Sinodo: “Occasione di conversione per dare linfa all’annuncio e vigore a tessuto ecclesiale vecchio”
"Se ciascun operatore pastorale - precisa la Presidenza Cei -, obbedendo alla creatività dello Spirito, si farà moderatore di un gruppo sinodale sul territorio, nei diversi ambienti in cui le persone vivono, s’incontrano, si curano, studiano e lavorano, sarà davvero un’esperienza ampia di sinodalità"
“Come si realizza oggi nella mia Chiesa locale o nella realtà ecclesiale a me affidata quel ‘camminare insieme’ che permette alla Chiesa di annunciare il Vangelo, conformemente alla missione che le è propria? Come si realizza oggi nella nostra collegialità episcopale quel ‘camminare insieme’ che permette alla Chiesa di annunciare il Vangelo, conformemente alla missione che le è stata affidata?”. Sulla riflessione intorno a questi due interrogativi sono stati incentrati i lavori della 75ª Assemblea generale straordinaria della Conferenza episcopale italiana (che, tra le altre cose, ha ufficializzato la nomina a direttore di Caritas italiana del sacerdote pescarese don Marco Pagniello), la quale si è svolta dallo scorso lunedì fino a ieri all’Hotel Erfgife di Roma.
Al centro della discussione, il Sinodo della Chiesa italiana e quello della Chiesa universale: «L’Assemblea generale straordinaria ha avuto come asse portante la riflessione sul Cammino sinodale – conferma il comunicato conclusivo -, che si è concretizzata in un vero esercizio di sinodalità tra i vescovi. Molto tempo infatti è stato dedicato ai lavori nei ‘gruppi sinodali’, che hanno offerto la possibilità di una condivisione fraterna nella prospettiva del servizio pastorale nella propria comunità e di una più ampia collegialità. È stata anche questa un’opportunità per i Pastori di ascoltarsi e di confrontarsi sui percorsi da sviluppare sul territorio, in armonia con quanto richiesto dalla Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi e in linea con il tracciato quinquennale prospettato dalla Cei. È emersa con forza l’esigenza di abbandonare ogni autoreferenzialità, favorendo il coinvolgimento dei laici e l’ascolto attento di tutti battezzati, specialmente di coloro che non frequentano o hanno sopito il fuoco del Battesimo».
Riprendendo l’invito finale, contenuto nell’introduzione del cardinale Bassetti, i presuli hanno sottolineato «l’importanza di aprire il cuore e l’orecchio a quanti, per diversi motivi, sono rimasti ai margini della vita ecclesiale. Di fronte alle ferite che le persone portano sulla loro pelle, la Chiesa è chiamata a mostrare il suo volto misericordioso. Ma per fare questo, è necessario mettersi in cammino, condividere le fatiche del viaggio, fare silenzio per dare voce a ciò che il Popolo di Dio ha da dire. Quello attuale, è stato ribadito, è il tempo del coraggio e della profezia, fondamentali per colmare quella distanza che separa il Vangelo dalla vita e per riorganizzare la speranza, in una società che corre veloce lasciando spesso indietro i più deboli, che subisce il fascino mutevole delle mode, che parla linguaggi nuovi e fa dell’individuo il suo centro».
Da qui la missione della Chiesa italiana, rilanciata dai suoi pastori: «La sfida affidataci dal Papa – ricordano i vescovi – è quella di un ascolto diffuso, di aprire cioè la consultazione di questo primo tratto del Cammino sinodale anche al di fuori; certo, non tutti parteciperanno, ma tutti devono sentirsi invitati. Se ciascun operatore pastorale, obbedendo alla creatività dello Spirito, si farà moderatore di un gruppo sinodale sul territorio, nei diversi ambienti in cui le persone vivono, s’incontrano, si curano, studiano e lavorano, sarà davvero un’esperienza ampia di sinodalità».
Questo perché il Sinodo non rimanga un’esperienza fine a se stessa: «Il cammino sinodale – auspicano i vescovi della Cei – deve diventare occasione propizia per una conversione personale e comunitaria, conditio sine qua non per ridare linfa all’annuncio e vigore a un tessuto ecclesiale e sociale sfibrato e vecchio. Si tratta di impostare un nuovo tipo di ascolto, inventando qualcosa di originale, che prima normalmente non esisteva o esisteva sporadicamente, dando spazio alla creatività di ciascuno, attivando percorsi che puntino alla comunione. Con il povero, con lo straniero, con chi è disorientato, con chi cova rabbia, con chi non crede o ha perso la fede, con chi ha fede solo nella scienza, con chi si sente lontano, con chi professa un’altra religione o appartiene ad un’altra tradizione cristiana».
Inoltre, i vescovi della Cei sono stati concordi in merito all’esigenza di non tralasciare l’ascolto dei sacerdoti, dei gruppi di partecipazione e dei gruppi degli operatori pastorali (catechisti, ministri, operatori della carità, animatori liturgici, associazioni e movimenti): «Il cammino sinodale delle Chiese in Italia – puntualizza la Cei – non parte da zero, ma è un percorso di completamento della ricezione dell’ecclesiologia del Concilio Vaticano II. La riflessione degli ultimi decenni e i documenti conciliari costituiscono un faro che continua ad illuminare i primi passi compiuti e quelli che si faranno».
Intanto, in queste prime settimane di Sinodo, si registra un bel fermento all’interno delle diocesi italiane: «In queste ultime settimane, – raccontano i vescovi – si è sprigionata dalle Chiese locali un’eccezionale ricchezza di iniziative e spunti per il Cammino sinodale. Ne sono testimonianza i siti diocesani. L’avvio di questo percorso è stato per tutti un’esperienza di Chiesa in cammino. Già dall’Assemblea del maggio scorso, ma ancora di più dall’inizio dell’autunno, i vescovi – è stato rimarcato – sono partiti insieme, nella concordia, cioè nella condivisione del cuore, in una specie di sinfonia che, nella diversità di toni e strumenti, sta creando una bella armonia. Molti operatori pastorali stanno cogliendo l’importanza di questo evento sinodale».
Infine, i vescovi, hanno parlato anche delle difficoltà incontrate e da incontrare nel cammino: «Ci possono anche essere – concludono i vescovi italiani -, ma sono utili e necessarie per muoversi nel modo migliore e tenere alta la guardia sulla qualità del Cammino sinodale. Nel momento di riflessione per l’inizio del percorso sinodale, lo scorso 9 ottobre, Papa Francesco – ricordando le parole di padre Congar – ha auspicato “non un’altra Chiesa, ma una Chiesa diversa”. E questa è la sfida, una Chiesa più evangelica, meglio innestata nella vita della gente».
A margine dell’evento, il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, incalzato dai giornalisti, si è espresso anche sul tema dei “preti no-vax”: «Il nostro – dichiara il porporato – è un invito morale, soprattutto a chi ha responsabilità ministeriali, a vaccinarsi e a mettersi in condizione di poter esercitare con libertà questo ministero». A questa esortazione si è aggiunto l’arcivescovo di Cagliari e vicepresidente della Cei, monsignor Giuseppe Baturi: «È molto difficile – osserva il presule – obbligare qualcuno a fare qualcosa che un normale cittadino, per legge, non è obbligato a fare. L’obbligo del green pass è stabilito solo per legge. A discrezione del vescovo, nelle diocesi, per certi tipi di attività c’è già il green pass, salvo che per il culto e per le attività pastorali in senso stretto».