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Mamme: “Il Covid-19 è stato un acceleratore di disuguaglianze per loro”

"Le riforme in atto, come il Family Act o la legge sulla parità salariale, sono passi avanti - ricorda Raffaella Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children , ma occorre completare il quadro con investimenti consistenti: dal sostegno al reddito, alle politiche fiscali, all’offerta di un’infrastruttura di servizi, alla qualità del sistema scolastico, alle misure di conciliazione, tutto influisce sul benessere del nucleo familiare e anche sul tasso di fertilità che sta segnando picchi drammatici ormai in Italia"

Scelgono di diventare madri sempre più tardi (in Italia l’età media al parto delle donne raggiunge i 32,4 anni) e fanno sempre meno figli (1,25 il numero medio di figli per donna). Devono spesso rinunciare al lavoro a causa degli impegni familiari (il 42,6% delle donne tra i 25 e i 54 anni con figli, risulta non occupata), con un divario rispetto ai loro compagni di più di 30 punti percentuali oppure, nel caso in cui il lavoro sia stato conservato, spesso si tratta di un contratto part-time (per il 39,2% delle donne con 2 o più figli minorenni). Solo poco più di 1 contratto a tempo indeterminato su 10 tra quelli attivati nel primo semestre 2021, è a favore delle donne. Nel solo 2020 sono state più di 30 mila le donne con figli che hanno rassegnato le dimissioni, spesso per motivi familiari anche perché non sostenute da servizi sul territorio, carenti o troppo costosi, come gli asili nido (nell’anno educativo 2019-2020 solo il 14,7% del totale dei bambini 0-2 anni ha avuto accesso al servizio finanziato dai Comuni). Questi i dati diffusi ieri da Save the Children, nel 7° Rapporto di Save the Children “Le Equilibriste: la maternità in Italia 2022”, alla vigilia della Festa della mamma di domani, domenica 8 maggio.

Antonella Inverno, responsabile Politiche per l’infanzia di Save the Children

Una fotografia, quella che emerge dal Rapporto, ad iniziare dal tasso di natalità che nello scorso anno, nel nostro Paese, segna l’ennesimo minimo storico dall’Unità d’Italia. I nuovi nati, infatti, calano al di sotto della soglia dei 400mila (399.431), in diminuzione dell’1,3% sul 2020 e di quasi il 31% rispetto al 2008. Uno scenario del nostro Paese molto complesso, quindi, nel quale le mamme sono alla continua ricerca di un equilibrio tra vita familiare e lavorativa, spesso senza supporto e con un carico di cura importante, aggravato negli ultimi anni a causa della pandemia. Lo studio include l’“Indice delle Madri”, elaborato dall’Istat per Save the Children, che rileva le Regioni in cui la condizione delle madri è peggiore o migliore sulla base di 11 indicatori rispetto a tre diverse dimensioni: la cura, il lavoro ed i servizi. Inoltre, anche quest’anno, l’indice evidenzia i principali mutamenti che hanno interessato la condizione delle madri nei diversi territori: «La crisi da Covid-19 – osserva Antonella Inverno, responsabile Politiche per l’infanzia di Save the Children – è stata un acceleratore di disuguaglianze sociali, economiche, educative. In Italia le donne, le mamme in particolare, hanno pagato un prezzo altissimo. La recessione conseguente alla pandemia è stata giustamente definita una ‘shecession’, i dati ci dimostrano che è ancor di più una ‘momcession’. Anche la ripresa dell’occupazione del 2021 è connotata in larga parte dalla precarietà delle donne e delle mamme nel mondo del lavoro. Servono misure efficaci, organiche e ben mirate che consentano di bilanciare le esigenze dell’essere madri e quelle dell’accesso e della permanenza nel mondo del lavoro».

Raffaella Milano, direttrice Programmi Italia-Europa di Save the Children

Misure richieste anche dall’Agenda Onu 2030: «Gli Sdgs (17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda) – ricorda Raffaella Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children – dedicano l’obiettivo 5 alla parità di genere e il ‘traguardo’ 5.4 dell’Agenda 2030 è focalizzato proprio sul tema della conciliazione e della condivisione. Per centrare questo traguardo occorre incentivare il ruolo degli uomini nel lavoro di cura, anche introducendo un congedo di paternità obbligatorio significativamente più lungo dei dieci giorni previsti dalla legge di bilancio 2022 e dai provvedimenti collegati. Le riforme in atto, come il Family Act o la legge sulla parità salariale, sono passi avanti, ma occorre completare il quadro con investimenti consistenti: dal sostegno al reddito, alle politiche fiscali, all’offerta di un’infrastruttura di servizi, alla qualità del sistema scolastico, alle misure di conciliazione, tutto influisce sul benessere del nucleo familiare e anche sul tasso di fertilità che sta segnando picchi drammatici ormai in Italia. È necessario poi che i decreti attuativi del Family Act scongiurino il rischio che tutto si risolva in misure transitorie o che non affrontino il problema in maniera strutturale, senza il necessario rafforzamento dei servizi extrascolastici e di sostegno alla genitorialità».

About Davide De Amicis (4359 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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