Cristiano e don Roberto: “L’amore del Signore ci fa fare meraviglie”
"È questa la grande coscienza che ci deve accompagnare - sottolinea l'arcivescovo Valentinetti -. Siamo stati costituiti noi tutti, presbiteri, vescovi, scelti tra gli uomini – sempre profondamente umani -, ma siamo stati scelti per le cose che riguardano Dio. Offrire doni e sacrifici per i peccati e, soprattutto, sentire questa compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore, non avendo nessuna presunzione di essere migliori degli altri, ben coscienti di tutti i nostri limiti e di tutti i nostri peccati, ben coscienti che siamo uomini fino in fondo e tali restiamo"
È stata una grande gioia quella vissuta dalla comunità ecclesiale pescarese, che lunedì sera si è riunita nella Cattedrale di San Cetteo a Pescara per celebrare l’ordinazione diaconale di Cristiano Verziere – animatore di una casa famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII presso la parrocchia di San Marco evangelista a Pescara – e l’ordinazione presbiterale di don Roberto Goussot, subito nominato dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti parroco di Sant’Andrea apostolo in Collecorvino. Presule che ha presieduto la solenne liturgia eucaristica di ordinazione in una Cattedrale che, nonostante il gran caldo, è stata gremita da parenti e amici dei due ordinandi, ma anche da tanti comuni fedeli e ovviamente dai tanti sacerdoti che hanno concelebrato il rito. Tra questi ultimi spiccava la presenza di monsignor Giuseppe Di Falco, vescovo emerito di Sulmona-Valva, e del vicario generale dell’arcidiocesi di Pescara-Penne monsignor Francesco Santuccione.
È stata particolarmente toccante l’omelia dell’arcivescovo Valentinetti, con la quale si è rivolta dapprima ad entrambi e poi singolarmente all’aspirante diacono permanente e all’aspirante sacerdote: «Due fratelli – esordisce – che, l’uno nell’ordine del diaconato e l’altro nell’ordine del presbiterato, modellano la loro vita definitivamente a Cristo. E la seconda lettura, la pagina della Lettera agli ebrei, ci ha descritto chi è colui che, scelto fra gli uomini e per gli uomini, vive costituito tale nelle cose che riguardano Dio. È questa la grande coscienza che ci deve accompagnare. Siamo stati costituiti noi tutti, presbiteri, vescovi, scelti tra gli uomini – sempre profondamente umani -, ma siamo stati scelti per le cose che riguardano Dio. Offrire doni e sacrifici per i peccati e, soprattutto, sentire questa compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore, non avendo nessuna presunzione di essere migliori degli altri, ben coscienti di tutti i nostri limiti e di tutti i nostri peccati, ben coscienti che siamo uomini fino in fondo e tali restiamo. Ma dentro questa umanità si innerva una potenza straordinaria, che è il sacramento dell’ordine nell’ordine diaconale e nell’ordine presbiterale, nel grado diaconale e nel grado presbiterale. E questo ci dà la forza di essere pronti per intercedere per noi stessi, ma soprattutto per il mondo intero e per tutti i fratelli».
A questo punto l’arcivescovo di Pescara-Penne ha ricordato come il Vangelo del giorno (Luca 10,25-37) sia stato scelto dai due candidati all’ordine del diaconato e del presbiterato: «Vi ho invitato io a questo – ricorda – e vi ringrazio perché avete scelto queste pagine. Perché la pagina del Vangelo dà un mandato a te Cristiano, che sarai diacono permanente insieme con la tua sposa Simona e con la tua famiglia che diventa una sposa e una famiglia diaconale, ma in verità già lo siete. La vostra vocazione rivestita di una scelta di vita a servizio degli ultimi e dei poveri e anche della famiglia, della vostra realtà familiare costituita da un uomo e da una donna, è la chiara risposta e il chiaro impegno a vivere raccogliendo chi è stato percosso così come questo povero del Vangelo. Fatevi samaritani o continuatevi a fare samaritani. Non abbiate paura di scendere ogni giorno dalla cavalcatura e di versare sulle ferite delle prostitute che andate ad incontrare la notte, dei bambini che hanno bisogno di assistenza e di amore materno e paterno, dei ragazzi che hanno bisogno di crescere dentro una vicenda d’amore. Non abbiate paura anche di pagare di persona, così come il samaritano che ha pagato di persona, ha dato quanto necessario all’albergatore perché quella cura potesse essere portata fino in fondo. Il vostro pagare di persona è la vostra vita, la vostra esistenza. La capacità di trasformare questo amore nunziale che vi ha unito per tutta la vita in un amore immenso per gli ultimi, per i poveri, per quelli che maggiormente hanno bisogno di rincontrare l’umanità del Signore».
Quindi monsignor Tommaso Valentinetti si è rivolto al novello presbitero: «Ma tu, caro Roberto, che tipo di samaritano devi essere? Devi essere innanzitutto un samaritano che va a piedi, che non porta alcuna cavalcatura. Certo, una “macchinuccia”, prima o poi, dovrai fartela meglio di quella che hai – ironizza -. Ma devi andare a piedi, devi camminare sulle strade del mondo per incontrare i tanti poveri di Vangelo, i tanti poveri di sacramenti, i tanti dubbiosi, i tanti agnostici, i tanti atei, i tanti che vivono sulla soglia, vorrebbero entrare e non sanno entrare. Sii capace di essere tu locanda e di far entrare tutti. Non impedire a nessuno di poter entrare. Quella famosissima parabola dell’invito alle nozze, in cui i veri invitati rifiutano di entrare e il padrone manda per i crocicchi delle strade a far entrare tutti quelli di cui c’era possibilità, ti sia da ammonimento di una grande apertura di cuore, di una grande apertura che sia capace di trasformare il tuo ministero dentro la storia di una parrocchia, dentro la storia di una diocesi, dentro la storia dei servizi pastorali che ti saranno affidati».
Infine il presule è tornato a parlare a entrambi: «Ma non posso tralasciare il Cantico dei cantici, perché il vostro amore è amore. Ma che tipo di amore deve essere? Dev’essere un tipo di amore appassionato, così come quello che è stato descritto dal Cantico dei cantici. Dev’essere un amore delicato, dev’essere un amore che è capace di raccogliere gli sguardi, di raccogliere i desideri, di cercare. Un amore sempre attento, che non si stanca di contemplare. Un amore che non si stanca di vivere una storia umana, ma dentro questa storia umana la grande delicatezza del vostro amore santificato e trasfuso, così come una trasfusione di sangue del sacramento che, questa sera, vi viene conferito. “Canterò per sempre l’amore del Signore”. Io lo canto questa sera l’amore del Signore. Cantatelo anche voi, carissimi presbiteri e diaconi, perché l’amore del Signore ci fa fare meraviglie di grazie e cantatelo anche voi, popolo santo di Dio, perché il Signore ci sta donando meraviglie d’amore. Amen».
CRISTIANO VERZIERE: “Avanti come prima, donando anima e corpo attraverso gli ultimi, con più responsabilità”
Al termine della celebrazione eucaristica l’emozione dei due novelli ordinati si è sciolta in un sorriso e nell’abbraccio ai confratelli diaconi e sacerdoti, nonché ad amici e familiari. Era raggiante Cristiano Verziere: «Ho provato un’emozione indescrivibile – racconta -, erano emozionati non solo gli occhi. Ho vissuto l’esperienza di un grande amore di Dio per me, per tutti noi. Ed è indescrivibile, perché l’amore di Dio si può soltanto vivere, se ne può fare soltanto esperienza. È questo l’augurio che faccio a tutti i cristiani». Ma il suo nuovo ministero di diacono permanente non cambierà il suo modo di mettersi al servizio: «Senz’altro andrò avanti alla stessa maniera di prima – assicura -, donando anima e corpo attraverso gli ultimi e gli emarginati, partendo sempre dalla vocazione matrimoniale con una maggiore responsabilità».
DON ROBERTO GOUSSOT: “Un dono grandissimo, troppo grande, ma lasciamo fare a Dio i suoi capolavori”
Anche don Roberto Goussot è entusiasta della sua nuova vita da presbitero: «È stata una grande emozione – confida -, un dono grandissimo, forte, troppo grande. Però il Signore si fida della nostra umanità per fare i suoi capolavori, quindi lasciamo fare a Dio questo capolavoro». Anche don Roberto, che ieri sera ha celebrato la sua prima messa nella parrocchia natale di San Luigi Gonzaga a Pescara – ha espresso i suoi auspici in merito al suo nuovo ministero: «Spero di essere sempre vicino a chi è povero, escluso, alle persone che hanno bisogno – afferma -. E soprattutto portare la misericordia e l’amore, tanta misericordia e amore». Quello del novello sacerdote, chiamato subito a diventare parroco a Collecorvino, sarà dunque un battesimo di fuoco: «Ho già fatto due anni di servizio pastorale in questa località – sottolinea -, quindi la realtà la conosco, però devo dire che l’arcivescovo si fida troppo di me. Spero di non deludere nessuno, ma con l’aiuto di Dio sono certo che si farà bene, che si farà il bene».
UN CONCERTO PER CRISTIANO E DON ROBERTO
Ai due novelli ordinati verrà dedicato un concerto, con la maestra Giada Di Febo al pianoforte accompagnata dal violino di Paolo Morena, venerdì 24 giugno alle 21 nella chiesa dello Spirito Santo. Con l’occasione verranno celebrati anche i 45 anni di ordinazione sacerdotale dell’arcivescovo Valentinetti, che l’indomani festeggerà ufficialmente presiedendo la santa messa alle 19 nella chiesa di Sant’Andrea Apostolo a Pescara, in occasione dell’Incontro mondiale delle famiglie.