti risorgeranno, ma risorgeranno nella verità profonda di se stessi. Ecco, allora, la ricerca qualche volta affannosa, faticosa, incerta e debole di questa verità che ci affanniamo di trovare dentro le storie personali di tanti fratelli e sorelle che si rivolgono a noi, che possiamo essere avvocati, giudici e periti all’interno di questo servizio che siamo chiamati a svolgere nei tribunali».
Al di là di tutto, la presenza di Cristo è nella storia dell’umanità: «Ma – ammonisce monsignor Tommaso Valentinetti – attenzione alla presenza di Cristo nella storia di ogni persona. Per qualcuno nella fede profonda e matura, per qualcun altro nella tiepidezza di una ricerca che forse si agita nella propria vita – alle volte per convenienza, alle volte per una volontà profonda non ancora riconosciuta, in altre forse solo per avere una soddisfazione umana che, probabilmente, non ha niente a che fare con la fede -, ma il mistero di Cristo può passare attraverso tutte queste situazioni. Ecco, allora, la nostra meticolosità, la nostra ricerca del bene comune, del bene delle singole persone, ecco la ricerca di rendere presente la verità di Gesù Cristo nella storia e nella vita delle persone».
Da qui un auspicio e una preghiera, per un esercizio equilibrato della giustizia che potrebbe far sentire turbati e inadatti coloro che saranno chiamati ad applicarlo: «Che sia per noi – afferma il presule – la forza dello Spirito a raddrizzare le vie storte, che sia la forza dello Spirito a raddrizzare i pensieri faticosi, che sia la forza dello Spirito a suggerirci le vie della verità, sempre nella ricerca di una certezza morale, di una certezza profonda che ci dà la possibilità di dire una parola secondo il Santo Evangelo di Gesù Cristo».
Al termine della Santa messa, presso l’Auditorium Petruzzi di via delle Caserme, ha avuto inizio il congresso vero e proprio, introdotto dal presidente dell’Associazione canonistica italiana monsignor Erasmo Napolitano: «In altre occasioni – spiega – abbiamo già parlato della riforma di Papa Francesco riguardo la nullità dei processi matrimoniali, ma dopo gli ultimi appuntamenti abbiamo ritenuto di continuare la riflessione, convinti che ci è richiesta una rivisitazione delle diverse figure coinvolte nel procedimento canonico, dalla fase di consulenza, alla fase propriamente processuale fino alla ricezione della sentenza».
In seguito, anche l’arcivescovo Valentinetti è entrato nel merito della riforma: «Sta dando delle risposte concrete – sottolinea -, belle e attente a coloro che, forse, non meritavano di attendere tanto tempo – che sia potuto essere un anno o più tempo – per la dichiarazione di nullità matrimoniale. Perché oggi con tempi relativamente brevi, tra i tre e i quattro mesi, la sentenza di nullità viene pronunciata dal vescovo portando benefici anche sul piano pastorale».
Una rapidità che nella regione ecclesiastica Abruzzo-Molise è tale, grazie all’impegno sinergico del personal impiegato nel Tribunale ecclesiastico abruzzese e molisano: «Quest’anno – illustra don Antonio De Grandis, presidente del tribunale – abbiamo portato a sentenza 145 cause, il doppio di quelle concluse l’anno scorso. La riforma di Papa Francesco ha avuto un effetto estremamente positivo sull’andamento delle cause, anche per quanto riguarda i tempi della celebrazione dei processi che si stanno progressivamente riducendo, con l’adozione del processo breve».
Un lavoro efficiente, quello del Tribunale ecclesiastico regionale, riconosciuto anche dai colleghi della magistratura civile: «Non sono un esperto di diritto canonico – commenta Angelo Bozza, presidente del Tribunale civile di Pescara -, ma devo constatare che ormai c’è sempre maggiore interferenza tra le nostre decisioni, di separazioni e divorzi, e quelle del tribunale ecclesiastico nel senso che queste ultime aumentano. Mi capita sempre più frequentemente di vedere sentenze canoniche di nullità matrimoniale. Mi fa piacere di aver sentito dei tempi brevissimi del Tribunale ecclesiastico rispetto ai nostri, ben diversi, ma ormai anche al Tribunale di Pescara le decisioni presidenziali chiudono subito, o con qualche mese di ritardo, l’80-85% dei processi di separazione e divorzio».

Mons. Juan Ignatio Arrieta Ochoa de Chinchetru, segretario Pontificio Consiglio per i testi legislativi
Ha concluso la prima giornata dei lavori la prolusione di monsignor Juan Ignatio Arrieta Ochoa de Chinchetru, segretario del Pontificio Consiglio per i testi legislativi, sul tema “L’esercizio della funzione ecclesiastica nelle riforme di Papa Francesco”: «Nell’ultimo discorso alla Curia romana del 22 dicembre scorso – osserva il presule -, il Papa ha riconosciuto che l’anima della riforma sono gli uomini che ne fanno parte e la rendono possibile, ribadendo l’importanza della conversione individuale, senza la quale saranno inutili tutti i cambiamenti delle strutture».
Ci sono, in particolare, quattro virtù che devono caratterizzare i protagonisti della riforma: «La pastoralità – elenca monsignor Arrieta Ochoa de Chinchetru -, ovvero l’accompagnamento nel cammino di fede e spirituale in risposta ai bisogni delle persone; la professionalità, caratterizzata dall’accettazione delle sfide poste dalla nuova situazione sociale affrontandola con la mente aperta per individuare soluzioni concrete; la collegialità, dando vita a un lavoro d’equipe per costruire – con rispetto e lealtà – insieme ai colleghi; l’ecclesialità, in questo mondo contraddistinto da secolarizzazione e materialismo bisogna evitare la malattia dell’eccessiva operosità, trascurano esperienze di spiritualità e umanità». Principi validi, questi, anche per i soggetti coinvolti nella riforma del processo sulla nullità matrimoniale.