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Migranti, Caritas: “In Bosnia è probabile una catastrofe umanitaria con violenze”

Lo ha affermato ieri Papa Francesco, nell’ambito della messa

Un gruppo di migranti in attesa alla frontiera greca

La situazione già critica dei migranti in Bosnia-Erzegovina rischia di aggravarsi ulteriormente sia per il peggioramento delle condizioni meteo di questi giorni, sia per i continui trasferimenti da un campo profughi all’altro, in strutture dove mancano le condizioni minime per una sopravvivenza dignitosa: «L’esito – denuncia Caritas italiana – è una probabile catastrofe umanitaria che può condurre anche a violenze e gravi tensioni sociali». Una denuncia che l’organismo pastorale della Conferenza episcopale italiana ha lanciato in questi giorni, mentre in Bosnia è da poco iniziata la ricostruzione del campo di accoglienza di Lipa, che era andato quasi completamente distrutto qualche giorno fa.

Infatti l’esercito sta predisponendo le tende: «Lipa – lamenta la Carits – è però un luogo assolutamente inadatto all’accoglienza, soprattutto in questo periodo invernale. Era infatti stato chiuso nei giorni scorsi perché altamente pericoloso per la vita delle persone che ospitava. È sprovvisto di elettricità, acqua potabile e riscaldamento, in una zona dove le temperature scendono sotto zero. Subito dopo la sua chiusura, un incendio aveva distrutto le poche tende rimaste nel campo».

Così, a detta della Caritas, le 1.200 persone ospitate al momento della chiusura erano finite per strada senza una sistemazione alternativa. I tentativi di riaprire l’ex campo Bira (nella città di Bihac) o di allestire l’ex caserma in località Bradina (non distante da Sarajevo) da parte delle autorità locali sono falliti a causa delle proteste dei cittadini e delle autorità locali. Quindi, alla fine, la soluzione è stata quella di riaprire il campo di Lipa, «nonostante – ricorda la Caritas – tutti gli attori internazionali fossero contrari, perché significa mettere a rischio la vita di centinaia di persone, dal momento che in quel campo non potranno essere garantite in poco tempo le condizioni minime necessarie per vivere». Per questo la Caritas chiede che venga promossa e concretizzata «un’iniziativa istituzionale immediata» per i migranti sulla rotta balcanica, «mettendo a disposizione adeguate strutture di accoglienza che quantomeno offrano un riparo a chi sta rischiando la propria vita». 

La rotta balcanica inizia in Grecia e finisce in Italia o in Austria, «con migliaia di persone bloccate in vari campi profughi e in altre soluzioni inadeguate – ricorda la Caritas –, tanto più che con l’emergenza sanitaria causata dalla pandemia di Covid-19, molti migranti in transito, ospitati in strutture inidonee, sono stati messi in quarantena in condizioni proibitive». Quindi strutture e campi, già di per sé «inadeguati e sovraffollati – aggiunge l’organismo Cei –, si sono trasformati in luoghi in condizioni estreme e non più sostenibili: senza servizi, in condizioni igieniche pessime, con gravi rischi per la salute psichica per i migranti, molti dei quali sono costretti a vivere all’addiaccio».

Caritas italiana, tra l’altro, è presente lungo la rotta balcanica dal 2015, a fianco dei migranti e a supporto di tutte le Caritas locali (Grecia, Albania, Macedonia, Bosnia Erzegovina, Serbia) che stanno offrendo un sostegno a queste persone, con l’avvio di servizi di accoglienza, supporto psico-sociale, protezione dell’infanzia, tutela dell’igiene, distribuzione di cibo e di beni necessari per decine di migliaia di persone. E nelle scorse settimane, grazie a un contributo della Cei e una donazione di Papa Francesco, Caritas italiana e Caritas Bosnia e Erzegovina hanno potuto attivare nuovi servizi nei campi di transito dell’area di Bihac e di Sarajevo, e distribuire articoli invernali (sciarpe, guanti, cappelli, scarpe) a oltre 1.500 ospiti dei campi. È possibile sostenere gli interventi in atto, informandosi sul www.caritas.it, inserendo come causale “Europa/Rotta balcanica”.

About Davide De Amicis (4573 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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