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La vertigine della lista

Prendendo a prestito il titolo di un celebre libro di Umberto Eco proviamo a ribadire che le biblioteche per ripartire hanno bisogno (anche) di nuove parole.

Jamie Zawinski, modello 3d della Biblioteca di Babele, descritta da Borges.

Un recente articolo di Maria Teresa Carbone apparso sulla versione on-line del quotidiano Il Manifesto e intitolato Biblioteche, il sottile piacere della conoscenza, è stato dedicato alla questione delle biblioteche e alla loro (supposta) centralità nell’attuale contesto sociale: prendendo a prestito il recente manifesto a loro favore proposto dallo scrittore basco Iban Zaldua, si ribadisce in sintesi che le biblioteche sono importanti perché, tra le altre cose: sono gratis, garantiscono il silenzio, permettono la sopravvivenza della «cultura analogica», e infine perché «non servono a niente». Si assiste insomma a una sorta di lista dedicata probabilmente più che a ribadire che cosa sia in concreto una biblioteca, forse a ricordare alcuni tra i luoghi comuni più popolari e direi più pericolosi per descriverla: non sempre la sintesi assolve efficacemente il compito di chiarire un concetto, perché una biblioteca è molto di più, e forse anche qualcosa di meno.

Per esigenze di brevità mi limito a parlare del “qualcosa di meno”. Nello specifico, pensiamo alla questione della custodia del cosiddetto patrimonio “analogico”, probabilmente si fa riferimento alla conservazione e tutela di libri cartacei, come se essi fossero spariti dalla circolazione e invece ha ben detto Jean-Claude Carrière: «non c’è niente di più effimero dei supporti durevoli» (Non sperate di liberarvi dei libri, pag. 25), dove per supporti durevoli si intenda soprattutto cd, videocassette, dvd e i tutti i supporti del mondo digitale. Infatti i libri nonostante tutto e al contrario dei supporti sopra citati continuano a essere più che diffusi e utilizzati, ben al di là delle semplici biblioteche. Ciò è evidente anche interpretando gli ultimi dati dell’ISTAT (relativi all’anno 2019) che vedono il 77,2% dei lettori rivolgersi ancora al supporto cartaceo, mentre solo il 7,9 affidarsi agli e-book. Detto ciò, le biblioteche non sembrano affatto le uniche a possedere e rendere fruibile cultura analogica.

Va aggiunto poi come nell’articolo della giornalista si tenda  costantemente a semplificare e generalizzare, facendo però un cattivo servizio al mondo delle biblioteche: bisogna essere precisi, se si vuole parlare di una biblioteca pubblica nel senso più ampio del termine, questo non può significare confonderla con una biblioteca di conservazione, deputata questa sì alla conservazione e alla valorizzazione dei libri, più antichi: confondere i diversi livelli e generalizzare non fa altro che rafforzare quella idea vulgata che descrive la biblioteca come un luogo distante che è zeppo di libri (mai di persone…) e privo anche di una qualsiasi dimensione relazionale (… in biblioteca si fa -solo- silenzio!).

Antonella Agnoli in un recente intervento a Bibliofficina, organizzato dalla Regione Toscana, ha ribadito che le biblioteche oggi vivono il loro grado zero, sono chiamate a rimodellarsi assecondando le nuove necessità sociali e culturali; questo potrebbe voler dire anche imparare a usare nuove parole per poterle ridisegnare e ricollocare nel contesto attuale, abbandonando le istanze generiche e troppo definitorie e provare insomma per dirla con Chiara Faggiolani: «una nuova narrazione», ben consci che la biblioteca è un universo e per dirla con Jorge Luis Borges, l’uomo un «bibliotecario imperfetto» (La biblioteca di Babele in Finzioni, pag. 69).

About Luca Mazzocchetti (49 Articles)
Nato il 2 luglio del 1985. Studia Lettere moderne all'Università "G. D'Annunzio"di Chieti e poi Didattica dell'italiano come L2 e LS presso la Facoltà di Lingue e letterature straniere nella sede di Pescara della stessa Università. Ha frequentato la Scuola vaticana di biblioteconomia. Bibliotecario professionista, membro del Comitato Esecutivo Regionale dell' AIB (Associazione Italiana Biblioteche), sezione Abruzzo; docente di scuola secondaria e già professore dell'ISSR "G. Toniolo" di Pescara; direttore della biblioteca "Carlo Maria Martini" e dell'archivio storico dell'Arcidiocesi di Pescara - Penne. Ha scritto diversi articoli per riviste professionali, come "Biblioteche oggi" e "Bibelot: notizie dalle Biblioteche toscane".