Donne al vertice: “Cammino faticoso e ancora incompiuto in Italia”
"La scarsa presenza femminile ai vertici degli uffici manifesta, a nostro avviso - sottoline Agnese Ranghelli -, un deficit di democrazia ancora presente nella vita sociale e politica italiana, che come Coordinamento donne Acli vogliamo denunciare, non solo come limite alla realizzazione personale e professionale delle cittadine italiane, ma anche come vulnus per l’intera comunità nazionale"

È un’interessante riflessione sulla parità di genere quella condotta dalla responsabile nazionale del coordinamento donne delle Associazioni cristiane lavoratori italiani (Acli) Agnese Ranghelli, in occasione dell’odierna Giornata internazionale della donna: «Da pochi mesi – ricorda – Marta Cartabia è stata eletta alla presidenza della Corte Costituzionale, prima donna nella storia. La sua nomina è indice del cammino compiuto dalle donne italiane nelle istituzioni del Paese, che è stato lungo e faticoso e resta per molti aspetti ancora incompiuto».

Ma solo nel 2006 le donne elette in Parlamento hanno superato quota 150 e dagli anni ’70 solo nel 7% dei casi le Commissioni parlamentari sono state guidate da una donna. Oggi – su una popolazione femminile che rappresenta il 51,3% di quella totale – in Parlamento il 34% delle presenze è donna, come pure la presidente del Senato: due traguardi mai raggiunti. Tuttavia fra i ministri si contano solo otto donne (poco più di un terzo), di cui tre senza portafoglio. A livello regionale e comunale le cose non vanno meglio. Perfino la magistratura, largamente popolata da donne, vede una scarsa rappresentanza femminile negli organi di vertice: «La presenza delle donne nei luoghi decisionali, particolarmente nei ruoli apicali, anche nelle istituzioni, è ancora in Italia, nel 2020, tutt’altro che realizzata e scontata – aggiunge la Ranghelli -. La stessa straordinarietà con cui è stata accolta la nomina della Cartabia, la dice lunga su quanta distanza ancora esiste nel nostro Paese tra una “normale” e paritaria rappresentanza di genere nelle istituzioni e la realtà fattuale. La scarsa presenza femminile ai vertici degli uffici manifesta, a nostro avviso, un deficit di democrazia ancora presente nella vita sociale e politica italiana, che come Coordinamento donne Acli vogliamo denunciare, non solo come limite alla realizzazione personale e professionale delle cittadine italiane, ma anche come vulnus per l’intera comunità nazionale».
Per questo il Coordinamento ha deciso di dedicare la giornata dell’8 marzo di quest’anno alla parità di genere anche su questo versante, mediante lo slogan “lo ‘Stato’ delle Donne”, ricordando che «proprio la parità come uguaglianza dei diritti, le pari opportunità come divieto di discriminazione in base al sesso di appartenenza e la rimozione degli ostacoli alla partecipazione economica, politica e sociale sono principi cardine della nostra Carta fondamentale, varata 70 anni fa».
Comunque, nel mondo del lavoro, un’indagine dell’Unione europea delle cooperative (Uecoop) ha annunciato il record degli ultimi 40 anni fatto registrare dalle donne per l’occupazione, segnando un +16%: «Anche se – precisa l’Uecoop – il divario con gli uomini resta fra i più alti d’Europa. Pur continuando a registrare una differenza a favore dei maschi di almeno 18 punti contro i 10 della media dell’Unione europea, fra il 1977 e il 2018 il tasso di occupazione degli uomini è calato dal 74,6 al 67,6%, mentre quello delle donne è aumentato dal 33,5 al 49,5%, segno di un sempre maggior coinvolgimento dell’universo femminile del mondo produttivo, comprese le posizioni apicali, anche se non si è ancora raggiunta la parità di genere visto che nei consigli di amministrazione (Cda) delle società quotate in Borsa la presenza femminile ha raggiunto per la prima volta il 36,4%. Una situazione che colloca l’Italia al quinto posto a livello mondiale per donne nei Cda, preceduta da Svezia, Belgio, Norvegia e Francia», precisa Uecoop riferendosi allo studio di Credit Suisse “The CS Gender 3000 in 2019”.
Ma in Italia il divario di genere è anche un problema geografico: «Visto che nel Mezzogiorno – rileva l’indagine – lavora solo 1 donna su 3 (32,2%), contro quasi il 60% delle regioni del Nord e a livello nazionale differenze si registrano anche sul fronte dei redditi con quelli delle donne lavoratrici, che sono in media del 25% inferiori a quelli dei maschi (15.373 euro rispetto a 20.453 euro nel 2017). La partecipazione delle donne al mondo del lavoro è poi molto legata ai carichi familiari, con il tasso di occupazione delle madri è più basso di quello delle donne senza figli».
LE DONNE ABRUZZESI SCELGONO L’AGRICOLTURA
E in Abruzzo, secondo i dati dell’Osservatorio dell’imprenditoria femminile Unioncamere-Infocamere ripresi da Coldiretti, quasi quattro aziende agricole su dieci (il 35,3%) sono guidate da donne per un totale di quasi 10 mila imprenditrici nel 2019: «Il protagonismo femminile – sottolinea la Coldiretti Abruzzo – ha rivoluzionato l’attività agricola come dimostra l’impulso dato dalla loro presenza nelle attività di educazione alimentare ed ambientale con le scuole, le agritate, gli agriasili, le fattorie didattiche, i percorsi rurali di pet-therapy, gli orti didattici, ma anche nell’agricoltura di precisione e a basso impatto ambientale, nel recupero delle piante e degli animali in estinzione, fino nella presenza nei mercati di vendita diretta di Campagna Amica oltre che nell’agriturismo. Nell’attività imprenditoriale agricola, le donne hanno dimostrato capacità di coniugare la sfida con il mercato e il rispetto dell’ambiente, la tutela della qualità della vita, l’attenzione al sociale, a contatto con la natura assieme alla valorizzazione dei prodotti tipici locali e della biodiversità».

E tra le imprenditrici, spiccano particolarmente le giovani: «Sono sempre di più – conferma Antonella Di Tonno, responsabile regionale di Coldiretti donne Impresa Abruzzo – le aziende femminili guidate da ragazze under 35 pronte a salire sul trattore, che hanno puntato sull’uso quotidiano della tecnologia per gestire sia il lavoro che lo studio, magari usando lo smartphone per controllare gli animali in stalla nelle pause di studio all’università oppure per gestire on line acquisti e prenotazioni in agriturismo. Oggi le donne possono sfruttare le grandi possibilità offerte dall’agricoltura sociale, dall’agriturismo e dalla vendita diretta e non sono poche le donne ai vertici di aziende più grandi e strutturate, anche in Abruzzo. La loro più grande capacità è sicuramente quella di riuscire a coniugare in forma responsabile visione imprenditoriale con il bene comune, capacità di impresa con etica, produzione con le aspettative sociali, presupposti alla base del progetto ambizioso che Coldiretti sta contribuendo a realizzare, mettendo a sistema le esperienze delle imprenditrici agricole sul territorio italiano».