Tratta: “Nel mondo più di 40 milioni le vittime, 1 su 4 è minorenne”
In questo momento di diffusione del Covid-19 – afferma Aloysius John, segretario generale di Caritas internationalis -, denunciamo una realtà preoccupante per le persone vulnerabili che sono maggiormente a rischio di divenire vittime della tratta. A causa delle misure restrittive imposte dalla pandemia, è più difficile per le associazioni e le autorità identificare le vittime di tratta e sfruttamento, molte delle quali sono bambini" "
Nel mondo sono oltre 40 milioni le vittime di tratta o sfruttamento, costrette di fatto in condizioni di schiavitù, e ben 1 su 4, ossia 10 milioni, è minorenne. Di queste, 20.500 vittime nella sola Europa. La crisi Covid-19 ha spinto lo sfruttamento sessuale dei minori dalle strade all’interno delle case e on line. È perciò aumentata «la richiesta di servizi erotici on line, in video-chat o webcam durante il lockdown». Con un’esplosione della pedopornografia anche in Europa. Sono queste alcune delle principali stime e analisi contenute nella decima edizione del rapporto “Piccoli schiavi invisibili” di Save the children, pubblicato ieri alla vigilia dell’odierna Giornata mondiale contro la tratta di esseri umani. Secondo Save the children, l’emergenza sanitaria Covid-19 ha trasformato alcuni modelli tipici della tratta e dello sfruttamento dei minori: «I gruppi criminali dediti allo sfruttamento sessuale – rileva il rapporto – sono stati ovunque rapidissimi nell’adattare il loro modello operativo attraverso l’uso intensivo della comunicazione on line e dello sfruttamento nelle case, “indoor”».
Il confinamento ha limitato infatti gli spostamenti e la possibilità per le vittime di incontrare altre persone, trovare aiuto o fuggire. Con la chiusura delle scuole – che in molti casi nel mondo sono l’unica occasione per disporre di un pasto quotidiano garantito – «moltissimi bambini sono andati in strada in cerca di cibo o di reddito esponendoli al rischio sfruttamento o di diventare vittime di traffico, mentre ha iper-esposto al mondo digitale tanti altri accrescendo il rischio di finire vittime dell’adescamento dei predatori sessuali della rete».
Secondo la Commissione europea, la domanda di materiale pedopornografico sarebbe aumentata durante il lockdown fino al 30% in alcuni Stati membri dell’Unione. In base ai profili dell’Europol, inoltre, il 30% degli offender, che sono in possesso di materiale pedopornografico e attivi negli scambi on line e nella darknet, è anche coinvolto direttamente nelle azioni di coercizione ed estorsione sessuale che coinvolgono i minori. L’organizzazione, che con il suo progetto “Vie d’uscita” lotta da anni contro il fenomeno, ha denotato come l’emergenza Covid-19 abbia «messo a rischio i percorsi di fuoriuscita e autonomia delle vittime, a causa della crisi occupazionale dei settori principali di impiego delle ex vittime di tratta».
CARITAS INTERNATIONALIS E COATNET: “GOVERNI INTENSIFICHINO GLI SFORZI PER IDENTIFICARE LE VITTIME DELLA TRATTA”
E nella Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani, Caritas internationalis e Coatnet (una rete di 46 organizzazioni cristiane impegnate nella lotta alla tratta di esseri umani) hanno lanciato un appello per sollecitare i governi a «intensificare gli sforzi per identificare le vittime della tratta e dello sfruttamento, il cui numero cresce in maniera preoccupante a causa della pandemia di Covid-19».
Un appello sostenuto, in particolare, dal segretario generale di Caritas internationalis: «In questo momento di diffusione del Covid-19 – afferma Aloysius John -, denunciamo una realtà preoccupante per le persone vulnerabili che sono maggiormente a rischio di divenire vittime della tratta. Il fatto che la nostra attenzione sia oggi focalizzata sulla pandemia, non deve impedirci di prenderci cura delle persone più vulnerabili alla tratta e allo sfruttamento».
Le Caritas locali e le organizzazioni della rete Coatnet, insieme ad altre organizzazioni della società civile, forniscono reti di sicurezza alle vittime della tratta e dello sfruttamento, accompagnandole e offrendo un supporto materiale, sanitario, legale e psicologico. La Confederazione delle 162 Caritas nazionali e la rete anti-tratta cristiana chiedono, inoltre, «misure urgenti e mirate per sostenere quanti lavorano in settori informali, tra cui i collaboratori domestici e gli operai agricoli e edili, tra i quali si trovano i lavoratori più vulnerabili, come ad esempio i migranti privi di documenti».
Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil), oggi nel mondo vi sono più di 40 milioni di vittime della tratta di esseri umani e dello sfruttamento. Una situazione già critica che l’attuale crisi sanitaria ha aggravato, a causa della massiccia perdita di lavoro derivante dalle misure governative poste in essere per prevenire la pandemia. A causa della pandemia, sono i bambini ad essere i più esposti al rischio di violenza, abusi e sfruttamento on line. Come lo sono anche i lavoratori domestici stranieri, che hanno perso il lavoro e vengono esclusi dalla società: «A causa delle misure restrittive imposte dalla pandemia – spiegano Caritas internationalis e Coatnet – è più difficile per le associazioni e le autorità identificare le vittime di tratta e sfruttamento, molte delle quali sono bambini. Durante la pandemia sono aumentati i casi di violenza ai danni dei minori e il numero di bambini vittime dello sfruttamento on line, al quale sono esposti soprattutto quando seguono lezioni a distanza con scarsa supervisione da parte dei genitori».
Durante il lockdown in India, ad esempio, sono stati segnalati alle autorità 92 mila casi di abusi su minori nell’arco di soli 11 giorni. Per questo le due reti sollecitano i governi a fornire a queste persone «accesso alla giustizia e ai servizi di base, in particolare centri di accoglienza e linee di supporto dedicate, e a mettere al tempo stesso in atto misure urgenti e mirate per sostenere i lavoratori nei settori informali». E non solo: «Chiediamo inoltre alle istituzioni e alle organizzazioni della società civile – aggiunge John – di proteggere i bambini dagli abusi e dallo sfruttamento, che avviene anche attraverso internet e i nuovi media, e alle persone di buona volontà di essere vigili e di denunciare i casi di sfruttamento e di tratta di esseri umani».
Come premesso anche i lavoratori domestici affrontano maggiori rischi economici, fisici e psicologici. In Libano e altri Paesi del Medio Oriente, ad esempio: «Molti filippini e altri lavoratori stranieri – racconta Gabriel Hatti, presidente dell’ufficio Medio Oriente e Nord Africa di Caritas – stanno lottando per tornare a casa dopo aver perso il lavoro. Ora sono in fila di fronte alle loro ambasciate, senza alcun supporto sociale o protezione psicologica e molti di loro sono privi di un qualunque status legale».