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“Stando con Gesù diventiamo veri”

"Gesù non soltanto rifugge da ogni ricerca di grandezza terrena - ricorda il Papa -, ma rende anche libero e sovrano il cuore di chi lo segue. Egli, cari fratelli e sorelle, ci libera dalla sudditanza del male. Il suo Regno è liberante, non ha nulla di opprimente. Egli tratta ogni discepolo da amico, non da suddito. Cristo, pur essendo al di sopra di tutti i sovrani, non traccia linee di separazione tra sé e gli altri; desidera invece fratelli con cui condividere la sua gioia (cfr Gv 15,11). Seguendolo non si perde, non si perde nulla, ma si acquista dignità"

Lo ha affermato oggi Papa Francesco all’Angelus della solennità di Cristo Re

Papa Francesco, con due giovani romani, stamani all'Angelus

Nella solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo, in occasione dell’Angelus odierno, Papa Francesco ha concentrato la sua riflessione sulla frase culminate del Vangelo, pronunciata da Gesù, “Io sono re” (Gv 18,37): «Egli – ricostruisce il Papa – pronuncia queste parole davanti a Pilato, mentre la folla grida di condannarlo a morte. Lui dice: “Io sono re”, e la folla grida di condannarlo a morte. Bel contrasto! È giunta l’ora cruciale. In precedenza, sembra che Gesù non volesse che la gente lo acclamasse come re: ricordiamo quella volta dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, quando si era ritirato da solo a pregare (cfr Gv 6,14-15)».

Il punto è, a detta del Pontefice, che la regalità di Gesù è ben diversa da quella mondana “Il mio regno – dice a Pilato – non è di questo mondo” (Gv 18,36): «Egli – ricorda il Pontefice – non viene per dominare, ma per servire. Non arriva con i segni del potere, ma con il potere dei segni. Non è rivestito di insegne preziose, ma sta spoglio sulla croce. Ed è proprio nell’iscrizione posta sulla croce che Gesù viene definito “re” (cfr Gv 19,19). La sua regalità è davvero al di là dei parametri umani! Potremmo dire che non è re come gli altri, ma è Re per gli altri».

Un concetto importante, quest’ultimo, al quale il Santo Padre ha chiesto di ripensare: «Cristo, davanti a Pilato – ripete Papa Bergoglio -, dice di essere re nel momento in cui la folla è contro di Lui, mentre quando lo seguiva e lo acclamava aveva preso le distanze da questa acclamazione. Gesù si dimostra, cioè, sovranamente libero dal desiderio della fama e della gloria terrena. E noi – chiediamoci – sappiamo imitarlo in questo? Sappiamo governare la nostra tendenza a essere continuamente cercati e approvati, oppure facciamo tutto per essere stimati da parte degli altri? In quello che facciamo, in particolare nel nostro impegno cristiano, mi domando: cosa conta? Contano gli applausi o conta il servizio? Gesù non soltanto rifugge da ogni ricerca di grandezza terrena, ma rende anche libero e sovrano il cuore di chi lo segue. Egli, cari fratelli e sorelle, ci libera dalla sudditanza del male. Il suo Regno è liberante, non ha nulla di opprimente. Egli tratta ogni discepolo da amico, non da suddito. Cristo, pur essendo al di sopra di tutti i sovrani, non traccia linee di separazione tra sé e gli altri; desidera invece fratelli con cui condividere la sua gioia (cfr Gv 15,11). Seguendolo non si perde, non si perde nulla, ma si acquista dignità. Perché Cristo non vuole attorno a sé servilismo, ma gente libera. E – chiediamoci ora – da dove nasce la libertà di Gesù? Lo scopriamo tornando alla sua affermazione di fronte a Pilato “Io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità” (Gv 18,37)».

Quindi Papa Francesco ha ricordato come la libertà di Gesù venga dalla verità: «È la sua verità – sottolinea – che ci fa liberi (cfr Gv 8,32). Ma la verità di Gesù non è un’idea, qualcosa di astratto. La verità di Gesù è una realtà, è Lui stesso che fa la verità dentro di noi, ci libera dalle finzioni, dalle falsità che abbiamo dentro, dal doppio linguaggio. Stando con Gesù, diventiamo veri». Da qui il monito: «La vita del cristiano – avverte il Papa – non è una recita dove si può indossare la maschera che più conviene. Perché quando Gesù regna nel cuore, lo libera dall’ipocrisia, lo libera dai sotterfugi, dalle doppiezze. La miglior prova che Cristo è il nostro re è il distacco da ciò che inquina la vita, rendendola ambigua, opaca, triste. Quando la vita è ambigua, un po’ di qua, un po’ di là, è triste, è molto triste. Certo, con i limiti e i difetti dobbiamo sempre fare i conti: tutti siamo peccatori. Ma, quando si vive sotto la signoria di Gesù, non si diventa corrotti, non si diventa falsi, inclini a coprire la verità. Non si fa doppia vita. Ricordate bene: peccatori sì, siamo tutti, corrotti, mai! Peccatori sì, corrotti mai». Quindi l’affidamento alla Vergine Maria: «Ci aiuti la Madonna – auspica il Pontefice – a cercare ogni giorno la verità di Gesù, Re dell’Universo, che ci libera dalle schiavitù terrene e ci insegna a governare i nostri vizi».

Ma nella domenica odierna, per la prima volta, ricorre anche la 36ª Giornata mondiale della gioventù vissuta a livello diocesano. Non a caso, affacciati con il Papa dalla finestra del Palazzo apostolico, c’erano anche due giovani della diocesi di Roma in rappresentanza di tutta la gioventù romana: «Saluto di cuore i ragazzi e le ragazze della nostra diocesi – afferma il Santo Padre -, e auspico che tutti i giovani del mondo si sentano parte viva della Chiesa, protagonisti della sua missione. Grazie di essere venuti! E non dimenticate che regnare è servire. Come era questo? Regnare è servire. Tutti insieme: regnare è servire. Come ci insegna il nostro Re. Adesso chiederò ai giovani che vi salutino.

Ragazza: Buona Giornata Mondiale dei Giovani a tutti voi!

Ragazzo: Testimoniamo che credere in Gesù è bellissimo!

Papa: Ma guarda: è bello questo! Grazie. Rimanete qui».

E oggi ricorre anche la Giornata mondiale della pesca: «Saluto tutti i pescatori – continua Francesco – e prego per quanti vivono condizioni difficili o e a volte, purtroppo, di lavoro forzato. Incoraggio i cappellani e i volontari della Stella Maris a proseguire nel servizio pastorale a queste persone e alle loro famiglie». Inoltre il Santo Padre ha rivolto un pensiero anche a tutte le vittime della strada: «Preghiamo per loro – invita – e impegniamoci a prevenire gli incidenti».

In seguito, Bergoglio ha incoraggiato l’Onu ad insistere in tutte le iniziative necessarie affinché si arrivi ad un maggior controllo sul commercio delle armi. E ieri a Katowice, in Polonia, è stato beatificato il sacerdote Giovanni Francesco Macha: «Ucciso in odio alla fede nel 1942 – ricorda il Papa -, nel contesto della persecuzione del regime nazista contro la Chiesa. Nell’oscurità della prigionia, egli trovò in Dio la forza e la mitezza per affrontare quel calvario. Il suo martirio sia seme fecondo di speranza e di pace. Un applauso al nuovo beato!». Infine il saluto ai tutti i pellegrini presenti in piazza San Pietro, tra i quali spiccavano i volontari del Banco alimentare che domenica prossima, 28 novembre, saranno impegnati nella Giornata nazionale della colletta alimentare.

About Davide De Amicis (4604 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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