Disabili : a scuola ancora troppe barriere
Il diritto allo studio è uno dei diritti fondamentali ed inalienabili della persona, sancito dalla Dichiarazione universale dei diritti umani dell’ONU. Recita così il documento sui diritti individuali, firmato a Parigi il dieci dicembre 1948, la cui redazione fu promossa dalle Nazioni Unite perché venisse applicata e rispettata da tutti gli stati membri.
Tale sacrosanto e basilare principio, quindi, ha o meglio, dovrebbe avere, il condizionale è d’obbligo nostro malgrado validità per tutti. D’altronde, però, siamo in una società evoluta che è regolamentata da leggi, regole, principi e diritti che ne caratterizzano il flusso vitale. Ma in una nazione “civile “ come come si definisce l’Italia, è davvero così? No. Per gli alunni con disabilità a quanto sembra no. Quello che è appena cominciato o che sta per iniziare infatti sarà un anno scolastico pieno di incognite per gli alunni disabili italiani e per loro famiglie. Carenza di docenti di sostegno specializzati, mancata realizzazione di piani didattici personalizzati, ancora troppe barriere architettoniche nelle scuole, carenza di servizi di trasporto gratuito e di assistenza: sono alcune tra le tante criticità a cui i diversamente abili dovranno far fonte. Ad accoglierli 139.000 insegnanti per il sostegno, a cui se ne sono aggiunti circa 13mila recentemente stabilizzati dal governo. A fare presente la situazione è la Uildm,Unione italiana lotta alla distrofia muscolare. Secondo la Fish (Federazione italiana superamento dell’handicap) mancano ancora all’appello circa 40mila posti di ruolo di docenti specializzati nel sostegno. Il rischio, concreto peraltro, è che molti ragazzi si vedano cambiare insegnante nel corso dell’anno scolastico compromettendo il loro percorso educativo. «Un intervento senz’altro positivo quello del governo ma non sufficiente a garantire continuità didattica e a fare in modo che tutti i bambini e i ragazzi con disabilità possano seguire le lezioni ogni giorno», dichiara Anna Mannara, consigliere nazionale Uildm. Circa l’80% degli alunni ha cambiato due insegnanti di sostegno nel corso dell’ anno e il 48% ne ha cambiati 3. Il 15% ne ha cambiati 4 e il 6% ha cambiato addirittura 5 insegnanti di sostegno nel corso dell’anno (dati Fish). Secondo l’Istat, il 7% degli alunni con disabilità nella scuola primaria e il 6% nella scuola secondaria di primo grado non è autonomo in una delle seguenti attività: spostarsi, mangiare, andare in bagno. «In molti casi l’insegnante di sostegno non basta – continua Anna Mannara -. Laddove l’alunno non sia autonomo nella mobilità, nel mangiare o andare in bagno, deve poter contare del supporto fornito da un’altra figura professionale, l’assistente all’autonomia e alla comunicazione o assistente ad personam». A carico degli enti locali dovrebbe essere anche il servizio di trasporto dal domicilio alle strutture scolastiche: «non sempre garantito per mancanza di fondi e di competenza dopo la soppressione delle Province nel 2014». Inoltre, secondo la Corte dei Conti, per l’anno scolastico 2017/2018 su un totale di 39.847 edifici attivi, più di 10mila non risultano in regola con la normativa sulle barriere architettoniche.
Ergo, le leggi e i diritti ci sono, ma manca sempre qualcosa per arrivare alla meta. Ricordiamo che la disabilità non è altro che “una condizione di salute in un ambiente sfavorevole”. A definirla in questo modo è la Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (ICF) . Dunque è l’ambiente che crea condizioni non favorevoli a determinare la disabilità . Nient’altro. Per questo motivo, bisogna far si che tali condizioni ci siano, considerando sempre che si sta parlando di diritti e di persone disabili e non di disabili persone. Occorre insomma che l’essere umano in quanto tale venga posto al centro. Del resto il rispetto di un diritto presuppone sempre l’adempimento di un dovere.