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“Dio fa beati coloro che percorrono la via della loro povertà interiore”

"La pace – sottolinea Papa Francesco - non chiede vincitori né vinti, ma fratelli e sorelle che, nonostante le incomprensioni e le ferite del passato, camminino dal conflitto all’unità. Chiediamolo nella preghiera per tutto il Medio Oriente, penso in particolare alla vicina, martoriata Siria"

Lo ha affermato oggi Papa Francesco nella messa celebrata nella cattedrale caldea di San Giuseppe

Papa Francesco presiede la santa messa nella cattedrale caldea di San Giuseppe - Foto Vatican news

Uno dei momenti più suggestivi ed emozionanti di questo secondo giorno del viaggio apostolico di Papa Francesco in Iraq è stata la visita a Ur dei Caldei che, secondo la tradizione, fu la patria di Abramo. Una tappa, quest’ultima, seguita alla visita di cortesia compiuta presso il Grand Ayatollah Sayyd Ali Al-Husayni Al-Sistani, leader della Comunità sciita irachena, a Najaf. Quindi l’arrivo ad Ur per partecipare all’incontro interreligioso. Dopo il canto iniziale, il canto della lettura tratta dal Libro della Genesi e di un brano del Corano, due giovani hanno portato la loro testimonianza seguita a quella di una donna di religione sabea mandea e di un uomo di religione musulmana.

Infine il Santo Padre ha pronunciato il suo discorso: «È indegno – denuncia – che, mentre siamo tutti provati dalla crisi pandemica, e specialmente qui dove i conflitti hanno causato tanta miseria, qualcuno pensi avidamente ai propri affari. Non ci sarà pace senza condivisione e accoglienza, senza una giustizia che assicuri equità e promozione per tutti, a cominciare dai più deboli. Non ci sarà pace senza popoli che tendono la mano ad altri popoli. Non ci sarà pace finché gli altri saranno un loro e non un noi. Non ci sarà pace finché le alleanze saranno contro qualcuno, perché le alleanze degli uni contro gli altri aumentano solo le divisioni». Da qui la soluzione avanzata dal Pontefice: «La pace – sottolinea – non chiede vincitori né vinti, ma fratelli e sorelle che, nonostante le incomprensioni e le ferite del passato, camminino dal conflitto all’unità. Chiediamolo nella preghiera per tutto il Medio Oriente, penso in particolare alla vicina, martoriata Siria».

I concelebranti e i partecipanti nella cattedrale

A questo punto, Papa Bergoglio ha fatto riferimento ad un’antica profezia contenuta del libro di Isaia “I popoli spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci”: «Non si è realizzata – osserva il Papa -, anzi spade e lance sono diventate missili e bombe. Ma il cammino della pace può cominciare dalla rinuncia ad avere nemici. Chi ha il coraggio di guardare le stelle, chi crede in Dio, non ha nemici da combattere. Ha un solo nemico da affrontare, che sta alla porta del cuore e bussa per entrare: è l’inimicizia. Mentre alcuni cercano di avere nemici più che di essere amici, mentre tanti cercano il proprio utile a discapito di altri, chi guarda le stelle delle promesse, chi segue le vie di Dio non può essere contro qualcuno, ma per tutti. Non può giustificare alcuna forma di imposizione, oppressione e prevaricazione, non può atteggiarsi in modo aggressivo».

Nella successiva messa, presieduta nella cattedrale caldea di San Giuseppe, Papa Francesco ha approfondito maggiormente quest’ultimo concetto: «Le promesse di Dio – puntualizza – assicurano una gioia senza eguali e non deludono e si compiono attraverso le nostre debolezze. Dio fa beati coloro che percorrono fino in fondo la via della loro povertà interiore. La strada è questa, non ce n’è un’altra». Come dimostrato concretamente da numerose figure bibliche, a partire dallo stesso Abramo: «Dio gli promette una grande discendenza – ricorda -, ma lui e Sara sono anziani e senza figli. Proprio nella loro anzianità paziente e fiduciosa, Dio opera meraviglie e dona loro un figlio. Guardiamo a Mosè. Dio gli promette che libererà il popolo dalla schiavitù e per questo gli chiede di parlare al faraone. Mosè fa presente di essere impacciato nel parlare; eppure Dio realizzerà la promessa attraverso le sue parole. Guardiamo alla Madonna, che proprio quando per la Legge non può avere figli viene chiamata a diventare madre. E guardiamo a Pietro. Rinnega il Signore e Gesù chiama proprio lui a confermare i fratelli. A volte possiamo sentirci incapaci, inutili. Non crediamoci, perché Dio vuole compiere prodigi proprio attraverso le nostre debolezze. Certo, siamo provati, cadiamo spesso, ma non dobbiamo dimenticare che, con Gesù, siamo beati. Quanto il mondo ci toglie non è nulla in confronto all’amore tenero e paziente con cui il Signore compie le sue promesse».

Da qui il messaggio consolatorio rivolto al popolo iracheno: «Cara sorella, caro fratello – afferma il Bergoglio -, forse guardi le tue mani e ti sembrano vuote, forse nel tuo cuore serpeggia la sfiducia e non ti senti ripagato dalla vita. Se è così, non temere, le Beatitudini sono per te, per te che sei afflitto, affamato e assetato di giustizia, perseguitato. Il Signore ti promette che il tuo nome è scritto nel suo cuore, nei Cieli! E io oggi lo ringrazio con voi e per voi perché qui, dove nell’antichità è sorta la sapienza, in questi tempi si sono levati tanti testimoni, spesso trascurati dalle cronache, ma preziosi agli occhi di Dio; testimoni che, vivendo le Beatitudini, aiutano Dio a realizzare le sue promesse di pace».

About Davide De Amicis (4359 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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