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“Rispetto reciproco e unità per estirpare razzismo e suprematismo”

"Ci fu - ricorda l'arcivescovo Valentinetti - una famosa riunione di rabbini a Jamna e si stabilì, finalmente, la fissità del canone e delle Scritture dell'Antico testamento, rifiutando categoricamente ogni altro scritto. Questo provocò che chiunque degli ebrei avesse riconosciuto che Gesù era il Messia, sarebbe stato cacciato dalla sinagoga. E questo, inevitabilmente, ha cominciato a creare il grande conflitto che, purtroppo, si è perpetuato per i primi secoli – e non solo – tra la Sinagoga e la Chiesa"

Lo ha affermato mercoledì l’arcivescovo Valentinetti nel Giorno della memoria

Mons. Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne

È intervenuto anche l’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti al webinar dal tema «Shoah – Il monito della storia e i percorsi del dialogo», organizzato mercoledì dal Comune di Pescara in occasione del Giorno della memoria, per affrontare da diverse prospettive le tematiche dell’antisemitismo, a partire dall’esperienza dell’arcipelago dello sterminio a gli aspetti dell’attualità.

Il presule, in particolare, ha esordito chiedendosi da dove nasca l’antisemitismo nei confronti degli ebrei: «Che molto spesso – osserva l’arcivescovo – viene identificato anche nella realtà religiosa del cristianesimo. In realtà, studiando attentamente le scritture, troviamo che l’antisemitismo è vecchio come il popolo d’Israele, perché basta leggere il libro di Ester. Lì troviamo una realtà in cui si abbozza lo sterminio pianificato del popolo d’Israele da parte degli assiri e dei babilonesi. Sostanzialmente non è un fatto nuovo e soprattutto è un fatto che ha provocato costantemente la vita delle persone perché poi, in seguito alla deportazione assiro-babilonese e al non ritorno dei deportati in Israele, purtroppo, gli ebrei furono costretti a spargersi in tutto il mondo. E lì la loro presenza fu ritenuta come un’invasione sotterranea. Del resto il faraone, quando perpetuò la famosa strage degli innocenti, disse “Questi diventeranno più forti di noi, più capaci di noi. Quindi sterminiamo addirittura i primogeniti maschi”. Voi capite bene, allora, quali radici può avere allora l’antisemitismo nella storia dell’umanità e quindi, purtroppo, fino ai giorni nostri».

Un altro fattore che ha alimentato questo fenomeno d’odio, in un certo senso, è stato anche il cristianesimo: «Un cristianesimo – precisa monsignor Tommaso Valentinetti – interpretato malamente. Molti hanno fatto riferimento al Vangelo di Giovanni come al vangelo antisemita per eccellenza, perché viene scritto alla fine del primo secolo. Periodo in cui, purtroppo, avviene un fatto difficile da spiegare. Ci fu una famosa riunione di rabbini a Jamna e si stabilì, finalmente, la fissità del canone e delle Scritture dell’Antico testamento, rifiutando categoricamente ogni altro scritto. Tenete presente che erano già stati scritti i vangeli, le lettere di San Paolo, gli Atti degli apostoli ed era in fieri anche il libro dell’Apocalisse. Questo provocò che chiunque degli ebrei avesse riconosciuto che Gesù era il Messia, sarebbe stato cacciato dalla sinagoga. E questo, inevitabilmente, ha cominciato a creare il grande conflitto che, purtroppo, si è perpetuato per i primi secoli – e non solo – tra la Sinagoga e la Chiesa. Ciò ha poi portato all’inasprimento di rapporti che, sicuramente, hanno creato situazioni ed eventualità molto difficili da comprendere e da ricucire».

Ma le Scritture invitano, comunque, alla speranza: «Il capitolo 9 della Lettera ai romani di San Paolo, dove quest’ultimo rivendica il suo essere ebreo e dice di aspettare il momento in cui, realmente, la gelosia reciproca di chi vive l’esperienza della fede ebraica – in quanto le promesse ai patriarchi non sono state revocate – e di chi vive la fede cristiana possa, alla fine, raggiungere un punto in cui si ritrovino a camminare insieme. Quando sarà non lo sapremo, ma certamente dovremo camminare verso questi disegni di rispetto reciproco e questi disegni di unità, se vogliamo che quelle mentalità di rinnovato suprematismo e rinnovato razzismo a tutti i livelli, possano essere estirpati. Credo che questa riflessione possa aiutarci in questa direzione».

About Davide De Amicis (4525 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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