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Cortile dei gentili: “Ci sono atei che si interessano di teologia più dei fedeli”

"Questa è la grande malattia del nostro tempo, l’indifferenza - sottolinea il cardinale Ravasi -. Io non potrei mai fare un Cortile dei gentili con degli indifferenti, per i quali che Dio esista o non esista è una cosa del tutto irrilevante"

Lo ha affermato mercoledì il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio della cultura, nella prolusione d’apertura dell’anno accademico dell’Istituto Toniolo

Il cardinale Gianfranco Ravasi, insieme all'arcivescovo Tommaso Valentinetti, durante la prolusione

«Meglio avere un avversario intelligente, che un seguace o adulatore pallido, incolore e inodore e insapore. Ci sono atei che si interessano di teologia molto più di altri fedeli». Lo ha affermato mercoledì sera il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio della cultura, intervenuto in una gremita Sala consiliare del Comune di Pescara per tenere la prolusione dal tema “Il cortile dei Gentili, dallo scontro all’incontro”, in occasione dell’inizio dell’anno accademico 2017-2018 dell’Istituto superiore di Scienze religiose Giuseppe Toniolo che vive un anniversario speciale: «Siamo all’inizio del decimo anno delle riforma universitaria europea – ricorda il direttore Padre Roberto Di Paolo -, perché dieci anni fa questo istituto è entrato negli standard di formazione delle università europee e attualmente propone una formazione in Scienze religiose, attraverso un corso di laurea triennale e uno magistrale rivolto all’insegnamento. Cerchiamo dunque non solo di preparare gli insegnanti della fascia costiera dell’Abruzzo-Molise, ma di farlo anche secondo i requisiti previsti dalla formazione universitaria dell’Unione europea».

Padre Roberto Di Paolo, direttore dell’Issr Giuseppe Toniolo

Dunque quest’anno, complice anche la cerimonia inaugurale della nuova Biblioteca diocesana Carlo Maria Martini, la prolusione è stata affidata a un relatore prestigioso come il cardinale Ravasi: «Innanzitutto – spiega Padre Di Paolo – perché è uno studioso e un professore, è stato lui a proporre il tema nonché questa forma di contatto con la formazione teologica che esce dalla sacrestia ed entra in dialogo con il territorio».

Da qui l’approfondimento sul Cortile dei gentili, ovvero lo spazio dedicato al dialogo tra credenti e non credenti: «Per fare in modo – spiega il presidente del Pontificio consiglio della cultura – che uomini e donne che hanno in sé diverse visioni dell’essere e dell’esistere, diverse concezioni antropologiche, si incontrino tra di loro e dialoghino in maniera vicina, serena e devo dire che quest’esperienza che abbiamo iniziato a fare dal 2010 in tutto il mondo, è tra le più sorprendenti. Ho voluto partire facendo una prolusione sul Cortile dei gentili all’Università di Bologna, il più antico ateneo d’Europa e del mondo, ma l’inaugurazione vera e propria l’abbiamo tenuta a Parigi che era un po’ considerata la città laica di una repubblica laica. Utilizzammo delle stazioni ideali, dei cortili quali l’Università La Sorbona, l’Academie de France, l’Unesco e la piazza davanti a Notre Dame. Bisognava trovare dei siti che fossero il più possibile spazi nei quali le diversità non si temono e si ascoltano. Anche il fatto che oggi ci troviamo all’interno di un palazzo municipale è significativo, perché in un’altra città tra le più laiche e secolarizzate come Berlino il sindaco ci aveva offerto per cominciare il Municipio con la sua sala principale, in modo tale che una comunità così secolarizzata come quella – con una molteplicità di religioni e di forme di agnosticismo differenti – si ritrovasse».

Stabilito il luogo, bisognava poi capire di cosa parlare, come programmare il Cortile dei gentili: «Credo – osserva il cardinale Ravasi – che la prima componente rilevante degli incontri sia quella di una catarsi, di una purificazione reciproca. Una cosa non sempre così facile. Pensate a quanti pregiudizi esistono da parte degli atei nei nostri confronti e da parte dei credenti verso gli altri. Pensiamo come sia necessario, quando ci si incontra, lasciare cadere tante concezioni da parte dei non credenti ancora convinti che la religione sia una sorta di mitologia vaga, sia un elemento illusorio e consolatorio, non abbia in sé una sua drammatica, una sua dignità intellettuale. Pensate cosa vuol dire un certo ateismo, per fortuna abbastanza raro, di qualche rappresentante sprezzante, sarcastico, infantilmente dissacratorio. Ma dall’altra parte, non dimentichiamo che esiste un orizzonte così fragile da scadere nella superstizione, con visioni religiose sacrali che decollano dalla realtà verso cieli mitici e mistici, ma inconsistenti. Pensate cosa vogliono dire certi devozionalismi, certe forme religiose degradate, però noi non giudichiamo quelli che li vivono perché sono loro di aiuto. Pensate in molti Paesi, che preoccupano anche dal punto di vista sociale, alla diffusione di certi gruppi religiosi o sette. Bisogna trovare quel rispetto reciproco delle visioni autentiche, che stanno alla base dell’agnosticismo e di una credenza».

Da qui l’importanza del dialogo tra credenti e non credenti, improntato sulla catarsi, sulla purificazione e sul rispetto tra le parti, che però non può fare a meno di due contenuti a partire da quello antropologico: «È veramente la componente di base – sottolinea il porporato – sulla quale, purtroppo, o si fa poco o si fa tutto secondo stereotipi e luoghi comuni. Io ho sentito più di una volta di non credenti che proponevano per un Cortile dei gentili la discussione sulla natura umana, sul concetto della verità che si basa sulla concezione classica alla base della teologia. La verità ci precede e ci eccede, tant’è vero che le religioni la identificano con Dio. “Io sono la via, la verità e la vita”, dice Cristo».

La sala consiliare del Comune di Pescara gremita dal pubblico

C’è poi il contenuto teologico: «Devo dire – rivela il presidente del Pontificio consiglio della cultura – che molti non credenti mi chiedono di parlare della trascendenza. Lo scrittore franco-rumeno Cioran, figlio di un prete ortodosso, che vive a Parigi esule, fieramente ateo, scrive frasi di questo genere “Mi sono sempre aggirato attorno a Dio come un delatore, incapace di invocarlo l’ho spiato. La mia vita è stata una ricerca frenetica di Lui con la paura di trovarlo”. E ancora “Dio, senza di Te sono pazzo e con Te impazzisco”. Citando ancora Cioran, “Consumato fino all’osso, il vostro cristianesimo ha smesso di essere fonte di stupore e di scandalo, ha smesso di scatenare vizi e di fecondare intelligenze. Avete spolpato il cristianesimo, l’avete ridotto a uno scheletro che non ha più la capacità di incidere”. Questa è la grande malattia del nostro tempo, l’indifferenza. Io non potrei mai fare un Cortile dei gentili con degli indifferenti, per i quali che Dio esista o non esista è una cosa del tutto irrilevante».

Al termine della sua prolusione, il cardinale Gianfranco Ravasi ha quindi proposto una poesia tratta da “I canti ultimi” di Padre David Maria Turoldo, che riporta spesso all’interno del Cortile dei gentili per rivolgersi agli atei:

“Fratello ateo nobilmente pensoso, alla ricerca di un Dio che io non so darti, attraversiamo insieme il deserto. Di deserto in deserto, andiamo oltre la foresta della fede liberi e nudi verso il Nudo Essere – per il credete è una persona, è Dio, per il non credente è la meta ultima – e là dove la Parola muore, abbia fine il nostro cammino”.

Al termine l’arcivescovo Valentinetti, in quanto moderatore dell’Istituto superiore di Scienze religiose Giuseppe Toniolo, ha dichiarato aperto l’anno accademico 2017/2018.

About Davide De Amicis (4360 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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