Enigma risolto: San Cetteo fu vescovo di Aternum e non di Amiternum
"Oggi si fa fede ad un manoscritto del 1696, che racconta il suo martirio (muore gettato ne fiume Pescara da un ponte con una pietra al collo nel 597, dopo essere stato accusato di tradimento al tempo dell’invasione longobarda) - spiega Berardi -, secondo cui Cetteo era vescovo di Amiternum, ma un secondo manoscritto del XIII secolo studiato dal filologo croato Nicholas Everett dimostra come un condottiero longobardo si sarebbe fatto aiutare da un capitano di ventura bizantino, Vitaliano di Ortona, per entrare ad Aternum. A conferma di ciò, nel XVII secolo il religioso messicano Cabrera Iquintero scrisse una poesia latina (custodita nella Biblioteca nazionale di Città del Messico) in cui parlò del martirio di San Cetteo, riferendosi a un testo che indicava Cetteo vescovo di Aternum"
È stato un percorso alla riscoperta della storia di Pescara quello che domenica ha promosso la Presidenza del Consiglio Comunale di Pescara, con la collaborazione del Circolo Aternino, all’interno e all’esterno della Cattedrale di San Cetteo.
Nel primo pomeriggio, infatti, una grande folla di curiosi ha risposto all’invito del presidente del Consiglio Comunale Antonio Blasioli, facendosi trovare davanti ai resti dell’antica chiesa di Santa Gerusalemme – coperti da alcune teche di vetro – per riscoprirne la storia grazie all’approfondimento curato dallo studioso Camillo Chiarieri.
Poi ha avuto luogo la presentazione della guida turistica intitolata “La Cattedrale di San Cetteo a Pescara”, che raccoglie reperti storici e fotografici individuati dal Circolo Aternino: «Oggi – sottolinea Antonio Blasioli, presidente del Consiglio Comunale – abbiamo un libricino che la racconta a chi non la conosce, perché viene da fuori Pescara, ma anche alla gente che vuole conoscerla meglio».
Una guida presentata il 12 marzo, lo stesso giorno in cui 154 anni fa nacque Gabriele D’Annunzio riportandone nuovi scorci di vita. E fu proprio il Vate a donare alla Cattedrale la tela seicentesca del Guercino, che raffigura San Francesco al ricevimento delle stimmate: «La bellezza salva il mondo – commenta don Francesco Santuccione, abate di San Cetteo -. Questa sera è uno spicchio di bellezza custodito nella Cattedrale a venire messo in luce. Lasciamoci impregnare dalle cose belle e portiamo il bello con noi».
Per l’occasione il filologo Francesco Berardi, ha rivelato un nuovo particolare che potrebbe mettere fine alla contesa in atto fra gli storici, relativamente a quale fosse la vera sede episcopale dell’attuale Santo patrono e allora vescovo Cetteo tra Amiternum, l’attuale San Vittorino a L’Aquila, e Aternum, l’attuale Pescara: «Oggi si fa fede ad un manoscritto del 1696, che racconta il suo martirio (muore gettato ne fiume Pescara da un ponte con una pietra al collo nel 597, dopo essere stato accusato di tradimento al tempo dell’invasione longobarda) – spiega l’esperto -, secondo cui Cetteo era vescovo di Amiternum, ma un secondo manoscritto del XIII secolo studiato dal filologo croato Nicholas Everett dimostra come un condottiero longobardo si sarebbe fatto aiutare da un capitano di ventura bizantino, Vitaliano di Ortona, per entrare ad Aternum. A conferma di ciò, nel XVII secolo il religioso messicano Cabrera Iquintero scrisse una poesia latina (custodita nella Biblioteca nazionale di Città del Messico) in cui parlò del martirio di San Cetteo, riferendosi a un testo che indicava Cetteo vescovo di Aternum». Sarebbe questa la conferma che, nel 590, Papa Gregorio Magno nominò effettivamente Cetteo vescovo dell’attuale Pescara.