Il Papa apre la Porta Santa a L’Aquila
"L’Aquila, da secoli, mantiene vivo il dono che Papa Celestino V le ha lasciato. È il privilegio di ricordare a tutti che con la misericordia, e solo con essa, la vita di ogni uomo e di ogni donna può essere vissuta con gioia."
La 728esima edizione della Perdonanza Celestiniana è entrata nel vivo con la Porta Santa aperta per la prima volta da un Pontefice. Papa Francesco ha infatti visitato la città di L’Aquila per presiedere il Giubileo più antico della storia della Chiesa.
Il Santo Padre, dopo aver incontrato i familiari delle vittime in Piazza Duomo, ha celebrato la Santa Messa stazionale nel Piazzale della Basilica di Collemaggio. Nell’omelia il Papa, oltre ad illustrare il significato delle letture e della Misericordia – alla quale si accede attraverso la Confessione, e in questo particolare evento, anche con l’acquisto dell’indulgenza plenaria –, si è soffermato sulla figura del suo predecessore Celestino V e sulle recenti vicende sismiche che hanno segnato il capoluogo abruzzese.
«Oggi celebriamo l’Eucaristia in un giorno speciale per questa città e per questa Chiesa: la Perdonanza Celestiniana. Qui sono custodite le reliquie del santo Papa Celestino V. – ha ricordato il Pontefice nell’omelia – Erroneamente ricordiamo la figura di Celestino V come “colui che fece il gran rifiuto”, secondo l’espressione di Dante nella Divina Commedia; ma Celestino V non è stato l’uomo del “no”, è stato l’uomo del “sì”. Infatti, non esiste altro modo di realizzare la volontà di Dio che assumendo la forza degli umili, non ce n’è un altro. Proprio perché sono tali, gli umili appaiono agli occhi degli uomini deboli e perdenti, ma in realtà sono i veri vincitori, perché sono gli unici che confidano completamente nel Signore e conoscono la sua volontà».
«La forza degli umili è il Signore, non le strategie, i mezzi umani, le logiche di questo mondo, i calcoli… No, è il Signore. In tal senso, Celestino V è stato un testimone coraggioso del Vangelo, perché nessuna logica di potere lo ha potuto imprigionare e gestire. In lui noi ammiriamo una Chiesa libera dalle logiche mondane e pienamente testimone di quel nome di Dio che è Misericordia. – ha spiegato Papa Francesco – Questa è il cuore stesso del Vangelo, perché la misericordia è saperci amati nella nostra miseria. Vanno insieme. Non si può capire la misericordia se non si capisce la propria miseria».
«L’Aquila, da secoli, mantiene vivo il dono che proprio Papa Celestino V le ha lasciato. È il privilegio di ricordare a tutti che con la misericordia, e solo con essa, la vita di ogni uomo e di ogni donna può essere vissuta con gioia. – ha affermato il Pontefice che, rivolto alla Basilica di Collemaggio, ha continuato: – Che questo tempio sia sempre luogo in cui ci si possa riconciliare, e sperimentare quella Grazia che ci rimette in piedi e ci dà un’altra possibilità. Sia un tempio del perdono, non solo una volta all’anno, ma sempre, tutti i giorni».
«Cari fratelli e care sorelle, voi avete sofferto molto a causa del terremoto, e come popolo state provando a rialzarvi e a rimettervi in piedi. Ma chi ha sofferto deve poter fare tesoro della propria sofferenza, deve comprendere che nel buio sperimentato gli è stato fatto anche il dono di capire il dolore degli altri. Voi potete custodire il dono della misericordia perché conoscete cosa significa perdere tutto, veder crollare ciò che si è costruito, lasciare ciò che vi era più caro, sentire lo strappo dell’assenza di chi si è amato. Voi potete custodire la misericordia perché avete fatto l’esperienza della miseria. – ha spiegato il Santo Padre – Ognuno nella vita, senza per forza vivere un terremoto, può, per così dire, fare esperienza di un “terremoto dell’anima”, che lo mette in contatto con la propria fragilità, i propri limiti, la propria miseria. In questa esperienza si può perdere tutto, ma si può anche imparare la vera umiltà. In tali circostanze ci si può lasciar incattivire dalla vita, oppure si può imparare la mitezza. Umiltà e mitezza, allora, sono le caratteristiche di chi ha il compito di custodire e testimoniare la misericordia».
«Fratelli e sorelle, che L’Aquila sia davvero capitale di perdono, capitale di pace e di riconciliazione!»