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Malati: “Gesù Cristo offre loro la sua persona ristoratrice”

"Il vostro agire – avverte Papa Francesco, rivolgendosi al personale sanitario - sia costantemente proteso alla dignità e alla vita della persona, senza alcun cedimento ad atti di natura eutanasica, di suicidio assistito o soppressione della vita, nemmeno quando lo stato della malattia è irreversibile"

Lo ha affermato Papa Francesco nel messaggio per la Giornata mondiale del malato 2020

Papa Francesco

È stato pubblicato oggi il messaggio di Papa Francesco in occasione della Giornata mondiale del malato, che verrà celebrata martedì 11 febbraio 2020 nella memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes, incentrata sul tema del Vangelo di Matteo (11,28) “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro”: «Gesù Cristo – esordisce il Papa -, a chi vive l’angoscia per la propria situazione di fragilità, dolore e debolezza, non impone leggi, ma offre la sua misericordia, cioè la sua persona ristoratrice. Queste parole esprimono la solidarietà del Figlio dell’uomo, Gesù Cristo, di fronte ad una umanità afflitta e sofferente».

Nelle parole di Francesco una constatazione: «Gesù guarda l’umanità ferita – sottolinea -. Egli ha occhi che vedono, che si accorgono, perché guardano in profondità, non corrono indifferenti, ma si fermano e accolgono tutto l’uomo, ogni uomo nella sua condizione di salute, senza scartare nessuno, invitando ciascuno ad entrare nella sua vita per fare esperienza di tenerezza».

Soffermandosi sul perché Gesù Cristo nutre questi sentimenti, il Pontefice spiega che «Egli stesso si è fatto debole, sperimentando l’umana sofferenza e ricevendo a sua volta ristoro dal Padre. Diversificando le forme gravi di sofferenza, in queste circostanze si avverte a volte una carenza di umanità e risulta perciò necessario personalizzare l’approccio al malato, aggiungendo al curare il prendersi cura, per una guarigione umana integrale. Nella malattia la persona sente compromessa non solo la propria integrità fisica, ma anche le dimensioni relazionale, intellettiva, affettiva, spirituale. Attende perciò, oltre alle terapie, sostegno, sollecitudine, attenzione. Insomma, amore. Inoltre, accanto al malato c’è una famiglia che soffre e chiede anch’essa conforto e vicinanza».

A darlo c’è innanzitutto il Signore: «La malattia, rivolgendosi direttamente ai malati – ricorda il Santo Padre – vi pone in modo particolare tra quanti, “stanchi e oppressi”, attirano lo sguardo e il cuore di Gesù. Da lì viene la luce per i vostri momenti di buio, la speranza per il vostro sconforto. In Lui (Gesù, ndr), infatti, le inquietudini e gli interrogativi che, in questa “notte” del corpo e dello spirito, sorgono in voi troveranno forza per essere attraversate. , Cristo non ci ha dato ricette, ma con la sua passione, morte e risurrezione ci libera dall’oppressione del male. In questa condizione avete certamente bisogno di un luogo per ristorarvi e la Chiesa vuole essere sempre più e sempre meglio la “locanda” del Buon Samaritano che è Cristo, cioè la casa dove potete trovare la sua grazia che si esprime nella familiarità, nell’accoglienza, nel sollievo. Una casa dove è possibile incontrare persone che, guarite dalla misericordia di Dio nella loro fragilità, sapranno aiutarvi a portare la croce facendo delle proprie ferite delle feritoie, attraverso le quali guardare l’orizzonte al di là della malattia e ricevere luce e aria per la vostra vita».

Dal Pontefice è giunto poi un elogio al servizio degli operatori sanitari: «Che – riconosce – con competenza agiscono facendo sentire la presenza di Cristo, che offre consolazione e si fa carico della persona malata curandone le ferite». Ma non è mancato un ammonimento rivolto a questi ultimi: «Anche loro – precisa Bergoglio – sono uomini e donne con le loro fragilità e pure le loro malattie». A proposito di fragilità, Papa Francesco ha messo in guardia gli operatori sanitari sulla loro condotta: «Il vostro agire – avverte – sia costantemente proteso alla dignità e alla vita della persona, senza alcun cedimento ad atti di natura eutanasica, di suicidio assistito o soppressione della vita, nemmeno quando lo stato della malattia è irreversibile». Un monito lanciato ricordando che il sostantivo “persona” viene sempre prima dell’aggettivo “malata”: «Nell’esperienza del limite – ribadisce il Papa ai medici – e del possibile fallimento anche della scienza medica, di fronte a casi clinici sempre più problematici e a diagnosi infauste, siete chiamati ad aprirvi alla dimensione trascendente, che può offrirvi il senso pieno della vostra professione. La vita è sacra e appartiene a Dio, pertanto è inviolabile e indisponibile. La vita va accolta, tutelata, rispettata e servita dal suo nascere al suo morire. Lo richiedono contemporaneamente sia la ragione sia la fede in Dio autore della vita». Un’attenzione il Santo Padre l’ha quindi posta anche sull’obiezione di coscienza: «Che in certi casi – esorta il Pontefice – è per voi la scelta necessaria per rimanere coerenti a questo “sì” alla vita e alla persona. Quando non potrete guarire, potrete sempre curare con gesti e procedure che diano ristoro e sollievo al malato».

Il pensiero di Francesco è andato anche ad alcuni contesti di guerra e di conflitto violento: «In cui – conclude – sono presi di mira il personale sanitario e le strutture che si occupano dell’accoglienza e assistenza dei malati. Attaccare coloro che sono dedicati al servizio delle membra sofferenti del corpo sociale non giova a nessuno».

Infine, Papa Bergoglio ha rivolto un appello: «Pensando – afferma – ai tanti fratelli e sorelle che, nel mondo intero, non hanno la possibilità di accedere alle cure, perché vivono in povertà, mi rivolgo alle istituzioni sanitarie e ai Governi di tutti i Paesi del mondo affinché, per considerare l’aspetto economico, non trascurino la giustizia sociale. Auspico che si cooperi perché tutti abbiano accesso a cure adeguate per la salvaguardia e il recupero della salute».

About Davide De Amicis (4378 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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