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Comunità di Sant’Egidio: torna il pranzo di Natale per i poveri a Pescara

"Natale – osserva Gilberto Grasso - è la festa della famiglia e si tratta quindi di una festa che, specialmente per chi è solo e non ha una famiglia, si può trasformare in un momento di forte tristezza ed infelicità. Per questo noi vogliamo vivere questo giorno con i nostri amici poveri, come se fossimo tutti una famiglia. Infatti, non si tratta tanto di un pranzo per i poveri in cui i poveri si siedono e vengono serviti da volontari, ma di un pranzo con i poveri, cioè volontari e poveri insieme seduti a pranzo come una sola famiglia in cui si confondono chi serve e chi è servito"

Lo ha annunciato Gilberto Grasso, responsabile pescarese della Comunità di Sant’Egidio. Si terrà nella chiesa di San Giuseppe

La chiesa di Santa Caterina da Siena, a Pescara, allestita a mensa

A Pescara, quest’anno, sarà la parrocchia di San Giuseppe ad ospitare il tradizionale appuntamento solidale del pranzo di Natale per i bisognosi, promosso e organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio con la collaborazione di decine di volontari che prepareranno, serviranno e condivideranno il pranzo per i poveri e le persone sole della città domenica 25 dicembre: «Nella nostra città – ricorda Gilberto Grasso, responsabile locale del movimento cattolico internazionale – abbiamo iniziato questa tradizione del pranzo di Natale con i poveri circa 15 anni fa ed è continuata fino ad oggi. Negli anni ci siamo spostati in luoghi diversi. L’anno scorso eravamo nella chiesa di Santa Caterina mentre quest’anno, invece, il pranzo avrà luogo nella chiesa di San Giuseppe e il parroco don Achille Villanucci con i parrocchiani, hanno accolto con grande favore questa proposta della Comunità di Sant’Egidio. Sarà un pranzo per tutti, specialmente per chi è margini. Inviteremo persone senza dimora, famiglie che vivono situazioni di difficoltà economica e persone che vivono in condizioni di solitudine. Avremo circa 100 invitati e sarà davvero un modo per insieme, senza lasciare nessuno da solo. In particolare, alcuni dei senza fissa dimora li conosciamo già da diversi anni, perché li incontriamo nel servizio che facciamo ogni settimana per le strade della nostra città. Offriamo loro un pasto, ma attraverso il panino che diamo, in realtà, offriamo molto di più, anzitutto e soprattutto la nostra amicizia. Si tratta di persone sole che magari passano un’intera giornata in mezzo all’indifferenza di tanti, senza che nessuno si interessi a loro o senza sentirsi mai addirittura chiamati per nome. Per questo l’amicizia che noi offriamo loro è fatta anzitutto di empatia, di ascolto e di comprensione dei loro bisogni, provvedendo a risolvere molti problemi di natura pratica che loro hanno, come ad esempio una prenotazione per una visita medica, oppure li aiutiamo a fare un documento. Ma negli anni abbiamo scoperto che davvero la cosa più preziosa per loro è l’amicizia che noi offriamo, perché sentirsi importante per qualcuno è ciò che realmente restituisce la dignità ad ogni essere umano. Non solo, dunque, il cibo e la salute che pure sono fondamentali, ma anche il calore umano, sapere di avere un amico, di avere qualcuno che pensa a te, che si interessa ai tuoi problemi, ciascuno di noi, se ci pensiamo, ha bisogno dell’attenzione di qualcuno, di sentirsi importante per qualcuno».

Gilberto Grasso, responsabile pescarese della Comunità di Samt’Egidio

In realtà, a livello internazionale, la tradizione del pranzo di Natale per i poveri della Comunità di Sant’Egidio è ancora più datato: «È una tradizione – precisa Grasso – arrivata al suo quarantesimo anno da quando, nel 1982, per la prima volta, un piccolo gruppo di persone povere fu accolto attorno alla tavola – il giorno di Natale – nella basilica di Santa Maria in Trastevere a Roma. Erano circa 20 invitati, c’erano alcuni anziani del quartiere che in quel giorno sarebbero altrimenti rimasti soli e alcune persone senza fissa dimora conosciute nelle strade di Roma. Da allora, la tradizione del pranzo di Natale si è rinnovata ogni anno in tutte le città in cui la Comunità di Sant’Egidio è presente, sia in Italia che nel resto del mondo. Lo scorso anno, ad esempio, ha coinvolto 240 mila persone in più di 70 Paesi diversi. Persone che vivono per strada, negli istituti per anziani o nelle carceri. Tutti quei poveri che la Comunità di Sant’Egidio aiuta durante l’anno e molti altri che si sono aggiunti per la festa».

Un pranzo, quello organizzato dal movimento cattolico internazionale, che più che altro è una riunione di famiglia: «Natale – osserva Gilberto Grasso – è la festa della famiglia e si tratta quindi di una festa che, specialmente per chi è solo e non ha una famiglia, si può trasformare in un momento di forte tristezza ed infelicità. Per questo noi vogliamo vivere questo giorno con i nostri amici poveri, come se fossimo tutti una famiglia. Infatti, non si tratta tanto di un pranzo per i poveri in cui i poveri si siedono e vengono serviti da volontari, ma di un pranzo con i poveri, cioè volontari e poveri insieme seduti a pranzo come una sola famiglia in cui si confondono chi serve e chi è servito».

Un’altra particolarità di questo pranzo di Natale è che non viene allestito in una mensa, ma all’interno di una chiesa: «È un modo – spiega Gilberto Grasso – per dire che i poveri, che già sono ai margini della società nella Chiesa, sono nel cuore della Chiesa, come ci chiede anche Papa Francesco. E poi questa del pranzo in chiesa con i poveri è, in realtà, una tradizione antichissima della Chiesa cattolica. Infatti il pranzo in comune era frequente nelle prime generazioni cristiane e accompagnava alla riunione delle comunità fin dai tempi degli apostoli. Ad esempio, San Giovanni Crisostomo narra di questa usanza per cui nelle chiese nei primi secoli del cristianesimo, alla fine della riunione dell’assemblea ecclesiale, i ricchi, che si erano preoccupati di portare cibo in abbondanza, invitavano i poveri a mangiare e tutti si sedevano a una stessa tavola apparecchiata nella chiesa stessa. Tutti, senza distinzione, mangiavano e bevevano le stesse cose. Inoltre, si sa da documenti storici che Gregorio Magno (vescovo di Roma alla fine del quarto secolo) aprì le porte della chiesa per far mangiare i più poveri in un momento difficile per la sua città, segnata da violenze e da situazioni di bisogno estremo. Papa Gregorio allestì una mensa per i poveri nell’oratorio di Santa Barbara, al centro della piccola chiesa. Venne costruito un grande tavolo di marmo dove lui stesso, il Papa, ogni giorno serviva il pasto a 12 poveri. Infine, volendo andare ancora più alla radice, il Vangelo è pieno di scene che descrivono Gesù a tavola e ed è proprio il suo sedersi a mensa con pubblicani e peccatori che provoca scandalo. Al tempo stesso è anche il segno di un nuovo modo più autentico di vivere la fede, e cioè nella relazione con il prossimo, guardando al valore che ogni persona umana porta con sé, indipendentemente dalla condizione fisica, sociale o economica che sta vivendo».

Tornando al pranzo di Natale per i poveri pescaresi, chi vorrà potrà contribuire direttamente o indirettamente: «Chiunque – sottolinea il responsabile pescarese del movimento cattolico internazionale – può contribuire al pranzo di Natale della Comunità di Sant’Egidio. Si può fare in tanti modi. Ad esempio preparando una pietanza, oppure donando un regalo che verrà distribuito ai nostri amici poveri o ancora, mettendo a disposizione il proprio tempo sia il giorno di Natale nel servizio durante il pranzo, sia nei giorni precedenti per prepararlo. Se volete aiutare in questo modo, ci potete contattare o via mail all’indirizzo santegidiopescara@yahoo.it o ancora scrivendoci sulla nostra pagina Instagram, cercando “Giovani per la pace Pescara”. Infine, per chi non ha tempo o modo di contattarci o di venire da noi, è possibile anche a donare attraverso la nostra campagna solidale nazionale chiamando da rete fissa o inviando un sms al numero 45586 fino al 27 dicembre. Per maggiori informazioni, visitate il sito web www.santegidio.org».

L’intervista realizzata da Radio Speranza
About Davide De Amicis (4380 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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