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“Non innalziamoci sugli altri, immergiamoci in loro con compassione”

"Chiediamo oggi allo Spirito Santo - invita il Papa - che rinnovi in noi la grazia del Battesimo, l’immersione in Gesù, nel suo modo di essere, per essere più servitori, per essere servi come Lui è stato con noi"

Lo ha affermato oggi Papa Francesco, pronunciando l’Angelus in piazza San Pietro

Papa Francesco

È “compassione” la parola-chiave dell’odierna ventinovesima Domenica del tempo ordinario secondo Papa Francesco che stamani, nell’Angelus in piazza San Pietro, ha approfondito il Vangelo del giorno: «Racconta che due discepoli, Giacomo e Giovanni – illustra -, chiedono al Signore di sedere un giorno accanto a Lui nella gloria, come se fossero “primi ministri”, una cosa del genere. Ma gli altri discepoli li sentono e si indignano. A questo punto Gesù, con pazienza, offre loro un grande insegnamento. La vera gloria non si ottiene elevandosi sopra gli altri, ma vivendo lo stesso battesimo che Egli riceverà, di lì a poco, a Gerusalemme, cioè la croce. Che cosa vuol dire questo? La parola “battesimo” significa “immersione”. Con la sua Passione, Gesù si è immerso nella morte, offrendo la sua vita per salvarci. La sua gloria, la gloria di Dio, è dunque amore che si fa servizio, non potere che ambisce al dominio. Non potere che ambisce al dominio, no! È amore che si fa servizio. Perciò Gesù conclude dicendo ai suoi e anche a noi “Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore” (Mc 10,43). Per diventare grandi, dovrete andare sulla strada del servizio, servire gli altri».

Per il Papa, così, siamo di fronte a due logiche diverse: «I discepoli vogliono emergere e Gesù vuole immergersi – spiega -. Fermiamoci su questi due verbi. Il primo è emergere. Esprime quella mentalità mondana da cui siamo sempre tentati: vivere tutte le cose, perfino le relazioni, per alimentare la nostra ambizione, per salire i gradini del successo, per raggiungere posti importanti. La ricerca del prestigio personale può diventare una malattia dello spirito, mascherandosi perfino dietro a buone intenzioni; ad esempio quando, dietro al bene che facciamo e predichiamo, cerchiamo in realtà solo noi stessi e la nostra affermazione, cioè andare avanti noi, arrampicarci E questo anche nella Chiesa lo vediamo. Quante volte, noi cristiani, che dovremmo essere i servitori, cerchiamo di arrampicarci, di andare avanti. Sempre, perciò, abbiamo bisogno di verificare le vere intenzioni del cuore, di chiederci: “Perché porto avanti questo lavoro, questa responsabilità? Per offrire un servizio oppure per essere notato, lodato e ricevere complimenti?».

Quindi il Pontefice ha spiegato come a questa logica mondana Gesù contrappone la sua: «Invece di innalzarsi sopra gli altri, scendere dal piedistallo per servirli – osserva -; invece di emergere sopra gli altri, immergersi nella vita degli altri. Stavo vedendo nel programma “A sua immagine” quel servizio delle Caritas perché a nessuno manchi il cibo. Preoccuparsi della fame degli altri, preoccuparsi dei bisogni degli altri. Sono tanti, tanti i bisognosi oggi, e dopo la pandemia di più. Guardare e abbassarsi nel servizio, e non cercare di arrampicarsi per la propria gloria».

Successivamente, il Santo Padre è passato ad approfondire il secondo verbo “immergersi”: «Gesù ci chiede di immergerci – approfondisce -. E come immergersi? Con compassione, nella vita di chi incontriamo. [in quel servizio della Caritas] stavamo vedendo la fame. E noi, pensiamo con compassione alla fame di tanta gente? Quando siamo davanti al pasto, che è una grazia di Dio e che noi possiamo mangiare, c’è tanta gente che lavora e non riesce ad avere il pasto sufficiente per tutto il mese. Pensiamo a questo? Immergersi con compassione, avere compassione. Non è un dato di enciclopedia. Ci sono tanti affamati… No! Sono persone. E io ho compassione per le persone? Compassione della vita di chi incontriamo, come ha fatto Gesù con me, con te, con tutti noi, si è avvicinato con compassione».

Come ha fatto Gesù: «Guardiamo il Signore Crocifisso, immerso fino in fondo nella nostra storia ferita – invita Papa Francesco -, e scopriamo il modo di fare di Dio. Vediamo che Lui non è rimasto lassù nei cieli, a guardarci dall’alto in basso, ma si è abbassato a lavarci i piedi. Dio è amore e l’amore è umile, non si innalza, ma scende in basso, come la pioggia che cade sulla terra e porta vita. Ma come fare a mettersi nella stessa direzione di Gesù, a passare dall’emergere all’immergerci, dalla mentalità del prestigio, quella mondana, a quella del servizio, quella cristiana? Serve impegno, ma non basta. Da soli è difficile, per non dire impossibile, però abbiamo dentro una forza che ci aiuta. È quella del Battesimo, di quell’immersione in Gesù che tutti noi abbiamo ricevuto per grazia e che ci direziona, ci spinge a seguirlo, a non cercare il nostro interesse ma a metterci al servizio. È una grazia, è un fuoco che lo Spirito ha acceso in noi e che va alimentato. Chiediamo oggi allo Spirito Santo che rinnovi in noi la grazia del Battesimo, l’immersione in Gesù, nel suo modo di essere, per essere più servitori, per essere servi come Lui è stato con noi. E preghiamo la Madonna. Lei, pur essendo la più grande, non ha cercato di emergere, ma è stata l’umile serva del Signore, ed è tutta immersa al nostro servizio, per aiutarci a incontrare Gesù».

Dopo la preghiera dell’Angelus, il Papa ha ricordato l’iniziativa “Per l’unità e la pace, un milione di bambini recita il rosario” della Fondazione Aiuto alla Chiesa che soffre: «Incoraggio questa campagna di preghiera – sottolinea -, che quest’anno in modo particolare si affida all’intercessione di San Giuseppe. Grazie a tutti i bambini e le bambine che partecipano! Grazie tante». Poi ha ricordato la beatificazione, avvenuta ieri in Spagna, del sacerdote Juan Elías Medina e 126 compagni martiri: «Sacerdoti, religiose, seminaristi e laici – rammenta il Pontefice -, uccisi in odio alla fede durante la violenta persecuzione religiosa degli anni trenta in Spagna. La loro fedeltà dia la forza a tutti noi, specialmente ai cristiani perseguitati in diverse parti del mondo, la forza di testimoniare con coraggio il Vangelo. Un applauso ai nuovi Beati!».

Inoltre, in riferimento alla stretta attualità, il Santo Padre ha ricordato le vittime degli attentati commessi negli ultimi giorni: «La scorsa settimana – afferma – sono stati compiuti vari attentati, per esempio in Norvegia, Afghanistan, Inghilterra, che hanno provocato numerosi morti e feriti. Esprimo la mia vicinanza ai familiari delle vittime. Vi prego, per favore, di abbandonare la via della violenza, che è sempre perdente, che è una sconfitta per tutti. Ricordiamoci che violenza genera violenza».

Ancora Papa Bergoglio ha salutati i pellegrini romani e quelli giunti in piazza San Pietro dall’estero: «In particolare – precisa -, saluto le Suore “Medee” che celebrano il loro Capitolo generale, la Confederazione dei Poveri Cavalieri di San Bernardo di Chiaravalle, gli imprenditori africani riuniti per il loro incontro internazionale, i fedeli di Este, Cavallino e Ca’ Vio (Venezia), e i ragazzi della Cresima di Galzignano». Infine il Papa ha salutato e benedetto il “Pellegrinaggio ecumenico per la giustizia ecologica”, formato da cristiani di diverse confessioni, partiti dalla Polonia e diretti in Scozia in occasione del vertice sul clima COP26.

About Davide De Amicis (4460 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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