“La violenza contro le donne riguarda le Chiese. È una questione maschile”
Da qui la necessità di un lavoro sistematico e condiviso: "Che grazie al lavoro di tante studiose anche italiane - spiegano le teologhe - può avvalersi di numerosi e qualificati strumenti utili per rileggere la tradizione, le teologie, le pratiche pastorali, l’ecclesiologia, l’uso dei testi biblici. Perché il paradigma del dominio e della ‘voce unica’ si infila anche nelle catechesi più moderne, nelle omelie più ispirate, nei convegni più illuminati, nei tiktok e nei blog più frizzanti"

«La violenza contro le donne riguarda le Chiese». Lo ha scritto il Consiglio di presidenza delle teologhe italiane, in un comunicato sulla tragedia dei femminicidi: «Nelle Chiese cristiane – denunciano le teologhe – la violenza maschile contro le donne non è considerata una priorità, e anzi persistono ampie sacche di negazionismo e minimizzazione (sia in generale che rispetto ai numerosissimi casi che avvengono dentro le Chiese)». Da qui la necessità di un lavoro sistematico e condiviso: «Che grazie al lavoro di tante studiose anche italiane – spiegano le teologhe – può avvalersi di numerosi e qualificati strumenti utili per rileggere la tradizione, le teologie, le pratiche pastorali, l’ecclesiologia, l’uso dei testi biblici. Perché il paradigma del dominio e della ‘voce unica’ si infila anche nelle catechesi più moderne, nelle omelie più ispirate, nei convegni più illuminati, nei tiktok e nei blog più frizzanti».
Questo l’allarme lanciato dalle teologhe italiane: «Siamo di fronte a un’emergenza anzitutto educativa – rilanciano -, che richiede un livello di intervento profondo e costante, paziente e inesorabile per lavorare sui modelli culturali, per decostruire stereotipi di genere che annientano la vita, per imparare a essere uomini e donne in modo nuovo, insieme». Da qui l’auspicio di un’adozione di una pedagogia e una didattica diverse: «Capaci di decostruire quei messaggi e sostenere relazioni educative e paradigmi culturali fondati sulla parità, la dignità, la libertà e l’inclusione, anche nei contesti ecclesiali».
La violenza contro le donne e il sistema che la sostiene, a detta del Consiglio di presidenza delle teologhe italiane, non sono una “questione femminile”: «Le donne ne fanno le spese, certo; possono adeguarsi; possono anche esserne complici, andando contro sé stesse – osservano -. Ma la questione è maschile, e sono gli uomini innanzitutto che devono assumerla, perché riguarda la costruzione della loro maschilità, l’eredità ricevuta, le scelte che si possono e si vogliono fare per uscire dalle gabbie di un’identità che è stata strutturalmente legata al dominio e al controllo sulle donne, all’autorità, all’illusione della non parzialità e dell’invulnerabilità. In questo senso nessun uomo, per quanto ‘perbene’, può sentirsi a posto e pensare che la cosa non lo riguardi».