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Iraq: “L’antica presenza dei cristiani è una ricca eredità al servizio di tutti”

"In questi anni – riconosce Papa Francesco - l’Iraq ha cercato di mettere le basi per una società democratica. È indispensabile in tal senso assicurare la partecipazione di tutti i gruppi politici, sociali e religiosi e garantire i diritti fondamentali di tutti i cittadini. Nessuno sia considerato cittadino di seconda classe"

Lo ha affermato ieri Papa Francesco nel primo giorno del suo viaggio apostolico

L'intervento di Papa Francesco al palazzo presidenziale di Baghdad - Foto Vatican Media/SIR

«Una visita apostolica a lungo attesa e desiderata». Sono state queste le prime parole pronunciate ieri da Papa Francesco nel suo primo discorso a Baghdad, rivolgendosi alle autorità, alla società civile e al Corpo diplomatico.  Così il primo Papa della storia a recarsi in Iraq ha espresso innanzitutto un desiderio di gratitudine, per «poter venire in questa terra – afferma -, culla della civiltà strettamente legata, attraverso il patriarca Abramo e numerosi profeti, alla storia della salvezza e alle grandi tradizioni religiose dell’ebraismo, del cristianesimo e dell’Islam».

Successivamente Bergoglio ha salutato la comunità cattolica: «Vengo come pellegrino per incoraggiarli nella loro testimonianza di fede, speranza e carità in mezzo alla società irachena – spiega -. Saluto anche i membri delle altre Chiese e Comunità ecclesiali cristiane, gli aderenti all’Islam e i rappresentanti di altre tradizioni religiose». Quindi il Pontefice ha espresso un auspicio: «Dio ci conceda di camminare insieme, come fratelli e sorelle – aggiunge coerentemente con il motto del suo 33° viaggio apostolico –, nella forte convinzione che i veri insegnamenti delle religioni invitano a restare ancorati ai valori della pace, della reciproca conoscenza, della fratellanza umana e della convivenza comune».

In seguito il Santo Padre, dal palazzo presidenziale di Bagdhad, ha parlato di pace rivolgendo un appello deciso: «Tacciano le armi! Se ne limiti la diffusione, qui e ovunque! – esclama – Cessino gli interessi di parte, quegli interessi esterni che si disinteressano della popolazione locale. Si dia voce ai costruttori, agli artigiani della pace! Ai piccoli, ai poveri, alla gente semplice, che vuole vivere, lavorare, pregare in pace. Basta violenze, estremismi, fazioni, intolleranze! Si dia spazio a tutti i cittadini che vogliono costruire insieme questo Paese, nel dialogo, nel confronto franco e sincero, costruttivo; a chi si impegna per la riconciliazione e, per il bene comune, è disposto a mettere da parte i propri interessi».

D’altra parte dei passi in avanti sono stati anche compiuti: «In questi anni – riconosce Papa Francesco – l’Iraq ha cercato di mettere le basi per una società democratica. È indispensabile in tal senso assicurare la partecipazione di tutti i gruppi politici, sociali e religiosi e garantire i diritti fondamentali di tutti i cittadini. Nessuno sia considerato cittadino di seconda classe. Incoraggio i passi compiuti finora in questo percorso e spero che rafforzino la serenità e la concordia».

I presenti al palazzo presidenziale

Dopodiché il Papa è tornato a condannare la violenza, perpetrata strumentalizzando la religione: «Il nome di Dio – ammonisce, facendo riferimento al documento di Abu Dhabi – non può essere usato per giustificare atti di omicidio, di esilio, di terrorismo e di oppressione. La religione, per sua natura, dev’essere al servizio della pace e della fratellanza. Al contrario Dio, che ha creato gli esseri umani uguali nella dignità e nei diritti, ci chiama a diffondere amore, benevolenza, concordia».

A tal proposito il Santo Padre ha ricordato il contributo dei cattolici: «Anche in Iraq – assicura – la Chiesa Cattolica desidera essere amica di tutti e, attraverso il dialogo, collaborare in modo costruttivo con le altre religioni, per la causa della pace. L’antichissima presenza dei cristiani in questa terra e il loro contributo alla vita del Paese costituiscono una ricca eredità, che vuole poter continuare al servizio di tutti! La loro partecipazione alla vita pubblica, da cittadini che godano pienamente di diritti, libertà e responsabilità, testimonierà che un sano pluralismo religioso, etnico e culturale può contribuire alla prosperità e all’armonia del Paese».

Più tardi, in occasione della sua seconda visita presso la cattedrale siro-cattolica di Baghdad, il Papa ha ricordato le vittime dell’attentato che avvenne in quello stesso luogo dieci anni fa, per i quali ora è in corso la causa di beatificazione: «La loro morte – osserva Francesco – ci ricorda con forza che l’incitamento alla guerra, gli atteggiamenti di odio, la violenza e lo spargimento di sangue sono incompatibili con gli insegnamenti religiosi». Insieme a loro, il Santo Padre ha ricordato anche «tutte le vittime di violenze e persecuzioni, appartenenti a qualsiasi comunità religiosa».

Infine il Santo Padre ha ringraziato i vescovi, il clero e i catechisti «per il vostro impegno di essere operatori di pace, all’interno delle vostre comunità e con i credenti di altre tradizioni religiose, spargendo semi di riconciliazione e di convivenza fraterna che possono portare a una rinascita di speranza per tutti. Penso in particolare ai giovani. Ovunque sono portatori di promessa e di speranza, e soprattutto in questo Paese. Qui infatti non c’è solo un inestimabile patrimonio archeologico, ma una ricchezza incalcolabile per l’avvenire: sono i giovani! Sono il vostro tesoro e occorre prendersene cura, alimentandone i sogni, accompagnandone il cammino, accrescendone la speranza. Benché giovani, infatti, la loro pazienza è già stata messa duramente alla prova dai conflitti di questi anni. Ma ricordiamoci, loro – insieme agli anziani – sono la punta di diamante del Paese, i frutti più saporiti dell’albero. Sta a noi coltivarli nel bene e irrigarli di speranza. La vostra testimonianza, maturata nelle avversità e rafforzata dal sangue dei martiri, sia una luce che risplende in Iraq e oltre». Questo l’auspicio finale per questa «terra così strettamente legata alla storia della salvezza».

Oggi, nel secondo giorno del suo viaggio apostolico, Papa Francesco si recherà ad Ur per incontrare i leader delle tradizioni religiose presenti nel Paese, «per proclamare ancora una volta – precisa – la nostra convinzione che la religione deve servire la causa della pace e dell’unità tra tutti i figli di Dio».

About Davide De Amicis (4360 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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